Testo a cura di Carlotta Eco

Allestimento a Venaria di Glass architettura e urbanistica.
Testo a cura di Carlotta Eco

Luogo: Reggia di Venaria Reale, Torino
Committenza: mostra è organizzata dal Castello di Rivoli - Museo d'Arte Contemporanea
Mostra: Allestimento per la mostra Arte, magnificenza e storia di una corte europea la reggia di Venaria e i Savoia. Durata Aprile 2007 - Aprile 2008
Progettisti: Giorgio Lombardi, Glass Architettura Urbanistica (D'Agnano, De Palma, Holguin, Murmora), ,
Consulenti: Daniela Ferretti,  LSB architetti associati
Collaboratori per Glass Architettura e Urbanistica: Leonardo Murmora, Alessandro Deana
Progetto grafico: Tapiro snc Camplani+Pescolderung
Collaborazione realizzativa: Studio Torri
Light designer: Gigi Saccomandi
Modello di Torino: Progetto: Vera Comoli, Paolo Cornaglia, Filippo Mastinu
Realizzazione: a cura di Filippo Mastinu con la collaborazione di Alioscia Mozzato
Vestiti di carta: Isabelle de Borchgrave
Impresa di costruzione: GRUPPO BODINO
Tempi progetto: 2005 -2007
Tempi di realizzazione: luglio 2007, ottobre 2007
Durata allestimento: ottobre - aprile 2007
Superficie calpestabile della Reggia: 80.000 m2, 38 sale allestite dallo studio, 880 metri di percorso espositivo, 350 opere esposte.
Costo complessivo allestimento: 1,500,000 euro
Fotografo: Italo Rondinella

Vedi la SCHEDA ARCHITETTO

La mostra e il restauro della reggia

L'allestimento della mostra "Arte, magnificenza e storia di una corte europea" che illustra la quasi millenaria storia dei Savoia, è stato progettato dall'architetto Giorgio Lombardi e dallo studio Glass Architettura Urbanistica di Venezia all'interno della Reggia torinese di Venaria Reale. Il progetto risale al 2005 e si inserisce in un più ampio programma di restauro che, a partire dal 1997, ha interessato e interesserà l'intero complesso delle Residenze Reali, e che terminerà solamente nel 2011 con un investimento pubblico previsto di 260 milioni di euro.
La mostra, che presenta  450 opere d'arte provenienti dai musei internazionali, musei italiani e dalle principali residenze sabaude, si snoda lungo una superficie che si estende per un chilometro e si divide fra una parte sotterranea - lungo una galleria illuminata solo artificialmente in cui l'allestimento assume toni scenografici - e una parte al piano terra, nel "cuore" di Venaria, all'interno della Galleria Grande, detta di Diana. Opera barocca di Filippo Juvarra, la Galleria di Diana è dominata dalla luce naturale che entra da ben due lati - ovest e est - dall'alba al tramonto.
L'allestimento, dai toni forti nella parte inferiore, diventa più discreto e si fa quasi "trasparente" ai piani superiori dove il ruolo di protagonista è lasciato all'architettura della Reggia.

La galleria sotterranea

La mostra si apre nel sottogalleria, una sala-corridoio di 80 metri, con una volta a mattoni che è stata oggetto di un significativo intervento di restauro.
Il luogo, originariamente pensato per il ricovero invernale di essenze da giardino, era illuminato grazie a finestre a bocca di lupo, pertugi profondi dai sei ai sette metri, che avevano la funzione di portare la luce nel sotterraneo. Il progetto di allestimento, invece, rinuncia all'illuminazione naturale in favore di una sapiente illuminazione scenografica, con fari e faretti allestiti grazie all'intervento di un light designer esperto in scenografie teatrali. Così, quelle che anticamente erano le finestre, sono ora illuminate dalla luce colorata di videoproiezioni su schermi alloggiati a filo delle nicchie. Il tutto va ad aggiungersi al sistema di luci e ombre che domina il sotterraneo. Il profondo articolarsi dei corridoi che compongono il sottogalleria ha consentito di collocare i proiettori e utilizzare la tecnica della retroproiezione, nascondendo apparecchiature e luci di proiezione; il che ha permesso di creare un effetto magico dovuto a queste nuove "finestre parlanti".

Giochi di specchi

Pur nel pregio della costruzione in mattoni, prima dell'intervento lo spazio della galleria risultava visivamente basso e dalla forma schiacciata; era evidente che  esso andava ampliato con uno stratagemma per andare incontro a un immagine più consona alla magnificenza del tema delle dinastie sabaude, i cui ritratti, vedute e cimeli sono in mostra nel sottogalleria. L'idea vincente dei progettisti veneziani è stata quella di inserire specchi a pavimento - due fasce laterali di superficie specchianti, come corridoi disposti a diretto contatto con le pareti ricurve in mattone - che riflettessero lo spazio, duplicandolo. La volta superiore si trasforma così in uno spazio dalla forma cilindrica che, con un effetto caleidoscopico, offre al visitatore  l'impressione di trovarsi quasi all'interno di una fusoliera. Per i progettisti la scelta del materiale da utilizzare per le superfici specchianti non è stata facile: l'opzione era fra l'impiego di uno specchio di vetro stratificato, in grado di offrire una riflessione netta e chiara, oppure un altro, di materiale plastico, in grado di riflettere le immagini in modo più sfumato. Alla fine si è optato per la prima soluzione.

La pedana nera

Una pedana centrale, una passerella rialzata di circa venti centimetri dal suolo e rivestita in metallo nero, amplifica l'effetto straniante degli specchi laterali: Il visitatore che si trovi in piedi sulla pedana, al centro della galleria, non percepisce, infatti, l'esistenza della superficie laterale. Sotto la pedana sono inoltre alloggiate le luci che aumentano il distacco percettivo dal suolo. Questo percorso rialzato largo, 6 metri e lungo 60, è interamente rivestito con una lamiera grezza, ossidata e trattata a cera. Spiccano, sul pavimento nero, solamente le cifre giganti color bianco (disegnate dello studio di grafica Tapiro) che segnano le tappe più importanti della storia dei Savoia (e della Torino sabauda), trasformando la pedana una sorta di cronografo. Alle due estremità del percorso, una rampa riporta dolcemente a quota zero il livello di calpestio, introducendo due sale a forma di esedra: la prima con i quadri che rappresentano i fondatori della dinastia; la seconda che incentrata sul declino della dinastia con l'arrivo di Napoleone.

La rete un materiale "naturale"

Gli elementi espositivi che maggiormente caratterizzano l'allestimento del piano interrato sono i grandi telai in ferro rivestiti in rete industriale metallica: un materiale che richiama uno dei temi principali dell'esposizione, con le armature e le armi, riecheggiandone il fragore nelle battaglie. Una parte dei pannelli si piega poi, nella parte terminale, assecondando la curva della volta e sostenendo, oltre alle opere, il sistema di faretti.
La rete metallica scelta è quella comunemente usata per i nastri trasportatori, a filo ramato, ed è risultata molto adatta per le caratteristiche comuni di trasparenza (che permette di lasciare a vista l'architettura retrostante, pur sostenendo le opere d'arte) e rigidità. Un'altra particolarità di questa rete di tipo industriale è l'unicità di ogni pannello: ogni elemento si differenzia leggermente dall'altro per tessitura  e colore assumendo valore come fosse un materiale naturale. L'effetto finale della rete è unico e molteplice insieme: trasparente, se vista frontalmente, essa risulta opaca se osservata di taglio; dal colore ramato se posizionata in ombra, diviene scintillante se illuminata direttamente. Il terminale curvo dei pannelli espositivi svolge proprio questa funzione: allontana la guida elettrificata di alloggiamento dei faretti, consentendo di ottenere l'incidenza ottimale della luce e offrendo un sistema totalmente flessibile.