Il nuovo centro direzionale di Amorepacific, progettato da David Chipperfield Architects insieme ad Arup e pensato per ospitare circa 7.000 lavoratori, è situato vicino a una ex-base militare statunitense che sta venendo trasformata nel parco pubblico Yongsan e a fianco al nuovo omonimo distretto direzionale. Il volume squadrato deriva da molteplici studi volumetrici che hanno analizzato differenti forme e approcci per giungere alla creazione di una corte interna per massimizzare l’efficienza dell’illuminazione e della ventilazione naturale con una altezza non troppo elevata per il contesto urbano della capitale coreana. Nel volume cubico puro sono state create delle aperture su 3 dei 4 fronti per aprire la corte interna verso la città e la montagna, creando un senso di orientamento e di appartenenza, evitando di chiudersi al contesto esterno, creando spazio ai giardini sospesi che permettono al parco adiacente di entrare nell’edificio; la creazione di aperture in base ai venti prevalenti ha anche limitato la creazione di correnti d’aria discendenti sugli ingressi (downdraught effect) aumentando il comfort delle zone esterne circostanti l’edificio. L’organizzazione spaziale dell’edificio, di 7 piani interrati, 22 fuoriterra e 110 m di altezza, a detta degli architetti deriva anche dalla responsabilità sociale di un intervento così importante: l’atrio è permeabile da più direzioni e ospita anche spazi per eventi, installazioni d’arte, concerti, lezioni e altre attività culturali, insieme a destinazioni d’uso pubbliche più tradizionali come un museo, una libreria, un “tea room” e spazi commerciali. Al piano superiore l’anima della corporation è più presente con l’auditorium che vede il parco, il ristorante, il centro diurno Amorepacific, lo spazio per la prova dei prodotti e un centro congressi.

Dal quarto piano a salire, l’edificio diventa più privato: la corte esterna al piano è dedicata ai lavoratori con differenti servizi come ristoranti privati, bar, palestra e zone benessere, mentre ai piani superiori sono presenti uffici e sale riunioni, con altri due giardini pensili al decimo e al sedicesimo piano. I materiali scelti per le zone comuni si collegano all’approccio tettonico che richiama autenticità e trasparenza: un numero ridotto di colori tenui, materiali di alta qualità pensati per durare, come calcestruzzo a vista e pietra, rifiuto di finiture superficiali superflue, in contrasto con la scelta di materiali più ricercati e colorati nelle zone private come gli uffici e le sale riunione. L’intero processo di progettazione ha tenuto un approccio olistico, considerando contemporaneamente tutte le discipline di architettura e ingegneria, al fine di ridurre l’impatto dell’intervento e aumentarne la sostenibilità ambientale, attraverso la progettazione particolareggiata di facciata e impianti, l’uso di risorse e manodopera locali e l’analisi puntuale delle forzanti climatiche. Il risultato è di legare e connettere architettura e ambiente, uomo e natura, con la scelta di soluzioni a bassa intensità tecnologica. L’edificio è posizionato inclinato di 52° rispetto al nord: la corte interna si auto-ombreggia nei mesi più critici, le due facciate settentrionali sono meno sollecitate termicamente, mentre quelle meridionali necessitano di maggiori schermature e un controllo più attento. Con tali scelte è possibile sfruttare la ventilazione naturale durante le mezze stagioni e ridurre i consumi per l’illuminazione nelle zone perimetrali degli open space.

 

La chiusura verticale è caratterizzata da una doppia facciata, quella esterna realizzata in lamelle in alluminio di colore chiaro, con dimensioni differenti a seconda dell’orientamento, mentre la pelle interna è caratterizzata da un triplo vetro per ridurre il discomfort radiativo nei momenti più freddi o caldi dell’anno, con profili in alluminio a taglio termico; sono inoltre presenti pannelli opachi che possono essere aperti in modo automatico dal BMS (Building Management System) per sfruttare la ventilazione naturale permettendo l’entrata e l’uscita naturale di aria esterna, limitando i consumi energetici; per aumentare la quota rinnovabile dei consumi l’edificio è dotato di pannelli fotovoltaici in copertura, di pompe di calore geotermiche negli interrati e di recuperatori di calore su tutte le unità di trattamento aria. Gli open-space sono stati progettati tenendo in considerazione i nuovi modi di lavorare e i nuovi bisogni sorti negli ultimi anni negli uffici: adattabilità, flessibilità, interconnessione sono diventati fattori importanti nell’organizzazione degli spazi. Si è privilegiato l’ufficio aperto, dove le relazioni informali sono facilitate, anche attraverso spazi non caratterizzati che possono venire usati per lavorare in modo singolo o in gruppo e gli spostamenti sono incoraggiati anche attraverso scale aperte tra i differenti piani, cercando di limitare la gerarchia lavorativa e incoraggiando un “approccio egalitario e strutture collettive”. Gli spazi degli uffici sono caratterizzati da colori chiari e colorati che tuttavia garantiscono un ambiente calmo e confortevole: il pavimento in moquette di lana e il controsoffitto aperto in metallo sono gli elementi minimi dell’arredamento interno, con le pareti delle sale riunioni e delle sale chiamata caratterizzate da vetrate trasparenti, con accorgimenti come materiali tessili colorati per garantire il comfort acustico degli spazi. L’arredo è finalizzato attraverso la dotazione di un “office kit” che include mensole autoportanti, scrivanie e sedie personalizzabili per creare postazioni di lavoro e di incontro flessibili e adattabili alle differenti necessità dei gruppi di lavoro presenti nell’edificio, modificando la routine giornaliera dei lavoratori, insieme alla realizzazione di un sistema di illuminazione adattabile alla totalità degli spazi e dei requisiti degli occupanti dell’edificio.

UNA PELLE UGUALE E DIVERSA PER OGNI ORIENTAMENTO
La doppia pelle del nuovo centro direzionale Amorepacific è stata progettata per bilanciare carichi solari e luce naturale, garantendo il massimo livello di comfort ai lavoratori. La pelle esterna, frutto della collaborazione di David Chipperfiled Architects e di Arup, realizzata con lamelle verticali di alluminio a sezione alare allungata, scherma il sole: a seconda dell’orientamento si sono create 4 famiglie, con una composizione di differenti taglie, seguendo le differenti necessità. Sulle facciate esterne nord-est e nord-ovest quindi la profondità è minore mentre sulle altre due si hanno dimensioni maggiori. La schermatura esterna è completata dalle passerelle di servizio che fungono da aggetto orizzontale che schermano il sole quando è più alto nel cielo. Grazie alla schermatura diffusa, che garantisce comunque una visuale completa sull’esterno, è stato possibile scegliere vetrocamere con un fattore solare (0,46) e una trasmissione luminosa più alta (0,67) dell’usuale, limitando la necessità di illuminazione artificiale interna, scegliendo al contempo un triplo vetro camera con pro li in alluminio a taglio termico da1,0 W/m2K. Data la forma dell’edificio e la snellezza delle lamelle è stato necessario un approfondimento riguardo i carichi da vento, prima con modellazioni semplificate e poi con un test in galleria del vento al Politecnico di Milano con un modello completo 1:70: il pro lo della lamella è stato ottimizzando inserendo delle estrusioni lineari di 3 mm, per ridurre deflessioni, vibrazioni (vortex shedding) e aumentarne la robustezza, posizionando inoltre pro li di taglia maggiore sugli angoli e nelle zone con maggiori sollecitazioni. L’efficienza della schermatura e dell’illuminazione interna con conseguente abbassamento dei carichi termici, ha permesso anche l’uso estensivo della ventilazione naturale nelle stazioni intermedie, grazie a degli elementi apribili collocati nella parte spandrel della facciata, controllati in modo automatico dal BMS (Building Management System), che permettono l’entrata di aria fresca dalla parte inferiore della facciata e quindi viene immessa nei locali interni da diffusori a dislocamento posti a pavimento, con la ripresa a soffitto ed espulsione attraverso l’elemento apribile superiore.

UN PROGETTO OLISTICO: ARCHITETTURA E INGEGNERIA INTEGRATE DALLA FASE DI CONCORSO
Il progetto vincitrice del concorso del 2010 è stato curato dalla sede di Berlino di David Chipperfielde principalmente dalle sedi berlinesi e londinesi di Arup: n dalle prime fasi le differenti discipline di ingegneria sono state integrate con l’architettura, al ne di raggiungere delle performance significative ed esemplari.La facciata è un risultato della loro collaborazione, che è proseguita, per esempio, nella gestione degli impianti di condizionamento: sono stati organizzati e sezionati per sfruttare, a seconda della stagione, la ventilazione naturale sul perimetro o i fan-coil a pavimento, mentre le parti centrali vengono trattate con impianti indipendenti con funzionamento quasi continuo durante tutto l’anno.La generazione termo-frigorifera è realizzata con generatori di vapore per il riscaldamento e l’umidificazione dell’aria mentre delle pompe di calore aria-acqua, integrate da pompe di calore geotermiche e accumuli di ghiaccio permettono un raffrescamento dell’edificio con grandi risparmi energetici, grazie anche alla produzione di circa 450 MWh di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici integrati nella copertura del piano tecnico.Il progetto è stato realizzato interamente in BIM, al ne di ottimizzare la fase progettuale e velocizzare la fase di cantiere, riducendo al massimo anche gli spazi occupati da impianti e minimizzando l’area occupata dai 4 core angolari, che forniscono massima flessibilità per la disposizione interna.Il sistema di illuminazione è dotato di sensori di occupazione e di illuminamento, controllo DALI egli apparecchi illuminanti sono stati progettati per questo specifico edificio da Chipperfield, Arup e Viabizzuno, mantenendo il corpo illuminante invariato e cambiando la lente/diffusore a seconda dell’uso e delle caratteristiche richieste.Tutte le strategie precedenti, insieme a strategie per il risparmio dell’acqua potabile, il riuso delle acque grigie e delle acque piovane e una contabilizzazione energetica avanzata hanno permesso il raggiungimento della certificazione LEED Gold v2009.

Scheda progetto
Progettista: David Chipperfield Architects Berlin
Localizzazione: Seoul, South Korea
Committente: Amorepacific Corporation
Superficie totale costruita: 216.000 mq
Gara d'appalto: 2010
Periodo di costruzione: 2014-2017
Collaboratori: David Chipperfield, Christoph Felger (Design lead), Harald Müller
Capo progetto: Hans Krause (Overall Project management), Nicolas Kulemeyer and Thomas Pyschny (Project management)
Architetto esecutivo: HAEAHN Architecture, Seoul (Shell& Core, Schematic design– Construction documents); KESSON, Seoul (Interiors)
Supervisione di cantiere: Kunwon Engineering Co. Ltd., Seoul
Ingegneria strutturale, impiantistica, geotecnica, facciate, vento, antincendio, illuminotecnica, sostenibilità, LEED, trasporti verticali, acustica, fisica tecnica, sicurezza: Arup Deutschland GmbH, Berlin & Arup Ltd., London
Segnaletica: L2M3 communication design, Stuttgart
Architettura del paesaggio: SeoAhn, Seoul
Impresa principale: Hyundai Engineering & Construction, Seoul
Calcestruzzo faccia a vista: Hyundai/ Seoyong, Peri
Facciate: Hyundai Aluminum, Hanglass/Saint Gobain
Partizioni interne vetrate: Eagon/Schüco, Unifor
Ascensori e scale mobili: Thyssen
Pietra naturale: Samji Stone
Moquette: Interface, Ruckstuhl
Materiali tessili: Kvadrat
Pietra acrilica:LG Hausys, Du Pont
Impianti illuminazione: Viabizzuno, Erco
Illuminazione esterna: Selux
Installazioni: FSB,GEZE, Dornbracht
Servizi sanitari: Duravit
Arredamenti: Vitra, e15
PREMI
Amorepacific Headquarters, Seoul, Best Tall Building (100- 199m) and MEP Engineering award
KIRA Korean Architecture premier prize
Photos: Arup, Noshe, Namsun Lee, Viabizzuno

Arketipo 128, aprile 2019, Aria