Misure – Dalla rottamazione dei mobili al rilancio dei consumi, ecco le richieste del settore, espresse dal presidente Rosario Messina

Se il 2009 è ormai definito come l'annus horribilis, lo è stato ancora di più per il sistema dell'arredamento italiano: nel 2010 occorre reagire con forza, sia con richieste precise al Governo sia con uno sforzo delle aziende per adattarsi ai mutamenti dei mercati. «Abbiamo pagato un conto salatissimo per gli eccessi della finanza internazionale - ha spiegato il presidente di Federlegno Arredo, Rosario Messina - Abbiamo sostenuto in gran parte da soli il peso della crisi e l'esito è il peggiore che si potesse immaginare: un settore che perde il 20% del valore della produzione».

I dati dei preconsuntivi 2009, confermano una probabile chiusura dell'anno passato con un calo di fatturato complessivo pari al 20%, condizionato dal crollo delle esportazioni (-23,5% in valore). Un crollo verticale, iniziato nel primo trimestre con una gelata di ordini, seguito da un altro peggioramento; il terzo trimestre ha visto una leggera ripresa degli ordini, ma non sufficiente a invertire l'andamento complessivamente negativo. Per il settore arredamento, il calo è stato del 17,3%: esportazioni -23% e importazioni -16,7%, subendo gli effetti negativi del blocco del commercio mondiale (alcuni dei nostri principali clienti hanno invertito bruscamente la rotta, basti citare il -33% della Russia).

I vertici di Federlegno Arredo chiedono così «un intervento urgente del Governo per evitare di perdere oltre 10mila posti di lavoro e garantire continuità alle nostre piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura del sistema economico italiano». Cominciando dalla rottamazione che dovrebbe subito coinvolgere il settore del mobile, uscendo dalla gabbia delle ristrutturazioni, estendendola anche al settore alberghiero, sostenendo direttamente le imprese con premi fiscali, rilanciando i consumi. Aggiunge Messina: «A questo punto, le speranze per il 2010 sono sulla riconferma dell'incentivo, svincolato dalla ristrutturazione, che sicuramente potrebbe avere lo stesso effetto riscontrato sulle auto, con una crescita del 15% degli ordini».

Le aziende italiane, come si è visto tra l'altro dai risultati molto positivi dell'ultimo Made (+21% di visitatori) e dagli importanti preparativi alla vigilia del prossimo Salone milanese, non stanno di certo a guardare. Come termina Messina: «Questa non è una crisi dovuta alla mancanza di competitività, quanto a una contrazione generalizzata del commercio internazionale; le imprese hanno iniziato a ripensare i propri prodotti e la propria organizzazione produttiva e commerciale. La ricerca di nuove posizioni sul mercato dovrà essere più flessibile, non guardando solo a quei paesi in forte crescita, ma continuando a consolidare anche nei mercati tradizionali».