Angolo ferrarese  
Progettista: Adolfo Natalini
Collaboratori: D. Brandi, G. Martella, N. Scelsi
Committente: privato
Datazione lavori: 1990 - 1999
Superficie costruita: 3300 mq
Superficie coperta: 760 mq
General Contractor: Sinteco

Questa volta si ritorna a Ferrara dopo un lungo viaggio che lì ha avuto principio molti anni addietro; dopo aver sostato a Firenze si è marciato verso Roma dalla quale fui più volte allontanato. Dopo l'ultima promozione-punizione (questa ambiguità, da subito, è stata fin troppo chiara), ed una breve sosta ad Ostia Antica, dove consolidare la memoria dello città romano integra da successive mutazioni, si decollò e si sorvolò il mare nostrum per approdare prima a Tripoli e poi a Bengasi in Cirenaica, ... era il 1933, data del mio definitivo allontanamento dall'Italia. Italo Salbo, ferrarese, governatore della Libia, quadrumviro della rivoluzione fascista, dal suo esilio chiamò, per continuare l'opera di costruzione della 'quarta sponda', artisti e intellettuali suoi concittadini e non: Nello Quilici, il pittore Achille Funi, l'architetto Florestano Di Fausto a seguito del Brosini 'romano', operoso nel castello di Tripoli e dell'Alpago Novella che con Cabiati e Ferrazza elaborarono il piano regolatore della città di Bengasi.
Ed ecco che ora a Bengasi nella piazza del Re, adiacente all'abbandonato teatro di Piacentini, con sorpresa, si individua un edificio d'angolo, non meglio definito nella guida del TCI del 1929 come Autoparco Civile, la cui volumetria al turista­architetto subito evoca le stesse regole di quella or ora costruita a Ferrara, tra Corso Porta Reno e via Ragno: il raccordo tra i due assi stradali ortogonali, la sottrazione del corpo d'angolo con il conseguente arretramento, sono analoghi; la bicromia dei materiali e la costruzione della 'torre civico', piccolo volume ermetico che sottolinea, nella verticalità, l'esemplarità della costruzione urbana, interna alla cinta compatta e murata del centro storico. Questa volta è la Ferrara metafisica di Adolfo Natalini.
Il progetto caratterizzato dall'articolazione di tre corpi di fabbrica, secondo le precise indicazioni del piano di inquadramento urbanistico di recente redazione ma di antica architettato formulazione, traccia volumi distinti ma simili e propone una riscrittura ditemi noti: il palazzo, lo spazio pubblico coperto e le case a schiera. lnevitabilmente appare una Firenze mutata nel fantasma di una capitale estense in 'stile Novecento', luogo ideale dell'originale matrice compositiva nataliniana; il palazzo fiorentino, forse, dai modelli quattrocenteschi alle successive evoluzioni, sino alle ricostruzioni del dopoguerra, si presenta secondo una partitura regolare, definita da un'alternanza tra paramento murario ed aperture. Il rilevante distacco tra la parte basamentale ed i piani successivi appare prima sottolineato, nel 'Palazzo' sul Corso di Porta Reno, dalla variazione materica (la pietra delle partiture pilastrate diviene mattone), e poi dal davanzale in laterizio che, al disotto delle aperture del primo piano, circonda l'edificio estendendosi, ad una quota sfalsata, anche nella più silenziosa costruzione a schiera, al di là dell'angolo. Infine al di sopra delle strutture murarie uno stesso elemento di coronamento racchiude, a diverse quote, i tre edifici: l'aggettante cornicione del 'Palazzo Pubblico' si configura in modo antico come traduzione di ideali modanature, mentre nei due edifici adiacenti appare sagomato in una porzione di cerchio.
In un percorso à rébours, la visita alla città di Ostia ha riportato a Ferrara quell'immagine definitiva e durevole del palazzo di Diana nello via dei Balconi, dove il regolare disegno delle facciate, con
il cornicione sagomato, gli archi ribassati delle botteghe e il paramento murario, dopo aver sorvolato l'oceano ed aver preso forma ad Ahmedabad nell'architettura di Kahn, ritorna nelle mani di Natalini come traduzioni di architetture antiche.
Nel progetto per Ferrara i volumi restano apparentemente indipendenti pur proponendo lo stesso linguaggio figurativo per le aperture, i materiali e i cornicioni; i frammenti, vengono ricomposti tra loro in modo diverso, per apparire comunque edifici distinti, con sottili variazioni di altezze di gronda e di piano. Il 'Palazzo Pubblico', il 'Palazzo' e la 'Casa', costruiscono la gradazione della città storica per lungo tempo irrisolto ed abbandonata, lontano, in Cirenaica. Natalini ricorre allo strumento della citazione per riportare lì, a dar forma al vuoto, quelle tipologie storiche, costruttive dell'urbe, con forte ìntenzionalità (estraniamento) per recuperare quei riferimenti di romanità antica e recente, sapienti per lo consolidata pratica costruttiva fiorentina.(Area n° 51 luglio/agosto 2000,pag 59-67 Federico Motta Editore)

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