Architettura: i luoghi dello stare e i luoghi del passaggio.
Glauco Gresleri


Nella visitazione che la rivista D'Architettura incentiva nel campo architettonico per la individuazione di come la disciplina dello spazio sia in grado di dare risposta al concetto del "passaggio", si aprono immediatamente due settori di indagini tra loro divergenti.
Una è quella attinente la fisicità di un movimento che l'uomo compie nello spazio e nel tempo passando da una posizione ad un'altra, in un tempo puntuale. Spostandosi da qui a lì egli compie un tragitto, persegue un movimento, abbandona una posizione pregressa per assumerne una nuova. Compie cioè un vero e proprio spostamento e, nel caso di una spazialità più complessa che implichi la terza dimensione, un attraversamento.
Questo evento nelle culture primitive, ove il senso di ancoraggio al sito esprimeva valore ancestrale perché vita e luogo erano più strettamente connessi, aveva significato fondante. Mandala nella cultura orientale è il segno del passaggio e con lo stesso suono indica sia l'atto dell'attraversamento che il sito puntuale in cui - e attraverso cui - esso avviene. Quando Remo scavalca il solco dell'aratro eseguito da Romolo a definire uno spazio chiudendolo entro una figurazione fisica, compie un sacrilegio, perché dissacra il valore simbolico che il solco racchiudeva.
Come l'architettura abbia saputo cogliere il valore del momento di "passaggio" è dimostrato da tutta la storia della creazione costruttiva dell'uomo. Dal tunnel dell'igloo, dalla tenda a caduta della capanna di pelli  del pellerossa, al portale arcuato nel recinto degli insediamenti nordici a protezione delle chiese, ma anche dei greggi, alle monumentali strombature ornate di figure di santi in progressione scalare degli ingressi nelle cattedrali gotiche, il momento spazio-tempo del "passaggio" riceve una connotazione emblematica...