cersaie 09 – Lectio di Renzo Piano al Cersaie 2009

Renzo Piano con la sua lectio magistralis tenuta il 1° ottobre al Palazzo di Congressi di Bologna nell'ambito del Cersaie 2009, ha avuto un'accoglienza da vera archistar: oltre cinquemila persone, molti giovani.
Proprio ai giovani progettisti sarà dedicato il progetto, che legherà Confindustria Ceramica con la Fondazione di Renzo Piano per l'assegnazione di borse di studio.

Un elogio all'architettura "come arte di ventura e corsara, in bilico tra tecnologia, umanesimo, sogno".

L'architetto ha parlato dell'Auditorium di Roma, dell'aeroporto di Osaka, del santuario di Padre Pio, del suo edificio del "dopo muro" a Postdammer Plaz a Berlino, degli edifici a Nuova Caledonia, della Morgan Library, del centro scientifico sostenibile California Academy of Sciences (cfr.D'A) costellato di essenze che non hanno bisogno di acqua per vivere.


Nato a Genova, classe1937, laurea al Politecnico di Milano, premio Pritzker nel 1998 con formazione (e riconoscimenti) soprattutto all'estero, è stato introdotto da Aldo Colonetti:
"Il titolo di questa conferenza è Fare architettura un approccio alla disciplina che dà senso a questo mestiere che nasce dal cantiere, il disegno non è sufficiente".


Piano esordisce con ironia: "Sono qui per far vendere ceramica! E' un materiale antico, ha un valore importante e va reinventato.Utilizzo spesso la ceramica nei miei progetti. Come nella sede del New York Times che con la sua ceramica bianca è in grado di catturare la luce. L'uso della ceramica in questo caso risponde a precise esigenze pratiche. La ritmica degli elementi  ceramici in forma di baguette è stata studiata con cura. Ogni pezzo doveva costare 50 dollari, ma alla fine ho contrattato per 9 dollari!
Per il progetto ancora in costruzione (sarà pronto fra sei mesi) a Londra nel quartiere St Giles in una zona fortemente urbanizzata, ho scelto il rivestimento esterno di ceramica vivacemente colorata.
Fare architettura, la poetica del Fare, la poetica del costruire con l'ingegno, l'abilità di saper spostare i confini dell'architettura che è un'arte di frontiera, contaminata dal reale, un'arte corsara, adatta solo a chi accetta di correre rischi.
Fare, significa adeguarsi alla forza della necessità, che guida alla realizzazione delle miglior cose.
Fare architettura significa anche celebrare per rappresentare, dare risposta al bisogno di sognare.
Fare architettura è anche l'arte del dare riparo, quando anche la capanna rappresenta le leggi della storia.
La storia è un elemento guida, che crea la disciplina, così come l'antropologia. In Nuova Caledonia l'architettura nasce dalla cultura del gesto, del movimento, dalla danza, dal teatro. E' un edificio di legno che respira, la mia maggiore soddisfazione è che l'hanno riconosciuto come parte della loro cultura.
Fare architettura implica una complessità di partenza. L'architettura è l'arte del frammento e della sfaccettatura, è pericolosa per la realizza e per chi la abita. Sono nato nei cantieri dove ho passato la mia infanzia, il miracolo del costruire ti rimane addosso.
Costruttori si nasce, costruire è un'avventura incredibile. Le radici contano davvero, come le forme delle navi che si ritrovano nel Beobourg, un edificio che nel tempo si è guadagnato l'affetto dei parigini.
Questo edificio che ha trasformato l'idea di museo, è l'espressione di una forma di tolleranza, di accettazione da parte del centro storico, da un centro storico "intimidente". Convivono in questo quartiere sacro e profano. Appena terminato il Beabourg  mi hanno detto ".. beh è finito così?".
Uno dei segreti del fare l'architetto è quello di non spiegare tutto, altrimenti ci fermano, l'architettura come dicevo è un mestiere corsaro!


Raccomando ai giovani l'arte dell'ascoltare, non "dell'ubbidire" e soprattutto il valore di saper lavorare in gruppo, a tal punto che l'uniformità e lo scambio senza prevaricazioni fa dimenticare chi ha detto cosa.
Discutere tenendo la rotta, rende i progetti migliori, l'arte dello scontro è delicata ma deve essere leale.
Fare architettura infine è un mestiere antico e indeciso, è come saper guardare nel buio aspettando che affiorino le immagini, con coraggio, senza scappare
".