Per raggiungere il padiglione dedicato ad Arvo Pärt bisogna parcheggiare lontano e arrivarci camminando per un lungo sentiero nel bosco fitto di pini colonnari: immagine naturale forte. Il passaggio dalla coscienza percettiva accumulata nel percorso a quella immaginativa del progetto, che si intravede come sfondo di quel bosco prima di raggiungerlo, è dato dalla struttura del basso edificio composta da pilastrini in acciaio circolari di diverso diametro, disposti irregolarmente per diversificare la luce e le ombre sulle facciate. Non avendo carichi da sostenere, la scelta di questo tipo di struttura, e la posizione tutta esterna, distaccata dalle facciate, è solo di immagine, che solo elementi in acciaio così sottili e circolari poteva restituire: pilastrini di diverso diametro disposti irregolarmente -vicini e lontani- per differenziare le ombre che proiettano sulle facciate, raddoppiandone l’immagine. Il padiglione basso con un solo piano, ha una copertura continua in lamiera con una sola falda che unifica tutti i locali, a esclusione dell’auditorium con un’altra falda minore: tetto sempre importante nelle opere degli autori, come lato fondamentale dell’involucro volumetrico, quindi disegnato, qui nel modo meno impattante. Il progetto di concorso prevedeva il completamento del bosco nei vuoti perimetrali dell’edificio e con altri alberi all’interno dei patii, come se gli spazi non fossero costruiti e gli alberi importati, ma ritagliati intorno agli alberi esistenti. A segnare il percorso c’è una torre, assolutamente non funzionale al centro, con un altro significato, più poetico e consono al luogo: segnale di orientamento per il percorso - quasi un campanile, ma non riferito alla cappella - e, quando si arriva, occasione di salire per godere dall’alto della compattezza e della vastità del denso bosco attraversato, della vista in diverse direzioni del Baltico e, subito sotto, del padiglione costruito.

I due progettisti spagnoli hanno vinto il concorso del 2014 - tra venti concorrenti pure noti - perché, invece di edifici dalla geometria cartesiana o in alternativa fortemente decostruttivi, hanno proposto un edificio organico, dalla conformazione non definibile in termini di geometria, una sorta di triangolo con due lati piegati concavi e il terzo -quello di ingresso- profondamente sfondato. Un organico post decostruttivismo, diverso dalle tradizionali scuole “organiche”, perché la poligonale del perimetro non definibile con paragoni, è composta da tanti diversi segmenti lineari, seguendo la radura resasi disponibile, in cui l’edificio si è immerso, saturandola, rimanendo a contatto con il bosco per tutto lo sviluppo: come si percepisce dall’alto, l’unica visuale che rende un’immagine completa. Il centro è destinato a locali di studio, documentazione, archivio, esposizione, ricerca, con un piccolo auditorium; i molti locali piccoli sono disposti sul perimetro aperti verso il bosco. Le facciate sono vetrate nella parte bassa e rivestite in legno di pino nella superiore fin sotto la gronda. Lo spazio centrale - come spesso negli edifici di Nieto Sobejano - è aperto da patii, che illuminano i pochi locali interni e lo spazio dei percorsi. Patii pentagonali, la forma geometrica preferita da Platone (nel Timeo) che gli autori usano spesso sia per decorazioni a terra (piazza Santa Barbara a Madrid) che per i volumi (mercato provvisorio Barcelò a Madrid, 2009): forma organica intermedia tra quelle geometriche rigide del quadrato e del cerchio, per cui le visuali non sono mai mono frontali, ma sempre almeno bifacciali, quindi più articolate e dinamiche nello spazio (senza citare i moltissimi studi dei teorici del ‘500 proprio sul pentagono). In uno dei patii è posta una minuscola cappella in cemento, con tetto a botte, di architettura tradizionale ortodossa, con riferimento al compositore e alla sua musica. E naturalmente anche la torre è pentagonale, per metà vuota e per metà con scala a chiocciola e ascensore, e solo in sommità con la piattaforma panoramica praticabile, con prospetti e viste sempre diverse per l’irregolarità degli elementi verticali del perimetro.

Il centro di Documentazione è stato voluto dalla famiglia del compositore desideroso, come è nei suoi principi di vita, di condividere un archivio dei suoi studi, lavori e composizioni, e costruito con l’apporto dello stato, come speciale omaggio dell’Estonia al suo più rappresentativo esponente culturale, noto ed eseguito nel mondo. Compositore quasi esclusivamente di musica sacra molto personale, minimalista, con riferimenti al canto gregoriano ortodosso e alla musica barocca, cui è arrivato solo nel 1976, dopo anni di silenzio e studio. Scelta anche per il suo rientro in patria da pochi anni, dopo un trentennio a Berlino, dove era dovuto andare esule nel 1980 ai tempi in cui l’Estonia era uno stato dell’Unione Sovietica. Arvo Pärt, alto, con una lunga barba, per fisico e modo di vestire ha l’aspetto di un uomo antico, appartenente alla storia del suo Paese, terra di acque pascoli e boschi: quindi la scelta della localizzazione è stata molto congruente, e gli interni sono accoglienti come in una residenza dedicata alla cultura. La biblioteca - libri di teologia e musica dei Pärt - ha infatti un camino per il soggiorno nei lunghi mesi invernali estoni (come il finlandese Aalto ha messo nel soggiorno della residenza universitaria a Cambridge, Mass. 1948). Così mentre tutte le strutture e la copertura sono in metallo, gli interni per una accoglienza domestica sono rivestiti in legno, i pavimenti sono in pino naturale, con mobili in legno e pure rivestito in legno è l’auditorium per 140 persone, in cui il soffitto è composto da tavolette di pino appese disposte alternativamente in due direzioni ortogonali, per rompere risonanze ed echi.

SINFONIE DI MATERIALI. POTENZIALITÀ ESPRESSIVE DEL LAMINATO METALLICO
Immerso in un bosco di conifere, il progetto è originato da un disegno geometrico di pentecoste, caratterizzato da corti pentagonali. Le variazioni delle dimensioni e delle posizioni dei patii generano diverse sequenze spaziali che danno vita alle differenti aree funzionali del complesso. All’esterno, la proposta architettonica è sottolineata da un unico elemento: una grande copertura concepita come una piattaforma piegata per adattarsi alle diverse altezze richieste degli spazi interni. L’ampia superficie è interamente rivestita in lastre di zinco titanio opportunamente trattate. Il laminato metallico impiegato è caratterizzato da una verniciatura trasparente che protegge il materiale in modo durevole, lasciando inalterate tonalità e venatura superficiali tipiche del materiale. Le lastre, trattate in fase di produzione, sono risultate particolarmente idonee all’impiego in condizioni ambientali impegnative: elevata estensione delle superfici, situazioni climatiche di cantiere e di esercizio dell’opera, la presenza di conifere nel bosco circostante sono stati fattori determinanti nella scelta progettuale. Alfine di ottenere una superficie continua e permanente in zinco-titanio, in grado di restituire l’immagine di un elemento unificante delle varie funzioni ospitate, l’esecuzione della copertura ha previsto la tecnica della doppia aggraffatura su un supporto continuo ventilato, con l’inserimento di opportune stratificazioni funzionali quali membrane addizionali, impermeabili e traspiranti, oltre a speciali stuoie tridimensionali antirombo. Le macchine profilatrici e aggraffatrici, di semplice trasportabilità in cantiere, hanno facilitato la corretta posa delle lastre anche in presenza delle geometrie curve.

La torre di osservazione, con pianta pentagonale, risulta per metà vuota e per metà con scala a chiocciola e ascensore. In sommità, la piattaforma panoramica praticabile offre viste sempre diverse per l'irregolarità degli elementi verticali del perimetro

EFFETTO FILTRANTE A PIÙ STRATI
L’impiego di elementi metallici caratterizza anche la torre di osservazione che, distaccata dal complesso, si erge sopra gli alberi per consentire la vista del mare. Acciaio e lamiere stirate, in perfetto equilibrio con elementi lignei per la pavimentazione delle piattaforme di osservazione, definiscono questo elemento verticale, dalla pianta pentagonale. La struttura portante si presenta come fascio di esili colonne circolari che ospitano all’interno il collegamento verticale: scala ad andamento elicoidale e ascensore. I dieci principali pilastri a sezione circolare sono affiancati da altri, più sottili e disposti irregolarmente (come gli alberi del bosco), a formare una trasparente gabbia di elementi verticali. Un corrente a sezione scatolare li ricollega trasversalmente, avvolgendo la torre con andamento a spirale, fino a coronarli in sommità. L’anima interna della struttura, che ne garantisce la solidità, il sostegno, come il durame delle piante circostanti, è costituito da una struttura in acciaio di elementi scatolari, rivestita da pannelli metallici stirati: filtro leggero di separazione tra spazio esterno e interno. Alle quote di 10 e 18 m circa sono posizionati due affacci intermedi, anticipazione del panorama fruibile all’altezza di 24 m, punto di osservazione privilegiato in cui è possibile sostare in un ambiente chiuso e riparato mediante delle vetrate a tutta altezza. Gli interni, in sintonia e continuità progettuale con il complesso che si domina dall’alto, sono interamente rivestiti in legno. Il percorso di ascensione prosegue fino alla quota di 28 m circa, terminando nella piccola piazza belvedere, a pianta pentagonale, che consente la contemplazione del paesaggio circostante a 360°. Il metallo, trait d’union tra i componenti del progetto, diviene protagonista dell’intero complesso, declinato nelle sue diverse potenzialità di elemento portante, lastra aggraffata, per la superficie continua della copertura, e pannello di rivestimento con effetto filtrante, per la torre di osservazione.

Scheda progetto
Progettisti: Nieto Sobejano Arquitectos, Fuensanta Nieto, Enrique Sobejano
Local architects: Luhse&Tuhal
Committente: Sihtasutus Arvo Pärdi Keskus / Arvo Pärt Centre Foundation
Superficie totale: 2.850 m2
Destinazione d'uso: centro multifunzione
Costo: 6.700.000 euro
Concorso: 2014;
Progetto: 2014-15;
Costruzione: 2017-18
Team competizione: Alfredo Baladrón, Víctor Esquivel, Victor Mascato, Juan Carlos Redondo, Paolo Russo, Evelina Vasiliauskaite
Architetto: Alexandra Sobral
Team di progetto: Simone Lorezon, Covadonga Blasco, Pablo Gómez, Víctor Mascato, Michele Versaci, Adrián Rodríguez
Ingegneria strutturale: PIKE OÜ, Andres Hirve
Ingegneria meccanica: HEVAC OÜ
Consulente illuminotecnico: Ignacio Valero
Consulente acustico: Arau Acústica
Modelli: Nieto Sobejano Arquitectos, METRICAminima SLL
Impresa di costruzione: AS Ehitustrust
Photos: Roland Halbe

Arketipo 129, Metalli, Maggio 2019