d'Architettura 24
STRANIERI IN ITALIA
Asger Jorn

a cura di Ruth Baumameister

..."E in questa abitazione italiana, ancora una volta mettendo le mani in pasta, Jorn mostra come, in merito a questa questione concreta della nostra appropriazione dello spazio, ognuno possa tentare di ricostruirsi intorno la Terra, la quale ne ha davvero bisogno. [...] Ciò che è dipinto, le sculture, le scale mai uguali fra i dislivelli del terreno, gli alberi, gli elementi riportati, una cisterna, alcune vigne, i cocci dei tipi più diversi sempre benvenuti e gettati là in un disordine perfetto, compongono uno dei paesaggi più completi che si possano percorrere in meno di un ettaro e, però, uno dei meglio riunificati. Qui, tutto trova facilmente il proprio posto." - Guy Debord: De l'architecture sauvage, 1974

... Ci chiederemo a lungo che cosa Jorn ci volesse mostrare con il suo progetto di Albisola; egli, del resto, non ne parla mai in concreto nei suoi scritti e nelle sue pubblicazioni. Inoltre, dobbiamo farci la domanda se e in che misura questa possa essere considerata architettura. Infine, abbiamo già visto come Jorn non abbia mai progettato né costruito come un architetto tradizionale. Forse potremo essere portati a pensare che si tratti soltanto del piccolo rifugio di un artista desideroso di trovare un luogo dove riposarsi dalle fatiche di una vita nomade. Eppure, se lo osserviamo da vicino, il progetto ci dice molto di più.

   La planimetria eseguita successivamente assomiglia ad un organismo cresciuto gradualmente e sottoposto a continuo cambiamento. Effettivamente sia Jorn che Gambetta ci hanno lavorato con interruzioni dal 1957 fino alla loro morte ed hanno via via adattato gli spazi interni ed esterni. Si tratta, dunque, di un "work in progress", un esempio ben riuscito di costruzione orientata al processo.

   Jorn non pensa e non progetta, fa. Ci fa vedere con arte come, facendo interagire in modo armonico arte e architettura, sia possibile creare atmosfere nella nostra quotidianità. Non lavora per raggiungere un obiettivo finale, ma rende nuovo ogni istante. Perché costruire, per lui, significa VIVERE, entrambi sono soggetti a continui cambiamenti e non possono mai essere considerati come un processo concluso, finito.

   Questa idea è stata la forza motrice non soltanto del progetto di Jorn ad Albisola, ma la filosofia che ha permeato tutta la sua vita e la sua opera...