energia24 – Dati Cresme alla mano, sono circa 19 i milioni di apparecchi di riscaldamento utilizzati nelle abitazioni italiane e che l'Associazione vorrebbe veder migliorati al fine di raggiungere gli obiettivi dell'ex Direttiva 28/2009/Ce.

Circa 19 milioni di apparecchi. A tanto ammonta il parco caldaie censite nel 2010 in Italia dal Cresme, Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio, cui Assotermica ha commissionato un'indagine volta a censire gli impianti di riscaldamento utilizzati nelle nostre case. In occasione dell'edizione 2012 di Mostra Convegno Expocomfort, l'Associazione che rappresenta i produttori di apparecchi e componenti per impianti termici ha fatto leva sui risultati dell'indagine per sottolineare come sul Conto energia termico e per l'industria del solare non sia più tempo di indugi. A dar man forte a Paola Ferroli (nella foto), che dell'Associazione attiva in Confindustria attraverso Anima (la Federazione delle Associazioni Nazionali dell'Industria Meccanica Varia e Affine), è presidente, ci sarebbero "i rendimenti molto bassi" della maggior parte degli apparecchi censiti nel nostro Paese, per giunta caratterizzati "da consumi particolarmente elevati e da emissioni inquinanti ingenti".

Italia terra di caldaie autonome
Sezionato in tutte le sue sfaccettature, lo stock edilizio residenziale italiano analizzato dal Cresme incrociando le informazioni provenienti dal censimento 2001 e proiettando i dati per fornire una stima al 2010, evidenzia una larga diffusione (nel 51,9% delle abitazioni) di impianti termici serviti da caldaia autonoma. Seguono, ben distanziati, gli impianti centralizzati (25,1%) mentre, concentrate nel sud Italia e nelle Isole, le abitazioni con altro tipo di impianto o senza impianto fisso, rappresentano il 23% del totale. Tolto che queste ultime contemplano anche sistemi di riscaldamento attraverso pompe di calore o teleriscaldamento e sistemi di riscaldamento parziale attuati attraverso caminetti, termo camini, stufe e quant'altro, con una percentuali pari al 48,9, la modalità di alimentazione degli impianti di riscaldamento più in uso presso il parco residenziale italiano è senz'altro rappresentata dal gas (metano, di città o in bombole), seguita da Gpl, gasolio o altri oli (29,4%), da combustibili solidi (14,5%), in massima parte legname, pellet e cippato, mentre solo nel 6% delle abitazioni di casa nostra si utilizza l'energia elettrica per alimentare pompe di calore, stufe, radiatori o pannelli radianti. Ciò detto, dei 15,4 milioni di impianti autonomi stimati in Italia e prevalentemente allocati in Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Friuli Venezia Giulia, solo 912 mila risultano le caldaie autonome sostituite nel 2009 in immobili esistenti mentre, negli ultimi 12 anni, la media annua di sostituzione o installazione di caldaie autonome ha interessato 908 mila famiglie, per un totale di quasi 11 milioni di caldaie, pari al 70,8% dell'intero stock stimato.

Un'altalena di incentivi statali del tutto inefficiente
Qui, a pesare, non è solo una "ancora troppo bassa propensione delle famiglie italiane a cambiare l'impianto di riscaldamento - è la denuncia della Ferroli -, quanto una politica di incentivi statali che, così com'è strutturata, non porta a una reale efficienza" considerando che, a fine 2011, l'incremento registrato da Assotermica ha riguardato, "ancora una volta", l'installazione di caldaie tradizionali rispetto a quelle a condensazione per le quali, per tutto il 2012, sarà attivo uno sgravio del 55%, rispetto al 36% delle prime, "per un risparmio di almeno 300 euro all'anno in bolletta che interessa le famiglie che adottano questo tipo di tecnologia con relative valvole termostatiche". Nessun reale investimento del Paese in efficienza energetica, dunque, per un'ulteriore constatazione secondo la quale "continuare a installare fotovoltaico sui nostri tetti, significa togliere spazio al termico prodotto in Italia da tante aziende - dice la presidente di Assotermica -. Per supportare il Pil, il Governo dovrebbe partire anche dal censimento e dalla conoscenza di quello che le aziende del nostro Paese producono".

14, 27, 163 mila: i numeri che servono al settore
Lo dicono, nero su bianco, i punti contenuti nel Position Paper presentato dall'Associazione su efficienza energetica e fonti rinnovabili che, in sintonia con i programmi della Commissione europea e nel rispetto delle direttive e delle normative vigenti sui consumi da fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, puntano a far raggiungere, in Italia, un risparmio di 29,20 MTep di energia fossile entro il 2020, con una riduzione di 74,6 MTon di CO2 solo per quanto concerne l'impiantistica negli edifici. Un progetto, quello messo a punto dalla Task Force Efficienza Energetica di Confindustria che, da solo, porterebbe un gettito di poco inferiore ai 14 miliardi di euro per quanto concerne l'aumento della domanda, a cui corrisponderebbero altri 27 miliardi in termini di aumento della produzione, per un totale di 163 mila nuovi posti di lavoro. Perché ciò avvenga, secondo chi è ai vertici dell'Associazione, occorre, in primis, eliminare i regolamenti locali obsoleti relativi alla possibilità di scarico a parete per le caldaie a condensazione a basse emissioni in sostituzione di circa 800 mila caldaie installate, in Italia, su canne collettive ramificate anche all'interno dei centri storici oggi strettamente regolamentati. Di altrettanto peso, per la Ferroli, che pochi mesi fa è tornata a incontrare a Roma il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, ci sarebbe anche l'innalzamento degli standard prestazionali minimi richiesti dalla nuova direttiva 2010/31/Ce e che si vorrebbe veder estesi anche in caso di sostituzione degli impianti termici nelle zone climatiche E e F per le abitazioni con superficie utile maggiore di 100 mq che, stando alle stime prodotte su dati Istat, riguarderebbe 4 milioni di abitazioni con riscaldamento autonomo. La richiesta è, inoltre, di rivedere gli obblighi di copertura dei nuovi edifici con fonti rinnovabili "estendendo la base degli interventi soggetti a obbligo sulle rinnovabili recepita nella direttiva europea 2009/28/Ce a un campione più ampio, ma con valori che permettano uno sviluppo di mercato diversificato delle diverse fonti rinnovabili termiche concernenti anche solare termico, pompe di calore, biomasse e quant'altro". Infine, nel Position Paper presentato al Governo, è espressamente richiesta la stabilizzazione di un meccanismo di incentivazione dei piccoli interventi di efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili, sia per i soggetti pubblici, sia per quelli privati.