04"ATLAS è fondamentalmente un grande salotto urbano, dove si può stare a casa per un po'. Sedersi in modo educato, ma anche stendersi pigramente sul divano, leggere in biblioteca, guardare fuori dalla finestra, esercitarsi con uno strumento musicale, lavorare al portatile, immergersi nell'universo online, giocare, allattare, chiacchierare con un visitatore, prendere un caffè e, infine, godersi l'arte che si può toccare impunemente se se ne sente il bisogno. Anche la televisione c'è, a scopo educativo. In un angolo, poi, c'è un enorme blocco da costruzione che ci invoglia a giocare, perché siamo tutti figli di qualcuno e un numero non trascurabile di noi è genitore. E come a casa, anche qui si pulisce: Riporto il libro in biblioteca e porto la carta stropicciata nella spazzatura": così i progettisti di No Architects - Jakub Filip Novák, Daniela Baráčková e Kristýna Plischková.
e Kristýna Plischková – descrivono ATLAS, acronimo di
Ateliér Tvorby a Laboratoř Asociativního Snění, in inglese Creative Studio and Laboratory of Associative Dreaming.

ATLAS è, dunque, uno spazio multifunzione, un laboratorio dedicato alla città e dove ciascuno si può recare tanto per rilassarsi, quanto per trovare spazi disponibili e adatti alle proprie attività, dal lavoro, allo studio, al gioco, alla ginnastica.
Questo spazio libero si trova al piano mezzanino della Small Hall, presso il Trade Fair Palace e la priorità per gli architetti era riuscire a proporre uno spazio dove ciascuno si potesse sentire a casa e non temesse di essere giudicato, proponendo un senso di libertà senza confini fisici.
"Dal nostro punto di vista, nell'ideare l'architettura del progetto è stato difficile trascurare una limitazione tipica della cultura ceca: il budget estremamente ridotto. Con una somma di denaro corrispondente al costo di una cucina di qualità per un appartamento con due camere da letto, dovevamo riempire un piano enorme con contenuti significativi", racontano i progettisti di ATLAS. "Abbiamo quindi utilizzato quanto di più costoso fosse già presente in loco. Ovvero l'architettura originale del Palazzo della Fiera, tradizionalmente nascosta dietro una serie di rivestimenti, aperture annerite e pareti divisorie. Abbiamo reso accessibili le finestre, dato voce alla griglia dello scheletro in cemento armato, all'articolazione delle aperture delle finestre e alla loro combinazione di colori. Dove i frammenti utilizzabili delle pannellature smontate non erano sufficienti, abbiamo trovato da ammortizzare nei sotterranei e nei magazzini della National Gallery: abbiamo raccolto pezzi grezzi demoliti da vecchie mostre e installazioni, li abbiamo combinati, accorciato le gambe, aggiunto maniglie, ridipinto, ribaltato... e ridato loro vita una seconda volta". 

Fra i punti di forza del progetto, anche essere riusciti a riutilizzare un'ampia percentuale di materiali di recupero e, con questi, 'ricostruire l'architettura' senza scostare i bilanci esistenti. "L'intenzione comune dei curatori e nostra è stata di riempire questa parte dello scheletro del Palazzo delle Fiere con contenuti che più che mai hanno senso solo attraverso la presenza dei visitatori, la loro aggregazione e la loro libera azione. Siamo solo leggermente ispirati dal punto di vista spaziale", chiudono da No Architects.

Scheda progetto
Author: Jakub Filip Novák, Daniela Baráčková, Kristýna Plischková
Project: 2022
Completion: 2023
Usable floor area:
830 m²
Client: National Gallery Prague
Photographer: Studio Flusser
Collaborators: Curatorial team: Barbora Kleinhamplová, Eva Skopalová, Oldřich Bystřický
Graphic design: Anežka Minaříková, Marek Nedelka
Artwork [2023]: Andrea Kaňkovská, Eva Koťátková, Kristina Fingerland, Anna Hulačová, Kundy Crew, Marie Lukáčová, Marie Tučková and from Elpida organization: Marie Čížková, Marie Horynová, Marie Hrobařová, Anna Kolešová, Jaroslava Lomnická, Pavla Nelibová, Anna Paráková, Dana Píšová, Pavla Tůmová, and Tomáš Vaněk and participating public
Production: Michal Štochl
Suppliers: Jiří Leubner, Tomáš Veber