Uno dei compiti dell’architettura, negli edifici a carattere pubblico, è quello di dar forma all’identità di un’istituzione, di una città o addirittura di una nazione attraverso i volumi, i materiali e la relazione con lo spazio circostante. Nell’ampliamento della Auckland Art Gallery Toi o Tamaki (il nome Maori della galleria), storia, cultura e natura si intrecciano per formare un’identità nazionale complessa, in equilibrio tra influenze occidentali e forti radici locali. Il nuovo programma funzionale offre spazi ampi e flessibili per esporre le collezioni permanenti e temporanee e ospitare eventi privati, proponendo un’esperienza culturale diversificata. Situata in una zona centrale della città, la Galleria è un’istituzione centenaria molto amata e rispettata. Il nucleo originale, inaugurato nel 1888, in stile coloniale francese, rimarca l’influenza Vittoriana dell’epoca con la sua massa, il suo colore e la scala urbana. Alle spalle dell’edificio storico si sviluppa l’Albert Parc (a una quota più alta rispetto al piano stradale). Il nuovo ampliamento si incunea tra questi due importanti monumenti della città, facendo da trait d’union tra cultura e natura. Gli alberi di pohutukawa del parco, meraviglia botanica della Nuova Zelanda, e la solida massa dell’edificio coloniale sono il punto di partenza del progetto.
Lungo Kitchener Street, grandi setti di pietra chiara costituiscono un basamento “pesante”, che definisce il volume della caffetteria e dello shop, facendo da contrappunto alla massa dell’edificio preesistente e dando forma a terrazze panoramiche che collegano pubblicamente la strada al parco sul lato nord. Tra i due volumi “pesanti” si apre il vuoto dell’ingresso, racchiuso da ampie vetrate e protetto da grandi “chiome di legno”. Il nuovo edificio è caratterizzato da sottili pensiline “ad albero” ispirate alla chioma dei vicini alberi pohutukawa che definiscono l’ingresso, l’atrio principale e le nuove gallerie espositive. I diversi percorsi espositivi guidano il visitatore attraverso le sale nuove e storiche senza soluzione di continuità, passando dall’atrio sud, che funge da cerniera tra il nuovo intervento e il corpo preesistente affacciato su Wellesly street. L’aumento del 50% della superficie ha permesso di incrementare anche gli spazi didattici per scuole e famiglie. Le antiche gallerie Mackelvie e Grey, l’atrio nord con le sue grandi vetrate, la member’s lounge e la terrazza delle sculture affacciate direttamente sul parco possono diventare location per eventi privati (matrimoni, riunioni di lavoro o cene di gala), dove le collezioni d’arte e le sale stesse fanno da cornice. Gli impianti e i depositi sono distribuiti negli estesi locali interrati; le aree di restauro e conservazione delle opere e gli spazi amministrativi si trovano nei molteplici livelli dell’Ala Kitchener. La Auckland Art Gallery con questo ampliamento diventa la principale galleria espositiva della Nuova Zelanda e si pone come punto di riferimento culturale e sociale insieme, sia per la comunità locale che per i turisti a livello internazionale.
La scelta del legno come materiale per la costruzione della copertura non rimanda solamente all’elemento naturale, ma si lega fortemente alla tradizione costruttiva dell’architettura Oceanica. In Nuova Zelanda la forte influenza coloniale nel XIX secolo portò alla costruzione di edifici con canoni occidentali: grandi volumi chiusi, costruiti con pietra e mattone, per difendersi dal rigido clima. La tradizione costruttiva neozelandese si basa invece su principi diametralmente opposti: esili pilastri, grandi coperture svettanti e diaframmi leggeri. Il legno è usato come materiale principale non solo per la sua immediata reperibilità, ma, soprattutto, per le sue capacità di resilienza: adattarsi al clima e al tempo piuttosto che opporvisi rigidamente; mutare invece che permanere. Le caratteristiche di leggerezza e temporaneità che attribuiamo alle pensiline della Auckland Art Gallery e quelle di massa che leggiamo nell’edificio, storico coesistono armoniosamente in un unico edificio perché entrambe proprie della cultura e della storia locale. Come la Nuova Zelanda, la Galleria racchiude in sé molteplici elementi che le conferiscono una semplice e accogliente complessità: la natura e l’opera dell’uomo, la massa della pietra e la leggerezza del legno, l’influenza coloniale e l’identità del luogo. Se dunque all’architettura è affidato il compito di rappresentare la società che la concepisce attraverso la materia e i volumi, sicuramente la Auckland Art Gallery ne è un chiaro e compiuto esempio.
CHIOMA DI LEGNO E ACCIAIO
La copertura di legno che, nel lato nord dell’edificio, accoglie l’ampliamento della Galleria, attraversa tutta la profondità del nuovo corpo di fabbrica, protendendosi dal parco fino alla strada. Le pensiline dalle forme ad albero sono rivestite di doghe di legno Kauri recuperato dalla foresta (il taglio di queste essenze è vietato). La geometria della copertura ricorda la volta di una foresta: 8 porzioni triangolari convesse formano un pannello rettangolare che si innesta sul capitello di acciaio di ciascun pilastro; le nervature metalliche tra i diversi pannelli rendono dinamica la superficie. Le chiusure verticali di vetro si inseriscono tra i pannelli di uno stesso modulo senza interrompere la continuità della superficie di legno. Il rivestimento protettivo superiore di ogni modulo è composto da una lamiera metallica grigia, leggermente convessa, che richiama, nel colore, le tegole di ardesia dell’edificio storico. Il perimetro esterno della copertura si conclude, per ogni pannello, con due o tre elementi separati, che fungono da brise-soleil. I pilastri sono sottili fusti di legno con nervature d’acciaio che, grazie a una leggera entasi a metà altezza, si slanciano verso l’alto. La struttura portante di ogni pannello è costruita con una doppia orditura in centine. La forma delle travi portanti determina la sagoma della copertura sia sulla faccia superiore che su quella inferiore, poi rivestite rispettivamente in lamiera e in legno Kauri.
Scheda progetto
Progetto: Francis-Joens Morehen Thorp in associazione con Archimedia
Committenza: Auckland City Council
Superficie: 14,370 mq
Tempi di realizzazione: 2008-2011
Costi: 121 milioni di dollari (escluso tasse su beni e servizio)
Photos: John Gollings, Patrick Reynolds