Banca Popolare di Lodi  
Progettista: Renzo Piano Building Workshop
Committente: Banca Popolare di Lodi
Località: Lodi
Datazione realizzazione: 1991 - 1998
Destinazione d'uso attuale: Centro polifunzionale
Strutture: M.S.C., Milano - Eiffel, Parigi
Impianti: Manens Intertecnica, Verona
Acustica: Müller BBM, Monaco
Illuminazione: P. Castiglioni, Milano

In un'area di transito fra la stazione ferroviaria di Lodi e il centro della città, in una zona precedentemente destinata a deposito granario e occupata dal complesso caseario della Polenghi Lombardi, sorge il nuovo complesso della Banca Popolare di Lodi. Confinante, almeno sul piano visivo, con una dignitosa quanto fatiscente villetta goticheggiante la cui vista è quasi completamente oscurata, da una grande conifera.
A questi tre elementi (il vecchio, il nuovo, la memoria storica) se ne aggiunge un quarto: i treni merci in deposito, una macchia rossiccia, un rosso reso scuro e farraginoso dal tempo e risparmiato dai graffiti metropolitani. Sottolineano l'ex ruolo granario della zona, qua e là, i grigi del Consorzio agrario provinciale e del Molino Ernesto Sordelli.
L'edificio presenta un fronte omogeneo di cinque piani fuori terra ad uso ufficio che si estende lungo tutto il lato ovest della zona per complessivi 260 metri dal quale fenditure, scorci visuali e percorsi pedonali invitano a scoprire gli spazi interni.
Si tratta di una facciata in cotto (sorretta da telai metallici) che si piega, si curva, si fende dando luogo a spazi interni ed esterni, gallerie e piazze.
Chi guarda per la prima volta l'edificio senza conoscere la destinazione d'uso, difficilmente è portato a pensare che si tratti di una banca. Questo avviene proprio grazie alla colorazione che il cotto dona all'intera facciata.
L'idea progettuale, messa a punto con Giorgio Grandi e Vittorio Di Turi, è quella di un isolato urbano che gradualmente scopre il suo spazio interno. I corpi cilindrici ricordano per forma e colore gli antichi silos della zona. 'Con ironia, lavorando con i responsabili della Banca, abbiamo affidato a due di questi corpi il ruolo di caveaux' (R. Piano 'Giornale di bordo', Passigli editori, Firenze 1997, p. 188). Un terzo costituisce un volume tecnico, mentre quello più grande e più centrale è l'auditorium.
Per evitare la separazione fra quartiere direzionale e città, linee di penetrazione dal fronte dell'isolato convergono verso la grande piazza interna, alberata e in parte coperta con una tensostruttura fatta di lastre di vetro sospese fra cavi e pendini di acciaio, con un giunto ferma vetro che costella il cielo trasparente.
Dunque, una grande piazza coperta da una leggerissima tensostruttura in vetro e cavi di acciaio sulla quale si affiacciano gli ingressi alla Banca e all'Auditorium da ottocento posti, finalizzato anche (ma non solo) alle riunioni degli azionisti dell'istituto di credito.
Per gli spazi interni Piano ha individuato soluzioni in grado di prevedere la maggiore flessibilità possibile nell'eventualità di variazioni per utilizzi futuri. Quasi tutte le opere di finitura sono manufatti definiti nel dettaglio, progettati e realizzate appositamente per il Centro Polifunzionale. Si tratta di materiali tradizionali raffinatamente interpretati: gli arredi degli uffici in legno e metallo, gli intonaci chiari, i grandi affaccimenti vetrati e la leggera scala con i gradini dalle alzate e dalle pedate vetrate come nello storico Padiglione del vetro di Bruno Taut.
Lungo lo skyaline dell'insieme gli elementi di stacco con il passato, di modernità apertamente denunciata restano le tensostrutture che sostengono alcune delle coperture, divenute qui emergenze caratterizzanti, e che suscitano immagini di immense antenne paraboliche.
Le strutture di acciaio della copertura sono state messe a punto dalla Eiffeil di Parigi. Il progetto del rivestimento in cotto delle facciate è stato tradotto in prototipo, e poi in produzione, dalla azienda Il Palagio, che lavora le terre toscane imprunetine.
Dodici mattonelle estruse e scanalate, componendosi in quattro su tre file, formano il pannello della seconda pelle degli edifici, sorrette da una sottostruttura in acciaio inox; parimenti composti e supportati, ma con diverso tipo di ancoraggio, dei listelli in cotto realizzano i pannelli grigliati che, quando davanti agli infissi, fungono da brise soleil; in questi, dei pezzi speciali raccordano la seconda pelle con la parete retrostante in corrispondenza dell'imbotte dell'infisso. La parete retrostante è rivestita da un cappotto, per cui l'insieme funziona come una facciata ventilata e isolata.
Il coronamento di copertura è risolto con lo sporto di una cornice in vetro stratificato e temprato che aggetta sorretta da mensole in acciaio e crea un passaggio leggero, appena verde, fra il rosato del cotto e l'azzurro del cielo. L'attacco aterra non è trattato in modo specifico:
il rivestimento si interrompe a qualche centimetro dal suolo scoprendo lintonaco giallo che copre il cappotto.
Sul lungo fronte degli uffici dei tagli interrompono la cortina in cotto, arretrandosi e ancora mostrando la finitura a intonaco. Sempre su questo fronte risaltano evidenti, nella lunga prospettiva della facciata, le coperture a falde in metallo e vetro e, insieme, i timpani delle pareti di copertura e qualche corpo tecnico la cui presenza non è del tutto risolta.
In corrispondenza degli ancoraggi del cornicione, degli ancoraggi della tensostruttura della copertura della piazza, così come nelle facciate dei corpi parallelepipedi e circolari, la seconda pelle si interrompe per lacsiare al supporto di parete la sua funzione strutturale.

Bibliografia
'Costruire in laterizio', n. 71/1999
'Arca', n. 137/1999

Sezione longitudinale Pianta piano terra Planimetria generale Particolare scala Vista interna
Particolare facciata Vista esterna Facciata principale Vista d'arrivo