Benetton Factory  

Progettista: Afra e Tobia Scarpa
Gestione del progetto: Eugenio Tranquilli
Struttura: Giandomenico Cocco
Committente: Benetton Group
Località: Castrette di Villorba, Treviso
Datazione progettazione: 1990-93
Datazione realizzazione: 1995
Destinazione d'uso: Edificio industriale
Superficie: 40.000 mq
Volume: 646.500 mc

Costruito tra 1993 e il 1995, a Castrette, da Afra e Tobia Scarpa, il nuovo stabilimento Benetton, si affianca, in un progetto integrato di "cittadella tecnologica", ad altri volumi industriali: lo stabilimento Lana e il centro di distribuzione robotizzato, entrambi realizzati dagli stessi architetti. L'impianto generale è caratterizzato da due volumi di produzione manifatturiera di 15000 mq ciascuno, divisi da una strada interna con funzione di tunnel centrale di servizio largo 40 m. La realizzazione del primo lotto è stata completata in appena otto mesi, e si sviluppa su una superficie di 10.000 mq.
In un sistema flessibile, in continua evoluzione ove i metodi di produzione sono cambiati velocemente, soprattutto negli ultimi anni, dove programmazione e organizzazione rendono possibile una sempre minore concentrazione di personale, la fabbrica Benetton raggiunge un altissimo livello di specializzazione ed un conseguente contenimento del personale operativo (circa 200 persone).
L'espressività del manufatto architettonico, demandata alla caratterizzazione delle coperture, all'immagine orizzontale dei corpi di fabbrica, medita e suggestiva rispetto al paesaggio pedemontano ancora intatto, si antepone a quella verticale e tecnologica della struttura strallata. La semplicità volumetrica del manufatto si inserisce armonicamente nel contesto, rispettosa dei segni legati alla tradizione e all'economia agricola.
La strallatura utilizzata solitamente nella realizzazione di ponti e di coperture per grandi strutture, viene qui applicata in uno stabilimento produttivo ove la scelta progettuale si invera non solo nella rispondenza alle esigenze tecnico-distributive, o strutturali, legate alla possibilità di avere spazi produttivi privi pilastri e per questo più versatili dal punto di vista funzionale, ma piuttosto nel carattere simbolico dell'impianto industriale che diviene così oggetto colto e raffinato, anticipazione di scenari futuri e sintesi costruttiva delle esperienze passate.
La costruzione è composta da un telaio in cemento armato alto 9 metri e lungo 40, al quale sono ancorate le coppie di piloni in acciaio alti 25 metri; a questi si agganciano gli stralli che sostengono una struttura a ponte di 85 metri scaricando il peso sulla struttura in cemento armato. L'ipotesi strutturale prevede un'attenta ricerca di elementi standardizzabili che facilitino nel processo realizzativo, in tutte le fasi di montaggio, la ripetitività, oltre che un considerevole contenimento dei costi. Il portale in cemento armato, che è costituito da una trave cassone larga quattro metri, e da due pilastri a sezione cava, rappresenta l'elemento equilibratore delle due strutture sospese ad "ala" in acciaio che si sviluppano lateralmente per tutta la lunghezza; l'ossatura delle ali è costituita da una serie di mensole e da una trave a cassone centrale che le sostiene. Una sorta di controventatura spaziale, sia del piano superiore sia di quello inferiore conferisce stabilità all'ala sopra descritta. Tale soluzione tecnica permette di dare una maggiore rigidità e di fornire una naturale pendenza della linea di gronda. Le antenne da cui partono i cavi sono costituite da due tubi in acciaio collegati tra di loro da dei traversi; il loro diametro è pari ad 1,2 metri, lo spessore varia da 30 a 35 millimetri, l'altezza della colonna è di 25 metri, l'attacco alla struttura sottostante in calcestruzzo avviene attraverso un grosso pulvino, che costituisce la testa del pilastro sottostante collegato tramite una grossa piastra di acciaio dotata di tirafondi.
Elemento importante nella definizione dell'architettura sono i materiali, pensati nell'economia generate dell'opera, ma anche nel rispetto del suo carattere: il cemento costituisce, certamente, l'elemento forte, ma è con l'acciaio a nervature orizzontali, zincato a caldo, che rivestono le pareti esterne, questo non solo per ottenere una buona climatizzazione interna sia in estate che in inverno (il coefficiente di coibentazione è migliorato grazie ad una sorta di camera d'aria determinata dalla sovrapressione dei locali interni), ma anche per un una voluta accentuazione dell'orizzontalità delle facciate principali. Queste ultime si aprono lateralmente grazie a una fascia vetrata coperta da una pensilina aggettante che segna fortemente la parte basamentale. L'ottimizzazione degli impianti è ottenuta tramite una complessa gestione informatica, che prevede anche il riciclo dell'aria climatizzata. Un edificio semplice nell'impianto, complesso nel disegno, nell'esecuzione e nell'immagine tecnologica d'assieme.

Tratto da Materia n° 32, maggio/agosto 2000, pag 36-45 Federico Motta Editore

Particolare con apertura dei cavedi della mensa sotterranea Veduta aerea della pensilina d'ingresso con i due stabilimenti strallati Veduta generale Sezione trasversale e prospetto zona servizi Dettaglio esecutivo della campata laterale di bordo
Planimetria generale