Testo di Stefano Bernuzzi

BIENNALE DI VENEZIA
   Testo di Stefano Bernuzzi

Una mostra di architettura senza architettura. Sembra un paradosso ma intorno
a questo concetto ruota l'idea fondante e il tema centrale dell'11a Biennale di
Architettura che avrà luogo dal 14 settembre al 23 novembre prossimi. Il
direttore dell'evento veneziano Aaron Betsky ha presentato le idee generali
della sua Biennale in un incontro con la stampa tenutosi l'11 marzo scorso, e
già partendo dal titolo "Out There. Architecture Beyond Building" ha voluto
mettere in chiaro le cose: l'architettura non è solo il "costruire" ma è un
fenomeno culturale molto complesso in cui il costruire e gli edifici ne
rappresentano solo una parziale declinazione.
Betsky, già direttore per sei
anni del Netherlands Architecture Institute (NAI) di Rotterdam, commissario del
padiglione olandese per tre volte (2002, 2004 e 2006) e vincitore del Leone
d'Oro nel 2002, porta a Venezia i suoi interessi che spaziano in tutti gli
aspetti culturali, economici, sociali ma anche tecnici del fare architettura,
"architettura" che a suo parere troppo spesso si confonde con gli edifici e da
qui nasce quel paradosso di cui si diceva all'inizio. In realtà "architettura" è
tutto ciò che riguarda gli edifici, il costruire in primo luogo, ma anche come
questi sono visti dal pubblico, come se ne parla e discute, come interagiscono
tra loro e soprattutto come essi agiscono sulle nostre istituzioni e sulla
nostra società. Perché l'architettura ha la grande forza di agire direttamente
sul nostro quotidiano, ci aiuta a vivere meglio e definisce il senso del nostro
essere. L'architettura si trova ovunque, non solo nei luoghi costruiti, e
bisogna avere la mente e la vista aperta per trovarla, scoprirla e capirla, in
tutti i suoi aspetti. La Biennale secondo Betsky dovrà aiutarci in questo senso:
è l'evento culturale di più ampio respiro internazionale, attira molto pubblico
e permette di coinvolgerlo in una concezione culturale molto ampia.
Come si
concretizzeranno dunque le buone idee di partenza di Betsky? Essendo una
Biennale senza edifici sarà di conseguenza senza la consueta iconografia
tradizionale, immagini, disegni, modelli e in generale senza quelle che il
curatore americano ha definito "cartoline"; le fotografie sono rintracciabili e
visibili ovunque, gli edifici costruiti o in fieri sono già stranoti e
riconoscibili su qualunque media. Subito all'entrata delle Corderie
dell'Arsenale si troverà una stanza dove una serie di video mostreranno
frammenti, visioni, utopie con l'architettura immaginata dagli autori del
passato,  e questo legame con il passato sarà ribadito in una sezione
successiva dedicata alla città di Roma, presa come paradigma ed esempio di
sviluppo urbano, dai fasti della classicità all'idea di una nuova urbanità
contemporanea. I restanti spazi dell'Arsenale saranno ocuupati da una serie di
installazioni-manifesti d'intento del fare architettura andando oltre il
costruito, realizzate da 15 designer tra cui Diller Scofidio+Renfro, UN Studio,
Massimiliano Fuksas, Droog Design. Il Padiglione Italia sarà dedicato
all'architettura sperimentale proveniente da tutto il mondo, concepita come
de-formazione e ri-formazione delle forme, strutture fantastiche, utopia o
dis-utopia, in una mostra curata da Emiliano Gandolfi che coordina un gruppo di
giovani curatori internazionali. Questa ampia ricognizione sarà affiancata da
sei mostre monografiche dedicate alle grandi firme che hanno fatto della
sperimentazione il proprio metodo progettuale, Frank Gehry, Herzog & de
Meuron, Morphosis, Zaha Hadid, Coop Himmelb(l)au e uno studio ancora in fase di
definizione. Immancabile infine l'apporto di internet in questa analisi generale
con un progetto interattivo curato da Saskia van Stein.
La Biennale di Betsky
si vorrebbe porre quindi non tanto come un momento di studio e di riflessione
sullo stato di fatto, quanto piuttosto come un punto di partenza per definire un
nuovo modo di vedere e comprendere l'architettura, una necessità molto sentita
dal curatore perché altrimenti, usando le sue parole, "l'architettura è
destinata a morire".

www.labiennale.org