formazione – BIM è l'acronimo di un sogno: quello di un'applicazione che ci aiuti a ridurre la complessità senza rinunciare ai vantaggi del costruire contemporaneo.

È il sogno di un sistema con cui generare architetture complicate con gesti semplici, di cui si possa visualizzare comportamento e prestazioni come se si avesse a servizio uno stuolo di ingegneri, ma con i quali il dialogo sia facile come con il nostro parrucchiere o con il salumaio. È il sogno di un software intelligente, che non solo rappresenta gli oggetti nelle loro tre dimensioni, ma che è ca-pace di comprendere e compiere comandi complessi, addirittura di automatizzarli, soprattutto di un ambiente in cui trovare, in tempo reale e in forma digitale, tutte le possibili informazioni utili: ad organizzare il cantiere, le sue forniture e lavorazioni nonché la manutenzione e la gestione dell'opera realizzata, dal suo collaudo alla sua dismissione.

Dal CAD al BIM si è arrivati con un passaggio tanto rivoluzionario quanto quello dal disegno a ma-no al CAD: con un applicazione BIM si costruiscono (virtualmente) degli oggetti, non se ne disegna semplicemente il contorno ma si permette di associare loro ogni possibile informazione utile. Associando, alle informazioni geometriche, quelle relative alle stratigrafìe e ai materiali che si pre-vede di utilizzare, quelle relative al programma dei lavori, ai costi unitari, alle esigenze di manu-tenzione eccetera, insegnando al software come recuperarle nella maniera più automatica possibi-le e a renderle disponibili in maniera utile per altri applicativi, i sogni che ricercatori quali Charles M. Eastman che coniò tale termine oltre trent'anni fa, sono quasi tutti stati realizzati. Si è ridotta l'esigenza di "ridisegnare" il progetto di un edificio ad ogni passaggio progettuale, ri-sparmiando di tempo e risorse; si è unificata la fonte delle informazioni (input) e il luogo in cui de-positare quelle prodotte (output) in fasi progettuali diverse, riducendo, se non eliminando, il ri-schio di incoerenza del progetto (esempio tipico: il progetto strutturale e quello impiantistico).
Questa è quella che si suole Progettazione Digitale e l'utilizzo dei BIM, in Italia, è stato sinora con-finato alla queste applicazioni.
Poi, si sono viste le prime applicazioni 4D (il tempo è la quarta dimensione), capaci di rappresenta-re l'oggetto progettato non solo nella sua versione finale ma anche nella sua evoluzione temporale di cantiere. Quindi le applicazioni 5D che, al tempo e alla geometria, associavano le informazioni relative ai costi, al flusso di cassa e al bilancio di commessa. Di lì la generalizzazione di una dimen-sione in più per ogni altra stratificazione informativa relativa a fasi e problematiche successive al cantiere. È stata, quindi, aggiunta la seconda emme del BIM(M), per identificare quello strumento che supporta la condivisione e l'utilizzo di tutte le informazioni utili a gestire (la M sta per sta per Management) l'edificio che si realizza dalla fase di progettazione sino idealmente alla sua Demoli-zione.

Il BIM all'inglese
Il BIM e le sue applicazioni gestionali hanno delle straordinarie potenzialità, basate sulla condivi-sione dei dati non solo tra i progettisti ma tra tutti gli Operatori del Processo Edilizio e sul poter così perseguire in maniera integrata le finalità dei singoli.
La condivisione è stata già ampiamente promossa, a livello di Committenza, negli Stati Uniti, a Hong Kong, a Singapore, in Finlandia e in altri paesi nordici, ma il primo Grande Paese che ha deci-so di perseguire non solo in termini sperimentali tale obiettivo, secondo una precisa Strategia di Miglioramento della Spesa Pubblica, è il Regno Unito, ove si è stabilito di renderne porogressiva-mente obbligatorio l'utilizzo entro il 2016.
Di questo tema si è discusso il 20 Luglio 2011 presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano all'interno di un Seminario organizzato da Enrico De Angelis, che tendeva a mettere a confronto la realtà britannica e la grande effervescenza che la caratterizza, innescata dalle scelte del governo locale, e quella italiana. Il seminario ha permesso a ricercatori e operatori italiani di incontrare due dottori di ricerca italia-ni che da tempo operano in inghilterra: Claudio Benghi, della Northumbria University di Newcastle e Riccardo Balbo, della University of Salford di Manchester; il primo, ricercatore della BIM-Academy ed esperto di applicazioni per il Project Management; il secondo, co-fondatore del MInD group - e responsabile dello sviluppo dei progetti formativi BIM dell'Ateneo locale). Ci hanno riferito che, oltre Manica, la percezione diffusa da parte di coloro che devono ancora sperimentare il BIM è che esso produca esclusivamente un miglioramento della produttività (una migliore coordinazione tra i documenti, una maggiore tempestività nelle consegne, una riduzione di un certo tipo di errori legati alla produzione della documentazione di progetto), oltre a incre-mentare l'efficacia nella visualizzazione dell'opera nella fase "prototipale". Ma che la maggior par-te degli Operatori che lo hanno sperimentato, ha capito che che il BIM richiede (e permette) gran-di cambiamenti: nei flussi di lavoro, nelle prassi e nelle procedure. I benefici concreti che il BIM può arrecare non derivano solo dal lavorare più efficacemente, bensì dal mutare metodo di lavoro.

Il BIM all'italiana
Nel nostro Paese, le applicazioni gestionali del BIM sono ancora un tema di nicchia per pochi ap-passionati, ma ci si sta muovendo.
Al Politecnico di Milano, partendo dal Programma di Ricerca InnovANCE, in avvio sotto la guida scientifica del Dipartimento che ha organizzato il seminario, si cerca di offrire un abbrivo a un'azione riformista, pure in assenza di una Politica governativa in materia. Il BEST ospita anche la sede di IAI nel Nostro Paese, che è l'istituzione internazionale che si preoccupa di verificare la ca-pacità di dialogo dei software commerciali tra di loro, condizione necessaria per un utilizzo perva-sivo di tali sistemi e per sfruttarne davvero le potenzialità collaborative, e che L'Italia, sia pure con un ruolo da "gregario-inseguitore", fa parte del gruppo buildingSMART, che ha messo a punto le metodologie per operare tali verifiche. Anche l'Università degli Studi di Brescia, che ha partecipato all'incontro, è attiva in tal senso e sta conducendo attività formative BIM-Based a vantaggio di Medie Imprese di Costruzioni, nonché studi sul Riconoscimento Automatico dello stato di avanzamento dei lavori in cantiere, per la mes-sa a punto di nuove applicazioni dei BIM 4D.

Sia il Sistema Professionale italiano, sia quello Imprenditoriale, non solo per le difficoltà della si-tuazione congiunturale, hanno bisogno di ridurre la propria frammentazione dimensionale e ren-dersi più efficienti, di innovare. L'adozione delle tecnologie BIM permette di promuovere anche questo tipo di innovazione, intervenendo sui caratteri sistemici e strutturali dell'intero Settore Co-struzioni.
In questo contesto, il seminario ambiva ad essere anche un occasione di incontro tra la potenziale domanda di supporto e di ricerca, da parte degli Operatori economici e professionali italiani, e l'offerta dell'Accademia, anche porgendo un'esempio circa come questa possa offrire servizi for-mativi e consulenziali simili a quelli offerti dai colleghi inglesi.

Riccardo Balbo, University of Salford
_BIM and Integrated Design

Claudio Benghi, Northumbria University
_Building Information Modelling

Vittorio Caffi, Politecnico di Milano
_Building Smart

Angelo Ciribini, Università degli Studi di Brescia

Bruno Daniotti, Politecnico di Milano

Enrico De Angelis, Politecnico di Milano

Alberto Pavan, Politecnico di Milano

presentazione

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corso di formazione

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