Blocco per residenze e uffici  

Località Rua Clotilde Ferreira da Cruz - E.N. 14, Maia, Portogallo
Committente Sr. Ribeiro
Progettista Eduardo Souto de Moura
Collaboratori Tomás Neves, José Carlos Mariano
Consulente Enarte - Engenharia e Arquitectura, Lda.
Appaltatore diretto Ribeiro de Sousa & Silva Correira, Lda.
Paesaggista Laura Costa
Progetto 1997
Realizzazione 1998 - 2001
Superficie lotto 1.680 m2
Superficie costruita 6.412 m2

Porto è in fermento! Il vivido impeto di trasformazione che ne sta sconvolgendo l'assetto urbano in vista dei Campionati Europei di Calcio del 2004 - pur con quel senso di pacatezza che contraddistingue l'atmosfera tipica della città - è conseguenza o causa (seguendo quel simbiotico legame che in quest'area lega l'anima della città a quella dell'architetto), dell'irrequietezza che sembra pervadere il linguaggio dei progettisti portuensi?
Una domanda più che lecita, visto che a Porto è in atto una rivoluzione e che gli ultimi progetti redatti dai maestri dell'architettura che vi operano si sono rivelati i sensori urbani di un'evoluzione, di un repentino cambiamento!
Souto de Moura in modo particolare sta riflettendo, e quindi elaborando, un nuovo e del tutto personale concetto di contemporaneità dell'architettura. Le variabili tettoniche che fin'ora lo hanno contraddistinto sono come impazzite. Il suo linguaggio, ormai consolidato da vent'anni di carriera, sembra essere stato parzialmente, se non totalmente, messo in discussione.
La reinterpretazione degli stilemi della modernità, filtrati attraverso un forte sentire della tradizione costruttiva portoghese, ma anche l'estrema facilità nella definizione di un luogo, l'uso e l'accostamento dei materiali più svariati, il minimalismo arricchito da dettagli ricercati, sobri, ma vibranti di forti identità; queste sono le costanti a cui Souto de Moura ci aveva abituato, elementi che ora sembrano essere stati assorbiti, per lasciare il passo a nuove sperimentazioni, di cui talune completamente dissacratorie, dettate dalla ferma volontà di riformare la disciplina, proiettandosi verso un futuro basato sul ribaltamento delle regole base dell'architettura in divenire.
Se Álvaro Siza sta orientando la sua opera in direzione di sperimentazioni che ne proiettano l'architettura verso produzioni più sensuali, intrise di forme e spazi più sinuosi e cromaticamente più vivaci, Souto de Moura va al di là, indirizzando la sua ricerca verso aspetti più che formali, metodologici, tendendo all'individuazione di regole dettate dalla necessità più che da un uso indiscriminato di immagini e linguaggi preordinati.
Un percorso etico che dà vita ad architetture dissonanti rispetto a quelle sin ora prodotte, architetture spesso più estroverse e immediate, che implose e meditative. Una sorta di 'metodo eclettico' si sta appropriando dell'architetto portuense che, pur riconoscibilissimo nel suo personale linguaggio tecnico e formale, va plasmando le sue forme in funzione delle diverse esigenze funzionali e tipologiche, ma ispirandosi a nuove e meno empiriche pulsioni progettuali che sembrano emergere da moti repressi, rivelando istinti sin ora sconosciuti.
Ed ecco che nuove variabili si affacciano nell'atto progettuale, a dare immagini e concretezza ad una dimensione architettonica quasi schizofrenica: la sovversione delle regole, riscontrabile nel progetto recente per due abitazioni unifamiliari a Ponte de Lima, l'ironia, il gioco, il paradosso, nell'intervento di conservazione del mercato di Braga, la plasticità, protagonista della la nuova Casa del Cinema.
In linea con quanto detto fino ad ora, il blocco per uffici e abitazioni di Maia traccia un particolare capitolo nella produzione del maestro portoghese, affrontando il tema della modulazione in chiave del tutto atipica, tanto da rappresentare il manifesto di un nuovo e fortemente ricercato manierismo.
Il blocco, destinato ad edificio per abitazioni collettive e realizzato in una zona di espansione residenziale della città, contiene trentadue appartamenti, più otto spazi commerciali, articolati su un'area rettangolare di 45 x 17 m, con un piano interrato per il parcheggio delle auto, un piano terra commerciale e i restanti cinque residenziali.
Il rettangolo di base, diviso da due assi centrali, è composto da due corpi separati, quindi indipendenti in termini d'accessi ed entrate, ma che risultano compositivamente continui e simmetrici. In modo da accogliere meglio l'organizzazione interna dell'edificio, gli spazi accessori, quindi i collegamenti verticali e orizzontali, ma anche i bagni e le aree di servizio e di deposito, sono stati collocati in un blocco interno in cui è inserita la struttura centrale dell'edificio. Sul fronte orientale sono presenti i due distinti ingressi alla zona residenziale, gli accessi a quattro dei negozi e l'ingresso per le auto al parcheggio interrato. Sul fronte occidentale sono situati invece gli accessi agli altri quattro negozi.
La tipologia degli appartamenti è stata pensata per essere sviluppata secondo una successione lineare degli ambienti, con la cucina vicina all'ingresso e in successione il soggiorno, il bagno e le camere, il tutto strutturato intorno ad un corridoio largo 1.40 m. Il modulo strutturale, basato su un quadrato dalle dimensioni di 5.90 x 5.90 m, determina una larghezza di 2.95 m che, negli alloggi, corrisponde all'ampiezza delle camere, mentre nel parcheggio sotterraneo definisce la dimensione dei posti auto.
La facciata è scandita modularmente dalle aperture e dal rivestimento, articolato mediante l'impiego di un sistema di veneziane in alluminio, adoperate seguendo due diversi sistemi; mentre la maggior parte sono fisse sul muro esterno e permanentemente chiuse, altre sono delle semplici tende alla veneziana, utilizzate per le finestre e le aperture delle lavanderie come anche per le vetrine degli spazi commerciali del piano terra.
Sebbene il blocco sembri sostanzialmente la sintesi di un concetto estremo, di un minimalismo esasperato, come lasciano trasparire la sua forte monoliticità e il considerevole salto di scala che esso genera inserendosi nel tessuto edilizio circostante, un'attenta analisi rivela evidentemente un'essenza estremamente complessa, in cui sono sottintese una serie di aspirate contraddizioni. Si tratta sicuramente di un'architettura modulare per il suo rigore compositivo, per la trama strutturale e la distribuzione degli ambienti, disegnati con puntuale proporzione, ma anche per l'allitterazione ossessiva delle veneziane impiegate nel paramento, ma contemporaneamente questa stessa ostentata modularità viene negata dalla casualità delle aperture, che ne alterano l'equilibrio compositivo. Viene fuori un contenitore sicuramente perfetto funzionalmente e tecnologicamente, per la maniacale cura nei dettagli, nella scelta dei materiali nonché nella perfetta distribuzione degli spazi, ma il suo involucro è allo stesso tempo effimero, logicamente inutile, ai limiti della scenografia, per l'utilizzo delle veneziane a rivestimento delle pareti cieche.
Un paradosso architettonico fortemente ricercato, sicuramente una delle sfaccettature più incidenti nel percorso evolutivo che porterà l'architettura soutiana a nuove e più stabili soluzioni formali. Una fase di passaggio che sembra voler superare ogni forma di formalismo, di cliché. Assimilata e prodotta ogni forma di minimalismo d'ispirazione miesiana, densa di tradizione e innovazione tutto portuense, le architetture di Souto sembrano voler espandere i propri confini oltre il limite definito dalla lineare e ineccepibile corrispondenza tra spazio e funzione, tra struttura e forma, verso nuove, inaspettate, imprevedibili variabili.

Testo di Donatello D'Angelo
Estratto da Materia n. 40

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												Pianta piano terra
Pianta primo piano Prospetti nord e ovest Sezioni trasversale e longitudinale