In un sito precedentemente non curato e soggetto a traffico pesante in una zona centrale di Copenhagen (a due passi dal Parlamento), per la quale in precedenza c’erano state numerose altre proposte di sviluppo rimaste inattuate, è stato realizzato l’edificio conosciuto come BLOX. Questo progetto rappresenta un altro capitolo tra le opere architettoniche che stanno ri-plasmando la relazione tra il centro cittadino e l’acqua, in particolare con il porto che è sempre stato un elemento chiave dell’identità di Copenhagen: in passato come attivo porto industriale e ora, con acque ripulite, come nuova fonte di incontro e di attrazione. Il nome BLOX si riferisce sia alla forma architettonica (ottenuta dalla sovrapposizione di più blocchi) che all’idea di accatastare una sull’altra molte attività e funzioni diverse. L’aggregazione di volumi dà origine a un fabbricato “terrazzato” con arretramenti e sbalzi che si alternano su un’altezza di circa 25 m per i sei piani fuori terra (che si sommano ai 17 m dei 5 piani interrati). A tale aggregazione volumetrica corrisponde un raggruppamento di molteplici destinazioni d’uso: oltre ad ospitare il Centro di Architettura Danese (DAC), contiene spazi espositivi, un auditorium, spazi di co-working, il BLOX Hub (uno spazio di lavoro per società, istituti di ricerca e organizzazioni impegnate nello sviluppo urbano sostenibile), un caffè, una libreria, un fitness centre, un ristorante, ventidue appartamenti, spazi ricreativi sia indoor che outdoor (con la creazione di una nuova piazza) e un parcheggio pubblico interrato completamente automatizzato con 350 posti auto.

L’idea era che il mix di molte differenti funzioni sarebbe stato utile per evitare che l’edificio e gli spazi circostanti rimanessero svuotati al di fuori delle ore di ufficio. Un aspetto decisamente interessante è che il fabbricato realizza una sorta di ponte che va a ricucire (sia sopra che sotto il livello stradale) i due lati di una delle principali vie di collegamento di Copenhagen (Christians Brygge), creando una connessione pedonale tra la piazza costeggiata dal Bryghusgade e il porto. Si è trattato di una sfida costruttiva particolarmente impegnativa che ha pesantemente influenzato la sequenza di montaggio: le autorità locali hanno consentito solo limitate chiusure temporali della strada che è stata quindi completamente funzionante durante i giorni lavorativi con un flusso giornaliero di circa 25.000 veicoli. Un compito impegnativo che l’appaltatore principale Züblin ha risolto utilizzando strumenti di pianificazione digitale e modelli 3D dettagliati durante la pianificazione e l’esecuzione del complesso progetto. L’involucro è definito da facciate vetrate con texture leggermente diverse: per tutte le porzioni non destinate a uffici sono stati adottati vetri con tonalità verde che richiama i tetti verdi in rame, tipici della città, e i toni del mare all’interno del porto, con tonalità cangianti al variare dei riflessi dell’acqua e del cielo su di esse. Gli uffici sono tendenzialmente riconoscibili dalle vetrate bianche mentre alcune parti (ad esempio i locali tecnici) hanno rivestimenti metallici. Gli uffici, oltre che per il colore, si differenziano per il corpo rettangolare abbastanza compatto, quasi un “anello ottante”, in contrasto con i blocchi frammentati al di sotto (piano terra) e al di sopra: le residenze, poste in sommità, sono sparse in bocchi separati e arretrati rispetto al filo esterno sottostante, in modo da aumentarne la privacy e da creare ampie e piacevoli terrazze. Tale arretramento dei livelli superiori ha la conseguenza di ridurre l’effetto di altezza complessiva.

Il DAC è posizionato al centro del complesso ed è organizzato in una sequenza di spazi verticali a partire dall’ingresso, localizzato nel piano interrato, fino al caffè al quarto piano, con una panoramica vista sulla città. La trasparenza è protagonista sia nella relazione con l’ambiente circostante - dalla grande sala espositiva centrale è possibile vedere il traffico scorrere sia nella sede stradale che nel bacino portuale - che tra i vari locali: le facciate vetrate interne consentono di affacciarsi sui numerosi ambienti e piani sfalsati dell’edificio. Sviluppando una zona che per anni era rimasta inutilizzata, peraltro confinata dall’acqua su due lati (dal muro del porto e dal canale Frederiksholms), uno spazio che prima era destinato solo al passaggio del traffico è diventato uno spazio che può essere vissuto dalle persone: un luogo che era solo da oltrepassare è diventato un luogo nel quale si può lavorare, visitare, addirittura risiedere. I progettisti sottolineano che molti edifici di Copenhagen sono spesso inaccessibili e chiusi in se stessi mentre BLOX assorbe la vita cittadina, tanto da essere una città nella città: prima di tutto il vincolo dato dal percorso stradale si trasforma in stimolo progettuale e, contemporaneamente, la vita pubblica entra in relazione quotidianamente con il parcheggio interrato, con l’attraversamento pedonale, con il parco giochi che può essere trasformato in un cinema all’aria aperta e che consente alla scuola materna locale di poter riporre i propri giochi quando non in uso. Il risultato è un elemento architettonico nuovo e caratterizzante, un’aggregazione di forme e funzioni (normalmente separate) che si contraddistingue e al tempo stesso fa riferimento a quanto esistente nei dintorni: rispetta l’altezza delle costruzioni vicine e con le sue vetrate verdi riecheggia le guglie di rame e i corsi d’acqua della città. Un’altra architettura contemporanea da poter apprezzare navigando lungo le acque del Københavns Havn, il porto di Copenhagen.

STRUTTURA
Le sovrapposizioni disallineate che originano il profilo terrazzato dell’edificio, la strada che lo attraversa e il parcheggio interrato sono tutte limitazioni nella disposizione dei pilastri in quanto richiedono ampi spazi e ampie luci senza elementi portanti verticali e non consentono quindi l’adozione di una maglia strutturale convenzionale. Mediante analisi strutturali approfondite, condotte da Arup, si sono vagliate più soluzioni no a quella finale con un telaio di 18 travi di acciaio che coprono luci di calcolo no a circa 30 m. Tra queste travi ce ne sono alcune alte uno/due piani, con altezze che variano da 2,4 a 8,4 m. Pilastri e travi di acciaio portano solai in calcestruzzo prefabbricato disposti in luce alle travi per ridurre l’altezza totale degli impalcati. Le solette degli uffici sono state collegate in modo da evitare la necessità di un getto integrativo superiore. A causa della complessa interfaccia tra le travi, nonché delle elevate dimensioni e forze in gioco, è stato creato un modello digitale per studiare la sequenza di montaggio della struttura e per determinare gli sforzi che sarebbero stati presenti nel telaio di acciaio durante l’assemblaggio. Con il modello strutturale adottato è stato fondamentale il controllo delle deformazioni sia durante la fase di costruzione, così da adottare idonei dispositivi di puntellazione, sia durante la vita utile, ad esempio prevedendo su un certo numero di travi una premonta tale da contenere le deformazioni complessive. Relativamente al solaio sul quale scorre l’arteria stradale, per garantire che il traffico non causasse problemi di rumore o vibrazioni, sono state posate travi in calcestruzzo prefabbricato preteso alte 575 mm con un getto superiore di 75 mm. Tali travi sono state fissate su appoggi isolati.

IMPIANTI E FACCIATE
A causa dell’uso misto dell’edificio e dei vincoli legati alla presenza della strada, le strategie da adottare per la dislocazione degli impianti e per la distribuzione delle canalizzazioni sono state fondamentali per piani care lo spazio in maniera efficiente.I locali tecnici sono situati in varie parti della costruzione: nel seminterrato ci sono i principali collegamenti con il teleriscaldamento e il teleraffrescamento, insieme all’impianto di ventilazione che serve il piano interrato e le aree dedicate alla ristorazione. Un’area impiantistica supplementare si trova sotto l’auditorium, con altre aree più piccole che servono gli uffici e gli appartamenti. Siccome il layout delle piante è piuttosto profondo, per il raffrescamento sono stati utilizzati i soffitti freddi nella maggior parte dei casi, con aria fresca fornita a livello del pavimento (attrezzato pure per la rete elettrica e di connessione dati). Le travi fredde sono state impiegate lungo il perimetro per fornire raffrescamento supplementare sulla facciata. Lo spazio espositivo principale e l’auditorium utilizzano bocchette di ventilazione per la distribuzione dell’aria, mentre il ristorante e gli appartamenti hanno i loro sistemi dedicati. Un’analisi termica dettagliata è stata essenziale per ottenere una facciata ventilata naturalmente e altamente isolata. Le prestazioni della facciata hanno richiesto un’attenta considerazione per ottenere il giusto livello di trasmissione della luce all’interno (per soddisfare i livelli di illuminazione richiesti dalla normativa danese), mantenendo al contempo un valore U (trasmittanza termica) e un valore G (guadagno solare) appropriati. Per selezionare la tecnologia ottimale sono state analizzate otto configurazioni di facciata in base a criteri quali il comportamento energetico, la trasmissione di luce diurna, i costi, la manutenzione e l’estetica.

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Il progetto è stato improntato a un concetto di sostenibilità molto ampio, non limitato a questioni di risparmio energetico ma indirizzato anche alla valutazione di eventuali impatti sociali ed economici. Il modello di valutazione SPeAR® di Arup è stato adoperato per fare un’analisi mediante una serie di criteri che spaziano su aspetti ambientali, sociali ed economici in un più ampio contesto culturale e geografico.In Danimarca le richieste in termini di contenimento energetico, scaturite dall’accordo di Copenhagen del 2009, sono più restrittive di quelle in altri Paesi e sono state determinanti nelle scelte progettuali, comportando la ricerca di soluzioni idonee per ridurre le emissioni di anidride carbonica e per incorporare il carbonio durante la costruzione e la vita dell’immobile, ovvero per controbilanciarne e neutralizzarne il suo uso. L’edificio fa uso di energie rinnovabili e riesce a contenere il consumo di energia primaria inferiore a 40 kWh/mq/anno.È gestito da un impianto di recupero calore che usa il teleriscaldamento e il teleraffrescamento di Copenhagen basato sul raffrescamento tramite acqua di mare e l’uso di calore residuo ottenuto dalla produzione di elettricità (un fattore chiave per la riduzione e l’eliminazione dei combustibili fossili come fonte di riscaldamento/raffrescamento). I pannelli fotovoltaici in copertura producono 145,000 kW/h/anno. Il comfort degli utenti è stato un obiettivo fondamentale: l’isolamento acustico dal rumore e dalle vibrazioni della strada è ottenuto grazie a facciate ad alto isolamento e a un accurato studio ingegneristico della struttura a ponte. Le facciate degli uffici sono completamente vetrate in maniera tale da garantire una vista generosa verso l’esterno e da ridurre l’utilizzo di luce artificiale. Sono presenti dispositivi di illuminazione a basso consumo e sia le luci che i sistemi di ombreggiamento della facciata sono automatizzati per mezzo di un controllo centralizzato della luce solare.

Scheda progetto
Progettisti: OMA
Committente: Realdania By og Byg
Main contractor: Züblinengineers: Arup
Località: Copenhagen, Denmark
Superficie: lorda-netta 27.000 mq/17.000 mq
Periodo di costruzione: 2013-2017
Inizio scavi: 2013
Inaugurazione ufficiale: 2018
Proprietario: Realdania
Area lotto: 11.500 mq
Spazi urbani e parco giochi: 5,500 mq
Terrazze esterne: 3.300 mq
Piani: 6 fuori terra, 3 interrati
Dimensioni edificio: 74x75 m, altezza fuori terra 26 m, basamento 16 m
Numero massimo di occupanti: 1.850
Dimensioni del passaggio urbano: 13 m di larghezza x 65 m di lunghezza x 4 m di altezza
Numero di auto che attraversano l’edificio: 25.000 al giorno
LE 2015 edificio a basso consumo: 40kWh/mq/yr
Energia rinnovabile: teleriscaldamento teleraffrescameno, pannelli fotovoltaici
Produzione di energia da fonte solare: 145,000 kW/h l’anno
Punti ricarica auto elettriche: 6
Capacità massima: 350 automobili
Area per parcheggio: 14.2 mq
Livelli parcheggio: 3
Tempo di parcheggio: 40 - 60 secondi per auto
Tempo di recupero: meno di 200 secondi per auto
Dimensioni box di parcheggio (l x b x d): 40x67x7.8 m
Numero corsie/cabine trasferimento/ veicoli: 2 / 6 / 12
Architectural designer: OMA
Partner: Ellen van Loon
Project Director: Adrianne Fisher / Chris van Duijn
Traffico, questioni ambientali, fuoco, analisi dei rischi e ingegneri locali: Arup with Cowi - Structures, Building Services, Fire, Traffic, Sustainability
Servizi strutturali, di costruzione e di ingegneria delle facciate e servizi di consulenza sulla sostenibilità ICT e AV, sicurezza del trasporto verticale, illuminazione diurna: Arup Façade Engineering
Cost & Risk Management: Aecom
Acoustics: Royal Haskoning DHV
Scenography: Ducks Scéno
Lighting Design: Les Éclaireurs
Landscape Design: Kragh & Berglund
Playground: 1:1 Landskab: Niras
Main contractor, construction design, coordination of Bim 3D-models, digital planning with Bim 5D®: Züblin
Impresa facciate: Metallbau Früh
Impresa parcheggio automatizzato: Lödige Industries
Photos: Clement Guillaume, OMA, Delfino Sisto Legnani and Marco Cappelletti, Richard John Seymour, Hans Werlemann

Arketipo 130, giugno 2019, Aggregazioni