Durante la giornata della Memoria del 2015, la Comunità ebraica di Bologna ha concepito l’idea di un Memoriale da realizzare in città. L’obiettivo era creare un’iniziativa precisa e concretizzabile in tempi brevi, e così è stato. È stata indetta una competizione internazionale (la Shoah Memorial Competition) e, a pochi mesi dalla pubblicazione del bando, sono state raccolte 284 proposte da parte di architetti e studi di progettazione, delle quali il 30% provenienti dall’estero. La commissione che ha selezionato i progetti è stata presieduta da Peter Eisenman, architetto autore del progetto del Memoriale di Berlino. La scelta finale è ricaduta sull’idea progettuale presentata da SET Architects, un gruppo di giovani architetti romani (Lorenzo Catena, Chiara Cucina, Onorato di Manno e Andrea Tanci).
Uno dei fondatori dello studio, Onorato di Manno, così ha descritto la nascita del progetto:
“Immaginiamo gli spazi architettonici come scenari della vita, un'architettura che dialoghi in modo diretto con chi la vive attraverso l'attento rapporto con il contesto e la cultura locale, con un approccio critico nei confronti dell'oggetto architettonico come fattore culturale. Appena individuato il tema e le specifiche tecniche, abbiamo cominciato a riflettere e parlare ai parenti dei deportati. Alla fine è stata la frase iniziale di Se questo è un uomo di Primo Levi a indirizzare la progettazione (“Voi che vivete sicuri, nelle vostre tiepide case […] Considerate se questo è un uomo”)”
Il progetto, inaugurato proprio nella ricorrenza internazionale del 27 gennaio, Giornata della Memoria, è composto da due blocchi di acciaio alti 10 metri, che si fronteggiano all’angolo tra via dei Carracci e il ponte di via Matteotti, convergendo l’uno verso l’altro fino a delimitare una fessura larga appena per far passare una persona. Ai lati, orbite vuote sovrastano il percorso, in una ripetizione quasi ossessiva verso tutte le direzioni. Esse rappresentano le celle dei deportati. E il vuoto lasciato da chi le occupava. Una facciata liscia, invece, rappresenta l’altra faccia del Memoriale, in cui le celle si intravedono attraverso lievi sporgenze, realizzata in tal maniera per riflettere immagini, luci e suoni. È anche questa la funzione del monumento, quella di attirare come un magnete le persone, per motivare una riflessione, una discussione o solo un pensiero su quanto accaduto. Le cavità cubiche, che si ripetono morbose, convergono sul visitatore trasmettendo il malessere che raffigurano. Anche la scelta del materiale, l’acciaio corten che si corrode all’aria aperta, suggerisce l‘oppressione di ciò che rappresenta. Nei blocchi, però, la profondità spaziale assume il ruolo del tempo: sulla faccia interna ciò che è avvenuto, sulla faccia esterna, l’oggi. “Una faccia liscia - ha spiegato l’architetto Di Manno - sulla quale risaltano le linee delle celle confluendo nella consapevolezza contemporanea. Su quella faccia si scrive coscientemente una vita diversa, opposta, alla barbarie del passato”.
"Su quella superficie si può continuare a ‘scrivere’ il presente - ha sottolineato Daniele De Paz, presidente della Comunità Ebraica di Bologna -. Coscienti del male e dell’ignoranza del passato rispondiamo, tutti assieme, con la vita, il ricordo e il dialogo, affinché la brutalità non risorga, in nessuna forma e contro nessuna cultura. Il nostro vero memoriale è un gesto antichissimo di ospitalità: aprire le porte e condividere le nostre memorie".
Un ruolo importante all’interno del Memoriale è giocato certamente dal simbolismo. Per questo non esistono sono scritte (tranne una targa con i benefattori che l’hanno reso possibile). È il luogo stesso a parlare: una piazza immacolata, sorta sopra la neonata stazione dell’alta velocità, lo stesso luogo in cui si verificò l’attentato del 2 agosto 1980: "È un luogo urbano intatto, da riempire di significati - ha ricordato De Paz -. Nello stesso tempo, è un sito della memoria. Affiancare il Memoriale della Shoah alla Strage di Bologna significa offrire, a chi fa il suo ingresso ideale in città, la possibilità di ricordare entrambe".