Un obiettivo ambizioso per il progetto Brisa 5 di Park Associati: effettuare, nel centro di Milano, un intervento di retrofitting su due edifici di Pietro Portaluppi, il primo risalente al 1919 e il secondo agli anni Trenta. Un approccio al progetto che ha dunque dovuto tenere in considerazione le stratificazioni storiche dell’architettura e dell’urbanistica milanesi. «Ci siamo trovati spesso a relazionarci con i grandi architetti del Moderno Milanese nei nostri interventi di riqualificazione urbana. L’approccio a Portaluppi è stato particolarmente delicato: dovevamo lavorare su due edifici indipendenti, addirittura progettati e costruiti in epoche diverse. Come sempre abbiamo cercato di approfondire il più possibile la conoscenza del progetto originario e siamo arrivati a una conclusione che può sembrare paradossale. Il nostro intervento doveva essere in sintonia con quello che Portaluppi stesso aveva fatto: affiancare due architetture in stili completamente diversi. Così nasce l’idea per il volume che abbiamo aggiunto all’edificio più basso: un segno contemporaneo in discontinuità filologica con il progetto di Portaluppi», raccontano Filippo Pagliani e Michele Rossi dallo studio Park Associati.

Il complesso a cui si fa riferimento è composto da due edifici rispettivamente di 3 e 5 piani, il primo caratterizzato da una facciata in bugnato liscio che segue uno stile legato alla secessione viennese e il secondo legato ai criteri modernisti.

La richiesta dei committenti ha riguardato una ristrutturazione completa, che potesse anche occuparsi di redistribuire i volumi e riorganizzare la composizione degli spazi per renderli più funzionali e flessibili, considerata anche la necessità di rispondere alle esigenze di almeno due diversi tenant.

Per quanto riguarda la nuova geometria dei volumi, il progetto ha preso via dal cambiamento di destinazione d’uso dell’esistente garage interrato: «l’esigenza di convertire l’ampio garage al piano interrato ad uso uffici ci ha portato a disegnare un generoso patio ipogeo, circondato dalle pareti vetrate delle sale riunioni presenti a questo livello. Al piano superiore, la caffetteria e altri spazi comuni si affacciano su questo ambiente. In questo modo abbiamo trasformato un intervento difficilmente percepibile dall’esterno in uno dei punti cardine del progetto, attorno a cui ruota tutta la vita dell’edificio», continuano Filippo Pagliani e Michele Rossi. Diventato nucleo dell’intero progetto, il nuovo patio trova ulteriore forza attraverso la presenza di un grande albero di melograno, posto nella zona di affaccio delle sale interne interamente vetrate e che possono così usufruire di una vista sul verde pur nel centro cittadino.

Oltre all’inserimento del nuovo patio, Park Associati ha modificato la geometria dei volumi trasferendo nel nuovo sopralzo parte delle funzioni precedentemente collocate al piano terra, ora occupato da atri, caffetteria, spogliatoi per i più sportivi e area di ricovero per le bicilette. Il nuovo volume si differenzia in modo netto dalle architetture esistenti: «Si è volutamente scelto di dare una finitura fortemente materica al nuovo volume vetrato aggiunto al corpo basso del complesso. Abbiamo utilizzato una rete polimerica ottonata laminata tra le lastre che compongono la vetrocamera. La sua cromia brunita dialoga all’esterno con la facciata in bugnato liscio con influenze di stile viennese, del 1919. All’interno questo vetro lascia trasparire la luce naturale, proteggendo al tempo stesso gli ambienti dall’irraggiamento. Un’altra scelta in continuità con i materiali originali è quella della pavimentazione del cortile ipogeo interno, in cui è stato usato un rivestimento in continuità con la facciata dell’edificio più alto, costruito negli anni ’50 del secolo scorso».

Brisa

A proposito di materiali, parte dell’intervento ha riguardato anche la facciata razionalista della torre, che è stata completamente ripulita portando alla luce il brillante color grigio del Ceppo di Grè, pietra naturale tipica della zona del lago d’Iseo. Per i prospetti, inoltre, è stato rivisitato il ritmo delle aperture in facciata, con l’inserimento di pilastrini nelle parti in vetro e lamiere grecate, le stesse usate per il vetro del sopralzo descritto precedentemente.

Definiti i volumi del nuovo intervento, ha preso avvio la parte di progetto dedicata alla composizione degli interni, che ha tenuto in considerazione sia l’identità storica di ciascun corpo, per rispettarne i criteri stilistici, sia le richieste di nuova funzionalità di chi occupa oggi gli spazi: «per la suddivisione degli spazi interni si è scelto di rispecchiare la composizione architettonica del complesso assegnando a ciascun tenant un elemento iconico: a uno la torre razionalista, all’altro il corpo basso di stile più classicheggiante, con il nuovo volume vetrato. Avendo avuto l’opportunità di seguire il progetto fino all’allestimento interno di uno dei tenant, siamo riusciti a mantenere un dialogo tra l’architettura originale e le esigenze di suddivisione degli spazi, dettate dagli standard di space planning di un grande studio legale internazionale», proseguono gli architetti.

Non ultimo, il progetto Brisa 5 ha ottenuto il certificato LEED Gold V4 Shell&Core grazie a una serie di scelte impiantistiche e tecnologiche messe in atto per contenere i consumi dell’involucro; si tratta di pannelli fotovoltaici posati sulla copertura della torre, utilizzo di acqua di falda per la geotermia e l’installazione di una copertura verde sul sopralzo per realizzare massa termica.

Foto di Andrea Martiradonna, Mario Frusca, Federica Cocco