Cabel Building  

Località Via Cherubini, 99 Empoli, Firenze,
Italia
Committente Cabel
Holding
Progettazione 1992
Realizzazione
1997
Progettazione Massimo
Mariani
Collaboratori Umberto Santi, Alessandro
Mariani
Struttura Bruno Bertelli
Interventi
pittorici
Pantworks Alessandro Mariani, Elda
Bellone
Superficie 1650 m2
Direzione dei
lavori
Piero Casini
Modelli e rendering Alessandro
Mariani

La facciata di un edificio rappresenta in architettura uno straordinario
mezzo di comunicazione, capace, più di ogni altro mirabolante dettaglio, di
imprimersi nella memoria del passante ed esprimere (o talvolta negare) l'essenza
di un progetto. Ciò trova conferma anche nei casi di ristrutturazione e nei
progetti di recupero, in cui le possibilità di atteggiamento progettuale
spaziano dall'abbattimento quasi totale dell'esistente a favore della
salvaguardia della sola facciata e della sua immagine - è il caso frequente di
interventi di ristrutturazione funzionale nei centri storici - all'edificazione
di facciate completamente nuove per vecchi edifici, una sorta di lifting urbano
reso necessario per esprimere il rinnovato "carattere" di un edificio che
modifica la propria identità.
Questa seconda possibilità trova applicazione
nel progetto che Massimo Mariani, architetto non nuovo all'architettura di
committenza bancaria, ha curato per la Holding Cabel. Si tratta della
ristrutturazione di una fabbrica di abbigliamento della fine degli anni Sessanta
da trasformare in sede per uffici.
La pianta ed i volumi piuttosto
disorganizzati della ex-fabbrica vengono nascosti visivamente dalla grande
superficie inclinata, scura e riflettente della facciata: un sottile e
resistente velo in lastre di grès porcellanato GranitiFiandre di formato 40x40,
con giunti chiusi, sottili e appena visibili, e sistema di ancoraggio a
scomparsa, diventa la "pelle" nuova e levigatissima di un edificio all'apparenza
mai esistito prima, dall'aspetto omogeneo e forte, che, almeno per l'esterno,
non rinuncia all'immagine tradizionalmente monolitica della banca.
Sicurezza
e solidità che, nell'incombenza della facciata sporta su chi entra, trasmettono
un vago senso di forza e impenetrabilità.
L'accesso agli uffici è regolato da
una porta di ingresso virtualmente resa più ampia e invitante dalle pareti
morbidamente smussate, sovrastate dalla grande finestra che, con le sue
dimensioni, mitiga l'accentuata orizzontalità dell'edificio, mostrando
all'esterno il lucernario piramidale e forato che illumina, con un'ombra rosa,
la hall del piano terreno. Il volume vuoto e coloratissimo del lucernario è il
fulcro del progetto: sfonda i solai ad ogni piano e sbuca sul tetto organizzando
le funzioni intorno alla sua presenza totemica: ricevimento, uffici, mensa, sale
di attesa e di riunione, fino alla grande terrazza dell'ultimo
piano.
L'ispirazione per quello che appare a tutti gli effetti una scatola
magica scaturisce dai collages di immagini da riviste di abbigliamento che
Mariani ha composto durante una malinconica vacanza in montagna: la torre rossa
da cui fuggire gioiosamente attraverso finestre. Queste, quadrate in un primo
collage, diventano, in un secondo, fori tondeggiant: le "macchie" di luce del
lucernario costruito.
Il richiamo al mondo della moda e dell'immagine, è
fortemente presente nel progetto e deriva, al di là del carattere autobiografico
dell'autore, dalla memoria della vecchia funzione della fabbrica di vestiti: gli
interni dell'edificio, violentemente colorati, sono stati tutti progettati
dall'architetto che ha voluto - qui sì - sdrammatizzare l'immagine cupa legata
alla tipologia della banca e offrire a chi entra un ambiente di ispirazione
fantastica. Mariani stesso racconta di aver voluto sorprendere, come spesso
nelle sue architetture, chi entra, chi esce, chi transita davanti all'edificio,
nel tentativo di "non fare mai ciò che ci si aspetta". Ne deriva un'architettura
di forte impatto, espressiva e comunicativa: da un lato interpretabile come
un'architettura pubblicitaria, legata alla riconoscibilità dell'immagine della
committenza; dall'altro lato un'architettura "di carattere", un oggetto unico e
simbolico posato nell'anonimo contesto residenziale che lo circonda.
La
caratteristica oggettuale dell'edificio si rafforza di notte, quando la facciata
monolitica e compatta scompare e si illuminano gli spazi interni mostrandosi
come un vestito da sera di un'architettura prêt-à-porter, cucita con cura su di
una seta nera.

Testo di Raffaella Lecchi
Estratto da Materia n. 31

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Pianta piano terra
Sezione longitudinale