Galleria fotografica – La nuova sede universitaria torinese è un complesso strutturato intorno a quattro cortili e si distingue per la pulizia e la linearità dei volumi

Nel dicembre del 2000, l'Università di Torino ha presentato un avviso pubblico di project financing per la progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione per 20 anni della nuova sede della Scuola di biotecnologie. Il progetto è stato dato in concessione alla Società di biotecnologie, associazione temporanea di imprese private formata da Finpiemonte, De-Ga, Aem e Sinloc. Tre anni dopo, nel dicembre 2003, si è conclusa la fase di progettazione e, nell'ottobre 2006, la struttura è stata inaugurata. L'edificio si insedia nell'area precedentemente occupata dalla vecchia sede della Facoltà di Medicina Veterinaria e copre una superficie complessiva di 15.000 m2 articolati su due piani fuori terra e un piano interrato. Il complesso è stato dimensionato per accogliere circa 1000 studenti e 200 tra docenti e personale di supporto.

Un'immagine austera
L'accesso pedonale alla Scuola si trova lungo Via Nizza, arteria ricca di servizi e trasporti pubblici, a qualche minuto a piedi dalla Stazione di Porta Nuova, posizione strategica anche per la vicinanza con altre facoltà, tra cui Medicina. Gli edifici sono strutturati intorno a quattro cortili, due collocati nella parte ovest del lotto e due a est. La piazza alberata sul fronte stradale è un elemento di comunicazione con l'esterno che, tuttavia, garantisce la necessaria separazione grazie a un'ampia vetrata “filtro”. Un porticato collega le diverse aree: le aule per la didattica situate nei fabbricati soprastanti, le sale per lo studio nell'edificio restaurato, i laboratori per gli studenti, l'amministrazione e i laboratori dei ricercatori nella parte retrostante del complesso. I laboratori di ricerca si affacciano su un cortile caratterizzato da un gradevole giardino interno, chiuso superiormente da una copertura vetrata: qui i ricercatori possono incontrarsi e confrontarsi in un ambiente intimo e stimolante. La pulizia dei volumi e del calcestruzzo trasmettono un'immagine di disciplina e austerità che ben si accostano alla destinazione d'uso del complesso. Al grigio del conglomerato cementizio si contrappone il rosso delle pavimentazioni esterne di porfido del Trentino e della resina delle pavimentazioni interne.

Aule dai grandi ambienti
La struttura portante del nuovo complesso è realizzata totalmente di calcestruzzo faccia a vista, all'infuori della grande vetrata-schermo su Via Nizza, delle passerelle e della copertura del giardino, realizzate con leggere strutture di acciaio e vetro. I grandi ambienti delle aule, degli uffici e dei laboratori, totalmente liberi da pilastri interni, sono stati ottenuti grazie al ricorso ad una struttura con setti portanti di calcestruzzo e a solai alveolari prefabbricati di calcestruzzo armato precompresso con luce pari a 14 metri. Per le passerelle e la copertura di acciaio e vetro al di sopra del cortile interno, la tematica dell'antincendio è stata approfondita con un approccio innovativo, fino a oggi utilizzato da pochi addetti ai lavori e solo recentemente introdotto nella normativa italiana. Le strutture sono state, infatti, analizzate con il metodo prestazionale del Fire Safety Engineering (Fse), abbandonando quindi il tradizionale approccio prescrittivo. Il procedimento attuato dal progettista antincendio è consistito nella definizione di un modello di simulazione mediante schematizzazione a zone degli ambienti, nella definizione dei sistemi di connessione tra le diverse zone individuate, nell'esplicitazione dei possibili scenari di incendio e nell'identificazione degli obiettivi di sicurezza che dovevano essere raggiunti.

Il software di simulazione per l'antincendio
Il modello di calcolo è stato, poi, analizzato al fine di determinare l'andamento delle temperature in alcuni punti critici, con il software di simulazione Cfast (Consolidated Fire And Smoke Transport), messo a punto e pubblicato dal Nist (National Institute of Standards and Technology) del governo degli Stati Uniti. I risultati delle simulazioni hanno consentito un'elevata riduzione delle protezioni antincendio da prevedere negli spazi analizzati con un risparmio economico significativo. La sola protezione prevista è stata infatti la realizzazione, in corrispondenza delle uscite di emergenza del primo piano, di un primo tratto di calpestio delle passerelle di calcestruzzo, anziché di vetro.

Soluzioni tradizionali
Le scelte impiantistiche sono state, invece, orientate verso soluzioni tradizionali. Negli uffici, l'impianto di condizionamento invernale ed estivo è a ventilconvettori con circuito a due tubi. Non è previsto il ricambio forzato dell'aria, in quanto gli ambienti sono dotati di serramenti apribili per consentire un'idonea ventilazione naturale. Nelle aule e nei laboratori è presente un impianto di ventilazione meccanizzato in grado di garantire il rinnovo dell'aria in funzione delle specifiche condizioni dei diversi ambienti. In ragione degli impianti di trattamento dell'aria presenti, che permettono il controllo di temperatura (le Uta sono provviste anche di opportuni recuperatori di calore), umidità e purezza dell'aria di rinnovo, nessuno dei serramenti installati nelle aule e nei laboratori risulta essere apribile, consentendo la realizzazione di ampie e luminose vetrate con un'incidenza del telaio ridotta al minimo. L'intervento si presenta come una vera scuola all'aperto per diversi aspetti ingegneristici che variano dalla meccanica delle strutture (l'acciaio e il calcestruzzo a vista manifestano, infatti, gli schemi di funzionamento della maggior parte delle strutture e degli elementi presenti) alla progettazione antincendio per l'impiego di procedure e materiali atipici in posizioni critiche.