Campi di impiego

Pavimentazioni esterne
L'uso del marmo nelle pavimentazioni esterne evidenzia alcuni comportamenti di questo materiale che ne limitano le possibilità di utilizzo; il marmo infatti non è caratterizzato da elevata resistenza ad usura e quindi per le pavimentazioni stradali va bene solo quando sono soggette a traffico pedonale, poichè sottoposto al passaggio di autoveicoli, tende a deteriorarsi rapidamente.
Usando il marmo per le pavimentazioni esterne è sconsigliabile inoltre attuare dei trattamenti di finitura poichè, soprattutto la levigatura e la lucidatura, tendono a creare delle superfici che a contatto con gli agenti atmosferici diventano molto scivolose e quindi pericolose. Al contrario risultano più efficaci trattamenti che tendono a creare effetti di scabrosità superficiale, che però non permettono la piena valorizzazione cromatica del materiale.
Mentre i marmi cristallini metamorfici possiedono buone caratteristiche meccaniche, molte pietre ornamentali hanno caratteristiche nettamente inferiori che ne rendono sconsigliabile l'applicazione nelle pavimentazioni esterne.

Pavimentazioni interne
Il marmo viene molto utilizzato nell'interno degli edifici e in particolar modo nelle pavimentazioni e le principali tipologie sono le seguenti:

- pavimenti in lastre
le lastre vengono posate sul sottofondo dell'ambiente e tagliate in modo da adattarsi dimensionalmente allo spazio che si ha a disposizione; con il marmo si realizzano frequentemente elementi di finitura come battiscopa, zoccolini e soglie.
Le forme più comuni sono quelle rettangolari, con spessore di qualche centimetro, in base alle dimensioni delle lastre stesse.
Per tutti gli elementi la posa in opera avviene tramite allettamento con malta cementizia e chiusura accurata dei giunti.

- pavimenti in getto
vengono realizzati disponendo sul piano di posa uno strato di legante cementizio alto qualche centimetro e sopra questo uno strato di finitura costituito da un impasto ottenuto mescolando elementi lapidei di piccole dimensioni e conglomerato cementizio: lo strato così ottenuto viene levigato e lucidato dando un effetto di superficie lapidea continua.
Per le pavimentazioni alla genovese o alla veneziana si usano granulati lapidei mescolati a leganti e pigmenti; per il pavimento alla genovese la granulometria è solitamente più piccola (5 mm di diametro) mentre per quello alla veneziana è più grande (circa 20 mm).
Per conferire rigidità allo strato di calcestruzzo preparatorio ed evitare l'insorgere di fenomeni di ritiro si può creare un'armatura con una rete elettrosaldata; una volta avvenuta la presa la superficie viene progressivamente levigata e lucidata e i giunti vengono realizzati con elementi metallici disposti ad intervalli regolari.
Diverse sono invece le metodologie per realizzare i pavimenti a mosaico che, secondo la prassi più antica, prevedono l'uso di elementi cubici regolari che vengono disposti secondo un disegno o posti in opera direttamente o preparate a piè d'opera e incollati al rovescio su supporto cartaceo; le tessere lapidee vengono poste in opera sugli strati leganti del sottofondo mediante interposizione di un velo di puro legante e battitura meccanica.

- pavimenti in marmette o marmettoni
questa pavimentazione, che ha avuto grande diffusione all'inizio del novecento, prevede l'impiego di elementi preconfezionati costituiti da uno strato di supporto in malta di cemento e da uno strato di finitura a base di legante, scaglie, frammenti e polvere di marmo.

- pavimentazioni galleggianti
sia i marmi che i graniti si possono lavorare in strati sottili e utilizzare nella finitura di pavimentazioni galleggianti.
La struttura di questi pavimenti prevede un sistema metallico di sostegno, un pannello di supporto, generalmente in legno ricomposto e stabilizzato, ed il materiale di rivestimento superficiale; le lastre hanno generalmente forma quadrata (60x60 cm) e vengono montate sui pannelli multistrati in laboratorio in modo da portare in cantiere il prodotto già ultimato e pronto per la posa in opera.

Rivestimenti esterni
Le modalità di impiego del marmo in questo campo sono del tutto analoghe a quelle del granito, anche se le minori caratteristiche prestazionali rendono necessario un uso comunque più oculato.
E' importante che le pietre impiegate non siano gelive poichè altrimenti si potrebbero verificare distacchi del rivestimento causati da cicli di gelo e disgelo.
Va considerata con molta attenzione l'esposizione del rivestimento poichè l'effetto delle radiazioni solari può generare a lungo andare effetti di alterazione ed opacizzazione delle tonalità cromatiche, mentre lo scarso soleggiamento è causa, soprattutto nelle esposizioni a settentrione, di fenomeni di degrado connessi alla presenza di umidità e di microrganismi.

Rivestimenti interni
In questi rivestimenti le sollecitazioni sono ovviamente inferiori a quelle presenti negli esterni quindi, considerando condizioni ottimali di clima controllato e di riparo dagli agenti atmosferici e dalle aggressioni ambientali, i litotipi che si possono utilizzare sono tantissimi, purchè soddisfino requisiti minimi di sicurezza e facilità gestionale.
La posa in opera viene solitamente effettuata o con un imbottitura completa di malta e spinotti d'acciaio, oppure con listelli di legno precedentemente ancorati alla struttura mediante viti e bulloni a vista.
Le dimensioni delle lastre possono essere standardizzate (dai 20x20 cm in su) oppure in funzione del luogo in cui devono essere collocate, con spessori variabili in base alle estensioni delle lastre stesse.
Queste vengono comunque applicate su pareti grezze già esistenti, tramite elementi di collegamento e fughe più o meno accentuate, e vi vengono poi fissati dei perni metallici per collegarli alla muratura lasciando uno spazio intermedio che in un secondo momento viene riempito con malta cemetizia avente funzione di legante.
Il fissaggio può essere effettuato anche mediante tasselli ad espansione con testa a vista, liscia o rivestita da borchie.

Piastrelle
Negli interni il marmo viene anche utilizzato sotto forma di piastrelle, ovvero piccoli elementi standardizzati in strato sottile che vengono posti in opera con metodi simili a quelli utilizzati per i materiali ceramici.
Il lato da incollare è cosparso da uno strato di polvere di marmo che, se non viene eliminato mediante lavaggio e viene incorporato nell'adesivo può compromettere la buona aderenza.
Per la posa in opera anche in questo caso si usano malte cementizie con metodo tradizionale, oppure mediante adesivi in strato sottile, anche se nel caso di spessori poco uniformi è preferibile la prima soluzione che permette di assorbire eventuali differenze nel massetto di posa.
Quando si usano gli adesivi è necessario valutare con attenzione il colore che può influenzare le sfumature del materiale, mentre nell'effettuare la posa bisogna sempre fare attenzione alle fughe tra le piastrelle, necessarie per mediare eventuali dislivelli tra gli elementi.
Essendo il marmo in spessori sottili particolarmente soggetto agli effetti degradanti dell'umidità, soprattutto alle deformazioni, per ovviare a questi problemi si possono usare nella posa in opera preparati privi di acqua.

Tratto da "Atlante dei materiali di cava"; supplemento di AREA n.60, Federico Motta Editore