architettura – Il complesso di abitazioni sociali realizzato dallo studio londinese Foreign Office Architects a Carabanchel, area periferica di espansione e riqualificazione a sud-ovest di Madrid.

L'edificio prende forma da una riflessione su due concetti: quello di anonimìa, come risorsa, anziché come limite, della vita metropolitana nella società globale, e quello della temporaneità dell'immagine architettonica, come strumento autentico per esprimere, lontano da soluzioni puramente formali, l'individualità all'interno della omologazione.

Nel quadro del vasto ed ambizioso programma di interventi avviato nel 2003 dalla storica EMVS1, Farshid Moussavi e Alejandro Zaera Polo irrompono con la proposta di un organismo architettonico animato. Alla compattezza e staticità di monolitici blocchi residenziali, viene contrapposta la leggerezza e la dinamicità di un contenitore primitivo, nella forma e nella materia: uno stereometrico parallelepipedo - delle dimensioni generali di 100x16.40xh18.80m - in stuoie di canne di bambù, al cui interno sono compattati ottantotto alloggi, differenti per dimensione e forma.

Il complesso è disposto, con giacitura nord-sud, lungo il margine occidentale di un lotto di 100x45 m, interamente modellato in un nuovo suolo artificiale, che ridisegna i dislivelli del terreno e, al proprio interno, ospita parcheggi, locali tecnici e depositi. I contorni inclinati del basamento, la continuità del manto di erba che lo riveste, i varchi che bucano il sovrastante volume residenziale, conferiscono a quest'ultimo caratteri di isolamento e leggerezza.
L'immagine è quella di uno scrigno, dalle geometria pura e consistenza fragile; solitario nella propria estraneità al frastuono di segni del contesto; laconico nel mostrarsi apparentemente privo di finestre; ermetico, nel negare la comprensione della scala dell'edificio, della stratificazione orizzontale dei livelli e di ogni riferimento scalare alla dimensione dell'uomo.

Eppure dinamico e vitale. A rendere espressiva la corteccia dell'edificio intervengono i bisogni, le abitudini di vita, i desideri, la creatività dei residenti, cui i progettisti delegano la configurazione, programmandone la manovrabilità attraverso un sistema di ante apribili a fisarmonica e ripiegabili sull'esterno. La superficie in bambù può così assumere, provvisoriamente, una delle infinite conformazioni che segnano il passaggio dalla condizione di totale chiusura a quella di pressoché completa apertura, in relazione alle casuali e transitorie necessità o desideri degli utenti, di luce o ombra, di permeabilità visiva o intimità, di protezione o ventilazione. Ogni porzione apribile dell'involucro si compone di un numero variabile, tra 4 e 7, di pannelli incernierati, di 40 cm di larghezza ed altezza corrispondente all'interpiano.

Questi sono composti da una griglia microforata di zinco, intelaiata in una struttura di acciaio, collegata, tramite il dispositivo di scorrimento, alle travi di bordo dei solai. All'interno del reticolo di sottili linee verticali ed orizzontali generato dalla sequenza dei pannelli, le stuoie di bambù - fissate alla rete metallica e disposte in verticale, su un doppio ordine - disegnano la trama irregolare della materia naturale, e rievocano le condizioni di spontaneità e vitalità proprie dell'architettura minore. L'uniformità del cannucciato che, ignorando ragioni di esposizione solare, avvolge senza soluzioni di continuità l'intera costruzione, nega la propria specifica funzione di brise-soleil per assumere piuttosto quella di dispositivo ricercato per garantire l'omogeneità dell'immagine complessiva e, al contempo, l'espressione dell'individualità. L'effimera corteccia di bambù contrasta con il contenuto statico ed immutabile della costruzione: spazi domestici fissi, bloccati, prodotto di una rigida normativa che ha imposto quantità e rapporti di superficie. Ottantotto unità, distinte in quattro tipi edilizi e relative varianti, sono distribuite su sei livelli secondo lo schema tipologico dell'edificio in linea, con struttura a travi e pilastri in acciaio contenuta nei muri divisori tra gli alloggi. Austerità e semplicità contraddistinguono gli spazi interni comuni, dalle pareti bianche e spoglie, e legittimano soluzioni architettoniche tradizionali, come la scala a due rampe affiancate che distribuisce una coppia di appartamenti per piano, ad eccezione delle testate del fabbricato.

L'assunto funzionalista del doppio fronte di esposizione, se da un lato conduce al progetto di unità abitative strette e molto profonde (2.60x13.40m al minimo), ironicamente definite dagli stessi progettisti "tubi residenziali", dall'altro garantisce la coerenza tra involucro e contenuto. Alla trasparenza costruttiva della corteccia di bambù corrisponde dunque quella letterale delle ampie vetrate che circoscrivono gli spazi domestici. Nello scarto tra l'involucro e gli infissi trovano collocazione logge profonde 1,5 m sui lati maggiori, ad est ed ovest, e "camere d'aria" di soli 50cm sui lati minori. Sono spazi semi-aperti di mediazione tra interno ed esterno, ambiti ad uso privato animati dalla poesia della minuta trama delle linee di luce che il sole compone con le stuoie, essa stessa mutevole in relazione alle condizioni atmosferiche e al trascorrere del tempo.


scheda progetto

Luogo: Madrid, Spain

Committente: Client Empresa Municipal de la Vivienda y Suelo

Progettista: FOA, Foreign Office Architects, Farshid Moussavi, Alejandro Zaera Polo

Collaboratori: David Casino, Leo Gallegos, Joaquim Rigau, Caroline Markus, Nerea Calvillo

Progetto strutture: engineer Jesús Hierro

Progetto elettrico: Faseven

Impresa di costruzione: Acciona

Progetto facciate: Asetecnic

Tempi di realizzazione: 2007

Superficie costruita mq: 11.384,27