Casa Altinho sorge alla periferia sud ovest del centro di Lisbona nell’omonimo quartiere, a metà strada tra il Ponte 25 de Abril e il quartiere di Belèm, così chiamato per la sua altitudine rispetto all’antica Rua da Junqueira a partire dal quale si sviluppa. Si tratta di un recupero, a opera dell’architetto portoghese António Costa Lima Arquitectos, che prevede la trasformazione in abitazione di un magazzino tipico della cintura di edifici logistici che circondano le rive del fiume Tago, oggi in gran parte convertiti a nuovi usi. La particolarità della morfologia del contesto urbano in cui si colloca la costruzione è la rottura della continuità della Rua da Junqueira all’incontro con la via Largo Marquês Angeja che dà origine a un interstizio che permette una vista privilegiata del fiume e del vicino MAAT - Museo di Arte, Architettura e Tecnologia - ricavato nell’ex Centrale Elettrica Tejo, uno degli esempi nazionali di archeologia industriale della prima metà del XX secolo, nonché uno dei poli museali più visitati del Paese.

La prima importante scelta operata dal progettista è quella di mantenere il perimetro murario della vecchia costruzione nella sua interezza e di operare, nell’adattamento al nuovo uso, innestando una nuova scatola nella scatola preesistente del magazzino. Realizzata in mattoni che contrastano con la calce naturale del rivestimento a intonaco del magazzino, l’addizione appare come una estrusione del volume esistente in un confronto alla pari tra l’archetipo del magazzino e quello della casa di abitazione con copertura a doppia falda. L’occupazione del volume preesistente intreccia spazi vuoti e volumi solidi in un sapiente gioco volumetrico e di relazione tra interno ed esterno. Tre patii a tripla altezza creano una spazialità ricca e frammentaria che si percepisce soprattutto osservando le riuscitissime sezioni dell’edificio. La residenza, che emerge dal perimetro della costruzione preesistente, si sviluppa essenzialmente al primo e secondo piano toccando solo parzialmente il piano terra. La nuova costruzione è di fatto sospesa su un sistema di travi e pilastri in acciaio parallelo al perimetro del magazzino per non gravare strutturalmente sulla muratura esistente. La sua indipendenza è anche figurativa, enfatizzata dal gioco materico del contrasto tra vecchio e nuovo e da quella dei patii a tripla altezza. Il piano terra è occupato quasi esclusivamente dallo spazio di ingresso a nord in parte aperto e in parte coperto e utilizzabile per il ricovero delle auto. Solo una piccola porzione del piano terra è dunque abitabile. Al suo interno trovano collocazione una biblioteca, una camera e alcuni locali di servizio. Il solaio riprende la tipologia del magazzino industriale con putrelle in acciaio e voltine in mattoni disposti di foglio. Al centro dell’edificio, in corrispondenza del secondo patio rivolto a ovest, vi è il box vetrato del corpo scale che conduce agli spazi abitativi veri e propri dei livelli superiori.

Al primo piano si trova la zona notte, con gli spazi più privati della casa, costituita da tre camere da letto con i rispettivi guardaroba, e dai bagni. A questo livello gli ambienti sono introversi, intimi, con affacci mai diretti verso l’esterno ma filtrati dalle corti dei patii interni createsi con la separazione del nuovo involucro da preesistente. Al secondo livello si trova la zona giorno articolata in una cucina con ampia zona pranzo a nord e in un soggiorno a sud. Il percorso si conclude con l’ultima rampa di scale che si fa aperta e conduce a un piccolo patio sul tetto. La zona giorno del secondo piano si apre a sud con una grande vetrata verso una profonda loggia con vista sul fiume. Qui, in corrispondenza del piccolo patio nell’angolo a sud est, parte del solaio è formato da una rete di corda su cui è possibile ciondolarsi sospesi su un vertiginoso vuoto a tripla altezza. Lo spazio che mostra l’intradosso inclinato delle due falde delle coperture è uniforme, minimale, con pavimenti in battuto di cemento che si uniformano alle pareti e al soffitto (a memoria della vita industriale dell’edificio preesistente) su cui spiccano gli arredi di legno scuro. Al pari del volume aggiunto (che è una estrusione in verticale del corpo a falde del magazzino originario) lo spazio loggia è una estrusione in senso orizzontale del profilo a capanna dello spazio abitativo aggiunto. La sua forma è creata per mezzo di un telaio metallico in acciaio corten che regge il layer esterno in mattoni pieni che caratterizza l’esterno del nuovo edificio. A nord lo spazio giorno è risucchiato, come a sud, verso una grande vetrata a tutta parete la quale però non è direttamente affacciata sulla via esterna ma filtrata dal patio a tripla altezza che definisce l’ingresso. La zona pranzo è dunque illuminata per via indiretta attraverso il patio nord dove la luce piove dall’alto e lateralmente ed è filtrata e resa vibrante dal fitto alternarsi di pieni e vuoti comune alla loggia sud. Lo sfondo della grande parete vetrata è il “velo” di mattoni pieni punteggiato da vuoti che definisce la trama/texture della parete muraria nord.

LA NUOVA GEOMETRIA DI CASA ALTINHO
Casa Altinho ha la sua particolarità nel sapiente gioco di estrusione dei volumi aggiunti rispetto alla preesistenza, un vecchio magazzino in muratura e intonaco di calce collocato sulla sponda ovest del fiume Tago con vista verso il Museo MAAT di Lisbona. Una estrusione in mattoni pieni in contrasto con l’intonaco della preesistenza che si gioca in due direzioni: in senso verticale, dove il volume è come “stirato” verso l’alto, e in orizzontale, dove le due pareti verticali in mattoni e la copertura a falde (con manto di copertura sempre in laterizio pieno) sono traslate a nord e a sud a formare una sorta di galleria. La nuova costruzione è sospesa su una struttura indipendente di travi e pilastri di acciaio corten tangente al perimetro interno del preesistente magazzino. I solai del piano terra, che coprono uno spazio aperto destinato al ricovero delle auto e una piccola porzione di abitazione, hanno solai in voltini formati da mattoni pieni a una testa posati di foglio con getto di completamento superiore in modo da comporre piccole volte ribassate appoggiate sulle ali inferiori delle putrelle. Il pavimento esterno è in ciotoli di pietra basaltica come la pavimentazione esterna di Largo Marquês Angeja a enfatizzare il ruolo di passaggio tra interno ed esterno di questo spazio. I restanti solai sono in lamiera grecata con getto superiore di completamento. L’ultimo livello è a due falde inclinate visibili all’intradosso a formare un tetto a capanna tipico dell’archetipo della casa. L’involucro esterno della nuova aggiunta è uniforme sia in facciata che in copertura. Esso è realizzato con una finitura esterna in mattoni pieni a una testa disposti in verticale, alternativamente di piatto e di coltello, a formare una vibrante trama muraria piena. Quest’ultima si smaterializza nelle estrusioni orizzontali nord e sud del volume abitativo in corrispondenza dei loggiati esterni. Qui i mattoni di piatto lasciano spazio al vuoto e i mattoni disposti di coltello, sostenuti da un telaio in acciaio corten, formano una sorta di frangisole esterno che protegge dagli eccessi del sole e dagli sguardi indiscreti.

Vista del fronte ovest

Scheda progetto
Località: Lisbona
Progettista: António Costa Lima Arquitectos
Team: André Ribeiro, André Pinto de Cunha, João Ribeiro de Almeida, Bernardo Lino
Committente: privato
Data: 2018
Photos: Francisco Nogueira

Arketipo 146, Residenze, Aprile 2021