Caterpillar House è il nome dato alla residenza progettata per un collezionista d’arte e la sua famiglia dall’architetto Sebastián Irarrázaval; situata ai piedi delle Ande di Calle Manquecura, a Santiago del Cile, è composta da dodici container in precedenza utilizzati per il trasporto merci sulle navi. L’edificio, imponente nella sua composizione, è rappresentativo della filosofia progettuale dell’architetto cileno: è l’espressione del riciclo e del riuso, di un’architettura sostenibile che si armonizza al contesto territoriale in cui si inserisce non solo nella composizione volumetrica, ma anche nella materia e nel colore, e dove lo studio degli interni, dall’atmosfera industriale, porta alla realizzazione di spazi suggestivi e attenti a ricercare un rapporto continuo con l’esterno.

Distribuiti in modo da seguire le caratteristiche geomorfologiche del territorio, caratterizzato da ampie altezze e pendenze, i container, di misura e grandezza differente, realizzano una costruzione estremamente movimentata, con un gioco di lunghezze, sbalzi e arretramenti, pieni e vuoti, che avvolgono il panorama cileno, armonizzandosi con esso. La superficie totale della villa è di 350 m2, distribuiti su due livelli. Al primo terra, realizzato da una serie di setti e i pilastri che sorreggono i container, è collocata l’ampia zona giorno, uno spazio aperto e flessibile. Il piano superiore, invece, è composto dall’aggregazione dei container nei quali si sviluppa tutta la zona notte. L’area esterna è stata studiata come un “contenitore aperto”, una stanza che si affaccia verso il paesaggio arido cileno, ospitante piscina e solarium. Nello specifico, per realizzare tutti gli ambienti dell’abitazione, sono stati impiegati cinque containers standard da 40 m2, sei da 20 m2 e uno da 40 m2 per la piscina, per un totale di dodici elementi.
I moduli prefabbricati sono resi uniformi non solo nella forma rettangolare, ma anche nell’involucro e nel colore con un rivestimento esterno in lastre metalliche nelle cromie tipiche del paesaggio in cui l’architettura si inserisce, montate attraverso una sottostruttura che permette di modellare i diversi corpi ricreando volumi scultorei e levigati. Il rivestimento esterno ha permesso di realizzare un involucro termicamente isolato attraverso l’interposizione di uno strato di pannelli di poliuretano tra la struttura del container e la finitura esterna in lamiera.
Attraverso un’attenta progettazione dell’involucro, in netta contrapposizione al concetto di standardizzazione e modularità connesso all’idea di container, Sebastián Irarrázaval Arquitectos hanno elaborato i diversi volumi per creare un edificio dinamico, dove interni ed esterni coesistono in un continuo rapporto visivo. Gli ambienti interni sono suggestivi, caratterizzati da altezze differenti, con sbalzi che protendono verso il paesaggio; gli spazi aperti sembrano “cadere” a strapiombo sulla vallata. I diversi container sono stati aggregati attraverso travi di acciaio a vista, accostandoli nel senso della lunghezza, nel rispetto dell’orografia del terreno, e lasciando uno spazio interstiziale tra un volume e l’altro. Questa soluzione consente, non solo di rompere la modularità degli spazi, ma anche di favorire la circolazione dell’aria negli ambienti interni, sfruttando al massimo la ventilazione naturale e azzerando quasi la necessità di ricorrere a un raffreddamento meccanico, nell’ottica di un risparmio energetico. Lo studio attento del contesto, della morfologia dei luoghi e delle condizioni climatiche, unitamente agli approfondimenti dal punto di vista costruttivo per l’assemblaggio dei diversi moduli, ha portato l’architetto a una organizzazione degli spazi interni funzionale e per nulla rigida. Gli spazi interstiziali frapposti tra un volume e l’altro hanno permesso di realizzare ambienti di vita ampi e non bloccati sulla modularità dei singoli container. La disposizione dei moduli consente, al tempo stesso, di convogliare l’aria fresca proveniente dalle montagne verso valle, realizzando un microclima interno confortevole, e la luce, che viene incanalata dalle grandi vetrate che chiudono i moduli verso monte. Questa direzionalità, inoltre, permette allo sguardo di dirigersi sempre verso la vallata alla ricerca di un rapporto continuo tra interno/esterno. L’impiego innovativo dei container, trasformati in elementi strutturali prefabbricati per abitazioni contemporanee, restituisce l’idea delle nuove tendenze architettoniche e, soprattutto, dell’affermarsi di una filosofia costruttiva sempre più attenta al riciclo creativo senza perdere di vista la qualità architettonica, tecnologica e l’armonia del costruito nel contesto in cui si inserisce. La Caterpillar House è capace di legare insieme espressione formale, sostenibilità energetica e filosofia del riciclo.

SBALZI VERSO IL PAESAGGIO
Una composizione suggestiva di volumi che irrompe verso il paesaggio di Lo Barnechea, con sbalzi pronunciati che si protendono decisi verso la vallata, con travi e pilastri volutamente messi in evidenza a sottolineare il carattere predominante di questo progetto. Tutto ciò è stato possibile grazie alla resistenza intrinseca del container marittimo. La sua struttura a parallelepipedo, infatti, è realizzata da un telaio di acciaio, costituito da montanti d’angolo e da travi longitudinali e trasversali, sia inferiori che superiori (pavimento e copertura). Questa struttura è da sola sufficiente a garantire la stabilità e la capacità portante del container. Il pavimento, le pareti e la copertura hanno solo funzione di trasferire il peso del carico sulla struttura portante e di protezione verso l’esterno. Per questo motivo, pareti e copertura sono le parti meno resistenti di un container e sono realizzate con lamiera grecata di acciaio o di alluminio. Per consentire la localizzazione dei container sul versante della valle è stato realizzato un terrazzamento, livellando il terreno e formando uno strato di ghiaia per il drenaggio delle acque. È stato quindi realizzato il primo livello, con setti di sostegno di calcestruzzo armato, destinato a ospitare la zona giorno. A seguire, sono stati messi in opera i pilastri di acciaio e la struttura orizzontale a doppia orditura con travi IPE 500 e IPE 300 sui cui appoggiare i diversi container che ospitano la zona notte. A conclusione della messa in opera di tutti i container e delle loro giunzioni, è stata fissata la sottostruttura in profili scatolari per il montaggio del rivestimento esterno di lamiera metallica, per poi proseguire con il montaggio dei serramenti e delle diverse carpenterie di chiusura.

RIUSO SOSTENIBILE
Il progetto della Caterpillar House può essere definito sostenibile sotto diverse chiavi di lettura. Per prima cosa, è un chiaro esempio di recupero e di riuso di vecchi containers, dove emerge la versatilità di questi elementi altrimenti destinati a essere dismessi e smaltiti. Le banchine portuali delle città più importanti del mondo sono, infatti, piene di container vuoti, così, nel momento in cui vengono riutilizzati per altri scopi, ridandogli nuova vita, si ottiene un duplice scopo: da un lato si impedisce l’accumulo di materiali di scarto, dall’altro si evita di dover reperire ulteriori materie prime per gli scopi a cui il container viene ora destinato. Altra chiave di lettura sostenibile è legata alla tipologia della progettazione sviluppata dall’architetto per un edificio fortemente connotato rispetto al contesto per forma, tipologia, uso di materiali, e indirizzata a sfruttare al massimo le risorse ambientali al contorno. Una progettazione attenta al contenimento dei consumi energetici e al comfort abitativo, capace di sfruttare le risorse naturali locali e il clima, che mira a controllare contemporaneamente tre livelli di qualità: climaticoambientale, tipologica e tecnico-costruttiva. Il risultato è un’abitazione che minimizza l’impiego di illuminazione artificiale e l’utilizzo del raffrescamento meccanizzato. Un progetto sostenibile, infine, anche nella scelta delle materie impiegate, caratterizzate da notevole durabilità. Acciaio, calcestruzzo, lamiera, tutti materiali che richiedono, da un lato, poca manutenzione nel corso degli anni e, al tempo stesso, hanno la peculiarità di poter invecchiare, senza depauperarsi, ma piuttosto adattandosi alle caratteristiche del paesaggio cileno.

Scheda progetto
Architectural design: Sebastián Irarrázaval Arquitectos
Progetto strutture: Pedro Bartolomé
Committente: Ricardo Bezanilla
Construction: 2012
Gross area: 350 mq
Costo: 1.080 €/mq
Localizzazione: Los Trapenses, Lo Barnechea, Santiago de Chile
Collaboratori: Erick Caro, Ricardo Carril
Progetto illuminotecnico: Sebastián Irarrázaval Arquitectos
Progetto elettrico: Jose Flores
Progetto impianti: Rodrigo Farias
Progetto del paesaggio: Pia Rengifo
Superficie fondiaria: 900 mq
Superficie lorda di pavimento (SLP): 350 mq
Impresa: Sebastián EIRL Irarrázaval
Photos: Sergio Pirrone, Sebastián Irarrazával

Arketipo 110, Sbalzi, Aprile 2017