Arnhem è una cittadina che non raggiunge i 150.000 abitanti, nella pianura olandese quasi al confine con la Germania, a metà strada tra le forti polarità di Amsterdam-Rotterdam a ovest e la Ruhr a est. La ferrovia oltre la linea principale ne raccoglie molte altre locali, per cui la stazione è divenuta un hub di interesse internazionale. È realizzata come un esemplare nodo infrastrutturale, perché oltre i treni arrivano nella piazza antistante, leggermente ribassata, i bus urbani. All’interno della stazione ci sono i terminali degli autobus extraurbani, il tutto servito da un grande parcheggio per biciclette e un altro interrato per auto. Sopra la stazione sono realizzate due torri per uffici, solo in parte utilizzate dalle ferrovie, e per il resto con ambienti di lavoro  privati. Il progetto di UNstudio (United Network studio) opera definendo, in prima istanza, i diagrammi di interpretazione del sito, delle problematiche e degli obiettivi, “macchine generative” utili alla organizzazione dei processi, anziché alla prefigurazione di oggetti: lavorano sulla generazione delle forme in modo dinamico, per ottenere conformazioni che sono il risultato di una autorganizzazione delle componenti che intervengono nel progetto. Una corrente che negli anni Novanta ha avuto diversi esponenti come Makoto Watanabe, RUR Architecture, NOX, Kas Oosterhuis, Greg Lynn, che ritenevano che le forme della architettura si evolvessero, si modificassero, quasi autonomamente, con l’ausilio di mezzi computerizzati, auto-determinandosi, e il ruolo dell’architetto fosse quello di interpretarle ed eseguirle. Una corrente del decostruttivismo molto organica, ben oltre le posizioni di Gehry, che ha prodotto risultati formali sorprendenti. Un approccio al progetto che genera, secondo gli autori, “una struttura vertiginosa, composta di flussi contrapposti e interdipendenti”, infatti “gli edifici non hanno scala, sono soggetti a espansioni, evoluzioni, inversioni e altre contorsioni e manipolazioni. Le strutture, libere di assumere differenti identità, diventeranno infinite”. Gli architetti così descrivono il progetto di Arnhem: “il masterplan prevedeva terminale per autobus, parcheggio sotterra- neo, edifici adibiti a uffici, stazione ferroviaria, ciascuno con proprietari diversi. La nostra ricerca ha mirato a individuare i buchi, in questo caso le aree sovrapposte di interessi comuni, dove uno strato del paesaggio si accavalla a un altro. Questi buchi coincidono con il traffico pedonale: gli studi sul movimento rappresentano una componente fondamentale della nostra proposta, che comprende le direzioni delle diverse traiettorie, la loro durata, i loro legami con le varie attività e le loro inter- connessioni. L’area della stazione si configura gradualmente come paesaggio di movimenti interdipendenti”.

L’opera incarna esattamente le premesse dell’approccio e le dichiarazioni programmatiche: una conformazione scultorea non definibile in termini razionali, che si può cogliere solo aggirandola in modo dinamico, nel tempo, che è la quarta dimensione dell’architettura e percorrendola all’interno mediante percorsi di avvicinamento in diagonale e piani sempre inclinati. La struttura ha un gran pilastro contorto, un “albero” centrale radicato in una evidente piastra a pavimento e ramificato in strutture a generare soppalchi, dislivelli, tagli nella copertura. Lo spazio è compreso in un involucro di acciaio lucido, continuo tra pavimento, pareti e soffitto, conformato secondo superfici dalle curvature più diverse, concave, convesse, tortili, sovrapposte e contrapposte, tra cui si aprono tagli a foglia o lineari o vetrate inclinate, perché non ci può essere distinzione tra interno ed esterno. La matrice è oltre la logica razionale, quindi l’indescrivibilità è immanente e necessaria: si può solo procedere per sensazioni parziali, provvisorie, come i punti di visuale sempre diversi, irripetibili, dinamici. Non ci sono spigoli né piani orizzontali, tutto è fluido e dinamico, emozionale e provocatorio: perfettamente funzionale e coerente con il naturale utilizzo dinamico di una infrastruttura. La realizzazione è dovuta agli ingegneri strutturali di Arup che, per utilizzare lo spazio “intuitivamente” hanno dato forma a una piastra senza colonne animata da una torsione dinamica. Poiché la costruzione è stata tecnicamente complessa, è stato deciso di affrontare il progetto in due fasi. Nel 2011 sono stati completati il nuovo tunnel per lo stoccaggio e la piattaforma per biciclette. Allo stesso tempo, un altro progetto ProRail-Sporen ha modificato l’infrastruttura ferroviaria di Arnhem, che ha compreso la costruzione di una quarta piattaforma e di nuove pensiline. Nel 2012 il consorzio Ballast Nedam - BAM - ha intrapreso la costruzione del terminal dei trasporti pubblici: filobus, tram, treni, parcheggio auto e biciclette interrati. Il nuovo Central Transfer Terminal, inaugurato nel 2015, è il risultato di un ambizioso progetto della durata di 20 anni per riqualificare un’area vasta, estesa ben oltre i limiti fisici della stazione, la nuova “porta d’ingresso” alla città, un nodo strategico a livello internazionale, nazionale e regionale, tra Germania, Olanda e Belgio.
La rete delle funzioni, distinte tra food, no food e service, si conforma alle direttrici principali del terminal: da nord verso sud lungo il collegamento sopraelevato sui binari, si trova la galleria dei negozi con corridoio logistico-distributivo a est, a chiudere sulla vista delle pensiline e integrare con altri negozi, e una ampia superficie destinata alla ristorazione. Dalla parte opposta, con collegamento verso il piazzale di arrivo dei bus regionali, è localizzato il blocco servizi con deposito bagagli e biglietteria. All’interno dello snodo centrale, a livelli differenti, sono posti il fastfood e l’internet point. Dalla balconata si possono percepire con uno sguardo (da sinistra a destra) i percorsi pedonali verso il centro della città. Rampe di scale conducono e distribuiscono il cuore del progetto, la hall principale di 5.355 m2 con una sola ampia copertura curvilinea con tagli di luce.

UNA STRUTTURA A BASE TORTILE

La profonda collaborazione tra ProRail, NS, il Ministero delle Infrastrutture e Ambiente, il Comune di Arnhem, UNStudio e il consorzio di costruzione Ballast Nedam è culminato in un iconico ponte di trasporto pubblico che mette i Paesi Bassi sotto al riflettore internazionale. Sostenuto dal governo olandese questo progetto riscrive il libro delle regole sulle stazioni ferroviarie e si configura come tra i più complessi di questo tipo in Europa. Un'utopia realizzata, un hub in grado di gestire 110.000 viaggiatori al giorno entro il 2020, azioni in movimento come le linee organiche che concorrono a sostenere un unico elemento dove tutto si riunisce: la copertura, forma regolare ondulata che apre lo spazio tracciando linee direzionali morbide e contemporaneamente costituisce un punto di incontro fermo, riferimento stabile. La torsione strutturale del tetto, che consente campate senza colonne fino a 60 m di luce, nella transfer hall, è stata resa possibile solo con l’abbandono dei metodi costruttivi e dei materiali tradizionali. In sostituzione al calcestruzzo si è impiegato un acciaio leggero progettato con programmi 3D e lavorato secondo tecniche innovative adottate per le costruzioni navali. Inoltre, l’acciaio viene impiegato nei pannelli prefabbricati della piastra curvilinea come rivestimento superficiale interno. La copertura è finita all’esterno da pannelli di cemento armato fibrorinforzati, come i pannelli di facciata, interrotti da lucernari di acciaio con vetro freddo piegato. Ove necessario, i pannelli opachi vengono sostituiti da analoghi per tessitura e forma, ma di materiale trasparente, così da mantenere uniformità di piano inclinato e creare lucernari di acciaio con vetro piegato a freddo.

 

PENSILINE: FASCE CONTINUE VETRATE
Il ponte che sovrapassa i binari ha due scale in direzione opposta per ogni banchina. Le pensiline tra le due parti sono fasce continue totalmente vetrate ritmate da costole di acciaio ogni 80 cm che scavalcano a onda il ponte di collegamento. Le testate verso est, dove il fascio dei binari si rastrema, le banchine sono più corte e le campate completamente vetrate sono più alte. Verso ovest, invece, sopra le banchine dei treni, le pensiline sono basse e lunghe 210 m, aperte da una sequenza di vetrate ellittiche che danno continuità a quelle sul ponte. Le pensiline che coprono le banchine sono sostenute da doppi pilastri di acciaio a forcella inclinati nel senso della direzione dei treni. Ogni pensilina è composta da una struttura longitudinale rettilinea rivestita in pannelli multistrato di alluminio bianco. La sezione trasversale è composta da due fasce esterne a sbalzo verso i binari ad arco concavo. La parte centrale è aperta da lucernari a ellisse allungata disposti in sequenza; anche in questo caso con vetri sostenuti da una sottostruttura di acciaio con passo di 80 cm che ritma per tutta la lunghezza la sequenza trasparente.Il bordo delle ellissi si raccorda perpendicolarmente agli sbalzi laterali in corrispondenza ai pilastri e ha un profilo in pianta ondulato e una sezione paraorizzontale.

Scheda progetto
Architetti: UNStudio
Ingegneria strutturale: Arup Amsterdam (transport terminal); Van der Werf & Lankhorst (bus station, parking and of ce square) BAM Advies & Engineering, ABT (phase 2)
Superficie dell'edificio: 21,750 mq
Periodo di costruzione: 1998 - November 2015
Costo: 37,5 million euro
Sicurezza antincendio: DGMR Bouw BV
Progetto illuminotecnico: Arup Lighting
Impianti meccanici ed elettrici: Arcadis
Segnaletica: Bureau Mijksenaar
Committente: ProRail B.V.
Volume: 90,000 mc
Sito: 11,250 mq
Masterplan
1996 – 1998
Ben van Berkel and Caroline Bos with Astrid Piber and S. de Man, T. Wallisser, F. Loos, P.Trummer, H. Bultstra, E. Bosman, N. Almeida, O. Bormann, Y. Tokunaga, U. Bahr, I. Hernandez, W. Hartman, R. van Heummen, J. Kreijne, C. Gajentaan, J. Rebel, A. Krause
2004-2015
Ben van Berkel with Arjan Dingsté and M. van Veen, R. Toet
Public Transport Terminal
1998 – 2015
Ben van Berkel with Arjan Dingsté and M. van Veen, R. Toet, M. Hoppermann, K. Nowak, T.Wallisser, N. Almeida, R. Werkhoven, M. Herschel, S. Versluis, D. Diporedjo, A. El-Shafei, M. Johnston, J. Maier, D. Gebreiter, K. Sandner
Structure of pedestrian tunnel
Impresa principale: Besix-Welling
Ingegneria strutturale: Arcadis (tender design)
Public transport terminal phase 1 and nishes of pedestrian tunnel
Impresa principale: Bouwcombinatie BAM Ballast Arnhem Centrum VOF (BBB, BAM & Ballast Nedam)
Ingegneria strutturale: Arup Amsterdam
Impianti: BAM Techniek, Unica
Public transport terminal phase 2
Impresa principale: BouwCombinatie OV- Terminal Arnhem (BCOVTA, BAM & Ballast Nedam)
Ingegneria strutturale: BAM Advies & Engineering, ABT
Impianti: BAM Techniek, Unica
Photos: Hufton+Crow, Ronald Tilleman

Arketipo 113, Infrastrutture, luglio/agosto 2017