Il centro commerciale Peek & Cloppenburg di Colonia, grazie alla sua forma sinuosa e alla particolare rilettura dei materiali utilizzati, evoca molte immagini: la carena di una nave, un’orangerie del diciannovesimo secolo, una moderna cattedrale, uno “Zeppelin”, una balena di vetro. Un simile risultato soddisfa l’obiettivo della committenza, una importante catena di abbigliamento:adottare un’architettura di qualità per dare visibilità al proprio marchio, creare una vetrina di cinque piani per attirare i passanti, inserire nel cuore della città, vicino alla verticalità gotica della cattedrale, un oggetto edilizio che non resti inosservato. La combinazione dei materiali legno e vetro richiama altri progetti del Renzo Piano Building Workshop, in particolare il padiglione itinerante IBM (1983-1986), un edificio “effimero”, quasi immateriale, in cui gli archi lignei erano accoppiati a elementi piramidali di policarbonato.

Peek & Cloppenburg rpbw colonia

L’uso di grandi travi di legno lamellare ricorda il progetto dello spazio musicale per l’opera “Prometeo”(1983-1987), lo slancio verso l’alto delle nervature curve ripropone le forme del centro culturale di Nouméa, in Nuova Caledonia (1991-1993). Il percorso di crescita del gruppo di progettazione ha concretizzato un accumulo di conoscenze e di esperienze che ha consentito, nell’edificio Peek & Cloppenburg di Colonia, di reinventare materiali e forme, spingendosi oltre, provando a forzare i limiti del “tecnicamente possibile”. Solitamente un centro commerciale è chiuso su se stesso, confina al suo interno un mondo separato dalla realtà circostante.

In questo caso, invece, il progetto inizia da un’“idea urbana”,non solo da un’“idea costruttiva”, nel senso che si relaziona con la città accettando come vincoli le preesistenze che lo circondano (gli edifici anni Settanta, una strada molto trafficata, una chiesa):in altre parole, cerca di cogliere il genius loci e di accostarsi a esso con consapevolezza. Il grande magazzino, lungo circa 130 m, copre una superficie di oltre 22 mila mq di cui circa 15 mila destinati a spazio pubblico. L’edificio è costituito da due parti concepite in modo totalmente diverso: a una struttura squadrata e chiusa, molto vicina all’architettura degli edifici circostanti e rivestita di pietra naturale, si affianca una struttura morbida, organica, trasparente, che avvolge la prima, circondandola come in un abbraccio. La forma in pianta del fabbricato e l’altezza del guscio vetrato dialogano con la vicina chiesa romana Antoniterkirche: il perimetro arretra fino a dare vita a una piazza pubblica antistante la chiesa, restituendole centralità, mentre la linea di colmo, in corrispondenza della torre campanaria, si abbassa con un flesso per non superarla in elevazione, passando da cinque a quattro piani. Gli spazi interni compresi fra la “costruzione massiccia” e l’involucro trasparente definiscono differenti zone, con un rapporto variabile tra la chiusura verticale e i piani di vendita: sono individuabili una “sezione normale”con sagoma asimmetrica, in cui il rivestimento della facciata si distacca dal bordo dei solai di circa 1-1,2 m, e l’atrio, rivolto in direzione nord, verso la via dei negozi e l’area d’ingresso. In quest’ultimo spazio, la distanza tra il vetro e le balconate varia da 3,5 a 6 m, consentendo una vista a tutta altezza del guscio, ritmata solo dai puntoni a doppia cerniera che collegano le nervature lignee ai solai intermedi.

Sul lato opposto, in direzione sud, la mezza cupola ellissoidale forma la testa dell’edificio, diventandone la sua immagine più rappresentativa, e da essa si può godere una vista panoramica aperta sulla città. Nei prospetti, il corpo di vetro è separato dall’area delle vetrine a piano terra mediante una tettoia continua di 3,50 m di aggetto.La tettoia, oltre alla funzione classica di proteggere dalla pioggia i clienti del centro commerciale, garantisce il drenaggio delle facciate e trattiene la neve. La scelta di creare un “blob” architettonico ha imposto la sfida tecnica di combinare la particolarità della forma con l’alto grado di difficoltà operativa:praticamente ognuno dei quasi 7.000 pannelli vetrati è un pezzo unico perché i segmenti della superficie, seguendo le linee del volume, variano continuamente angoli, curvature e dimensioni. Le decisioni prese per la realizzazione della facciata trasparente sono state dettate da due obiettivi fondamentali: da un lato, l’ambizione architettonica di voler conferire all’opera una propria identità distintiva, dall’altro, il raggiungimento delle alte prestazioni richieste all’involucro di un centro commerciale, come il mantenimento di una temperatura interna costante e di un idoneo comfort ambientale (difesa dalle radiazioni solari in estate e isolamento termico in inverno), la protezione dei colori degli abiti dallo sbiadimento e il rispetto della reale tonalità cromatica degli articoli in vendita. Naturalmente ai parametri tecnici si sommano requisiti pratici quali l’economicità e la realizzabilità. La caratteristica dominante dell’involucro di Peek & Cloppenburg è l’allineamento relativamente semplice e lineare degli elementi portanti verticali che conferiscono un ritmo all’edificio sia all’interno, lato sul quale sono collocati, che all’esterno, grazie alla trasparenza e all’apertura della sua pelle.Le parti di legno sono posizionate a un interasse abbastanza ridotto e si sovrappongono ai numerosi elementi secondari metallici che servono sia per il controventamento sia per il supporto della facciata. Le nervature di legno lamellare superano la mera funzione statica di scheletro portante e assumono un ruolo da protagonista nella definizione dello spazio e nella sua interpretazione, tanto che l’aspetto architettonico dell’edificio si risolve nel suo l’involucro. In effetti, la sinergia tra architettura e ingegneria è probabilmente il vero valore aggiunto: una sinergia che permette a questo cantiere di essere un laboratorio di invenzioni da utilizzare e implementare in progetti successivi.

LA FACCIATA AD APPOGGI SCORREVOLI
Gli archi di legno lamellare, alti circa 28 m e posizionati a un interasse di 2,5 m, sono composti dall’assemblaggio di singoli listelli dello spessore di 60 mm e vanno rastremandosi dall’alto verso il basso passando da quattro a due listelli. Una impiallacciatura sulla parte frontale degli elementi in lamellare nasconde i giunti a pettine di connessione fra le tavole. In sezione orizzontale, la larghezza dei listelli aumenta dall’interno verso l’esterno passando da 160 a 220 mm, assumendo quindi una forma trapezoidale. I singoli listelli sono collegati tra loro mediante distanziatori di ghisa con forma a clessidra, anch’essi di dimensioni crescenti verso l’esterno. Le travi di legno sono fissate come costole a una trave di colmo curvata di acciaio, che parte dalla cima della cupola e forma la colonna vertebrale della struttura ricurva del tetto. Il sostegno degli elementi vetrati è fornito da tubi orizzontali di acciaio del diametro di 76 mm: partono come profili cavi di spessore 6 mm per diventare profili pieni a sezione tonda. I tubi sono curvati tridimensionalmente per disegnare il movimento della superficie nella parte più fluida dell’involucro.

Vista dell’edificio dal lato dell’ingresso

L’edificio ha uno scheletro portante di calcestruzzo armato, alto cinque piani: una questione fondamentale, quindi, era risolvere la relazione tra questa ossatura e le nervature di legno. Se ciascun arco fosse stato fissato verticalmente agli orizzontamenti, le deformazioni dei bordi dei solai per azione dei carichi della facciata ma anche dei carichi mobili sui solai stessi, avrebbero causato insostenibili deformazioni romboidali sulla pelle dell’involucro. La soluzione è stata quella di trasformare la struttura composta dalle travi di legno e dai tubi orizzontali in un guscio reticolare autoportante mediante l’inserimento di funi diagonali del diametro di 12 mm, tese tra il colmo e l’estremità inferiore del rivestimento: la regolazione e la presollecitazione delle funi avviene mediante raccordo filettato sul colmo. In questo schema statico, il guscio del centro commerciale Peek & Cloppenburg è appoggiato ai solai mediante mensole solo ogni 4, 5 o 6 archi, ovvero proprio in corrispondenza dei pilastri dell’ossatura, in una zona soggetta a deformazioni verticali relativamente contenute. Inoltre, in direzione longitudinale, è svincolato dall’ossatura di cemento armato mediante appoggi scorrevoli e appoggi pendolari snodati in modo da poter sfogare eventuali movimenti indipendenti – quali le dilatazioni tra i diversi materiali in gioco - senza essere sottoposto a eccessive tensioni di compressione. Come descritto dal progettista, «questo edificio ha una cassa toracica in legno, che respira»:«la flessibilità del legno fa sì che tutto si muova in maniera organica e coerente». Le tensioni di compressione dovute a deformazioni da carichi mobili localmente variabili sono compensate da “ammortizzatori” collocati in corrispondenza dell’aggancio delle nervature di legno alle mensole a sbalzo. L’innovativa struttura del Peek & Cloppenburg è stata sviluppata grazie a una stretta collaborazione tra lo studio di progettazione architettonica, lo studio di consulenza strutturale Knippers-Helbig e l’impresa che ne ha curato la realizzazione; prima della messa in produzione, gli elementi strutturali sono stati sottoposti ad accurate prove presso l’Università di Stoccarda.

RUVIDITÀ MATERICA IN SUPERFICIE
Nella fase di progettazione del centro commerciale Peek & Cloppenburg sono state ipotizzate soluzioni con facciate doppie e vetri curvati sui due lati ma la risposta migliore a tutte le esigenze espresse è stata un involucro composto da elementi isolanti di dimensioni relativamente ridotte, con una disposizione “a squame”: i vetri, nella direzione verticale, sono leggermente sovrapposti, garantendo un’ulteriore sicurezza alla massima tenuta all’acqua, oltre alla presenza di guarnizioni di tenuta aria/acqua. L’adozione di “scandole di vetro” crea una vibrazione nella vasta superficie che avvolge l’edificio, rendendola più ruvida e materica. Come modulo base è stato scelto un formato di dimensioni 60x120 cm (con il lato maggiore in verticale), anche se, a seconda della posizione, le dimensioni delle circa 6800 lastre variano da 25x50 cm a 60x180 cm circa. La variabilità geometrica nella produzione delle lastre è stata possibile sfruttando la precisione del taglio al laser con macchine a controllo numerico. Sui tubolari che collegano i “costoloni” strutturali sono disposte, ortogonalmente, coppie di piatti metallici che procedono in verticale lungo tutta l’altezza della facciata: la connessione piatti-tubolare avviene mediante elementi “a morsa” che permettono lo scorrimento tra i due elementi. Un’altra particolarità nella struttura portante della vetrata di Peek & Cloppenburg è che le doppie barre di acciaio che creano l’aggancio ai piatti verticali sono separate dai telai di supporto delle lastre e dai profili di tenuta in silicone. In questo modo il peso degli elementi di vetro da agganciare è stato ridotto al minimo (35 kg), rendendone più agevole il montaggio. La larghezza media della struttura considerata complessivamente ammonta, per ogni modulo, a soli 55 mm. Per la protezione contro le variazioni di colore dei tessuti dovute ai raggi UV sono state inserite, nello spazio tra gli elementi di legno, tende oscuranti a rullo in colore chiaro, realizzate in una fibra speciale e di altezza pari a un piano.

Scheda progetto
Localizzazione: Colonia, Germania
Progettazione architettonica: Renzo Piano Building Workshop, Parigi B. Plattner (Senior Partner in charge)
Collaboratori: E. Volz (Associate in Charge) con L. Coreth, J. Knaak, J. Ruoff, A. Symietz and R. Baumgarten, A. Belvedere, J. Carter, O. Hempel, J. Paik, M. Prini, J. Wagner, O. Aubert, C. Colson, P. Furnemont, Y. Kyrkos (models)
Contraente generale: Hochtief Construction AG, Essen
Committente: Peek und Cloppenburg KG
Progettazione della struttura portante (struttura a guscio autoportante): Knippers & Helbig, Stoccarda
Geometria: A. Walz
Consulenza facciate: Ufficio Mosbacher, Friedrichafen
Impresa che ha realizzato le facciate: Schmidlin AG, Aesch/Würzburg
Costruzione: 1999 - agosto 2005
Superficie area: 23.000 mq
Costo complessivo: 18 milioni di euro
Photos: Michel Denancé, RPBW

 

Edifici trasparenti, Arketipo 11, 2007