Testo e interviste a cura di Alessandra Coppa

Changing Cities
Una mostra e un convegno organizzati da Area ha fatto luce sui cambiamenti delle città
   Testo e interviste a cura di Alessandra Coppa

Mostra "Area 100 - Changing cities"
Dal 5 al 10
novembre
Urban Center, Galleria Vittorio Emanuele

Convegno "Changing cities"
10 novembre ore 9.30 -
13
Sala Colonne Palazzo Giureconsulti, Piazza Mercanti
Relatori: Carlo
Maria Masseroli, Assessore allo sviluppo del territorio del Comune di Milano,
Josep Acebillo, Hans Stimmann. Moderatore: Marco Casamonti

Main sponsor degli eventi

In occasione dell'uscita della 100esima edizione di "Area", interamente
dedicata al tema della città e alle sue dinamiche di evoluzione, la rivista
edita da Il Sole 24 Ore Business Media ha organizzato due importanti eventi: una
mostra accolta negli spazi dell'Urban Center di Milano dal titolo "Changing
Cities", con le fotografie di 10 progetti architettonici d'eccellenza che hanno
migliorato e cambiato le città di Milano, Pechino, Tokyo, Berlino, Graz,
Barcellona, Amsterdam, Merita, Bilbao, Porto che è stata promossa da Urban
Center e inaugurata alla presenza di Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo
del Territorio, Marco Casamonti, Direttore responsabile della rivista Area,
Alfredo Spaggiari, Responsabile Urban Center di Milano, e un convegno che si è
svolto il 10 novembre presso la Sala Colonne di Palazzo Giureconsulti. Al
convegno, anch'esso promosso da Urban Center e realizzato con il contributo di
Granitifiandre, è intervenuto l'assessore Carlo Masseroli e due architetti di
fama internazionale: Josep Acebillo sulla città Barcellona e Hans Stimmann su
Berlino.
Attraverso la presentazione dei progetti pubblicati sul numero 100
di Area, la mostra e l'incontro hanno indagato i perenni mutamenti delle
metropoli contemporanee e come la disciplina architettonica, seppur debolissima
rispetto alle pressioni economiche e di governo del territorio, possa orientare
le scelte politiche attraverso la creazione di una propria "architettura della
città" e lettura dei fatti urbani" .

Alessandra Coppa: Architetto Casamonti, quali sono le
ragioni per questa occasione di confronto sulla Città che
cambia?

Marco Casamonti: Questa mostra presso la sede
dell'Urban Center, resa possibile dall'assessore Carlo Masseroli e da Alfredo
Spaggiari, è stata per noi un'occasione importante per festeggiare il numero 100
di Area, ma soprattutto per occuparci del tema urbano, offendo alla città di
Milano un dibattito oggetto di un convegno. Milano si appresta a un periodo di
grandi cambiamenti: nel 2015 il grande Expo e il nuovo Piano previsto per il
2030. Tema del dibattito è stato cercare di capire come Milano si relazioni e
come possa dialogare e confrontarsi con le altre capitali europee che hanno
attuato grandi trasformazioni.

A.C.: Perché un confronto parallelo
Milano-Barcellona-Berlino?

Carlo Masseroli: Milano sta
mettendo a punto un Piano della città, per questo le esperienze urbane di
Barcellona e di Berlino per noi sono un esempio a cui guardare, un vero e
proprio riferimento. Questa occasione di incontro è stata un importante
opportunità di dialogo perché da quelle storie possiamo trarre spunti e
insegnamenti per ciò che apprestiamo a fare. In seguito mi piacerebbe che questo
confronto potesse continuare. Per Milano, quello che stiamo vivendo è un momento
sostanzialmente magico per la trasformazione urbana; è una città che sta
riflettendo su se stessa a partire dall'Expo, un evento che farà da volano in
prospettiva del 2030. Uno dei principali obiettivi che prevediamo nel nostro
sistema è innanzi tutto quello del rilancio della "città pubblica" ovvero la
creazione di spazi adeguati per la convivenza. Non senza difficoltà.
Recentemente sulle pagine dei quotidiani si è innestato un dibattito fuorviante
legato al fatto che ho annunciato che Milano avrà due milioni di abitanti.
Milano ha oggi un milione e trecentomila abitanti, poi ha 350 mila persone che
dormono a Milano tutti i giorni fra lavoratori e manager, ai quali si aggiungono
50 mila, tra persone e studenti fuori sede che usano la città, altri
seicentomila persone circa. Quindi Milano è già una città da oltre due milioni
di abitanti. Il tema centrale dunque secondo noi dovrà essere quello della
"densità abitativa". Barcellona ha una densità abitativa maggiore, ma si dice un
gran bene. Parigi è più densa di Milano, il suo indice è quasi il doppio. Il
problema da porsi e da affrontare è piuttosto in che modo possa diventare
coerente la densità abitativa della città con gli spazi pubblici, con le
infrastrutture, con i servizi, con gli elementi che fanno della città una città
vivibile.

A.C.: Masseroli indica nell'aumento della "densità
urbana" una risorsa, un volano per il rilancio della città...

Hans
Stimmannn
: E' molto importante, e l'ho sperimentato con il mio
intervento per la città di Berlino, riportare nelle grandi città la densità e la
flessibilità delle aree più piccole. Affidarsi a committenti in ambito urbano
per progetti di piccole dimensioni. E' fondamentale inoltre "mischiare" le
attività in ambito urbano, e incrementare l'offerta di social housing. A Berlino
abbiamo tutto, teatri, scuole, grandi edifici, ma il problema più grande è stato
quello di ricostruire la città con la sua densità e con la sua promiscuità di
attività, proprio come accadeva nella città antica.
A Postdammer Platz gli
edifici hanno al piano terreno negozi poi uffici e poi nello stesso edificio le
abitazioni. Questa commistione ha ricreato la qualità della vita nei nuovi
quartieri. Il problema della città è riportare quella densità urbana che dia
qualità alla vita.

A.C.: Assessore, come vede la Milano del
futuro?

Carlo Masseroli: Il grande tema di governo del
territorio saranno gli spazi pubblici, il sistema ambientale e il sistema
infrastrutturale. Per il sistema degli spazi pubblici ci siamo riferiti a
Barcellona quale importante esempio, per quanto riguarda il sistema
infrastrutturale purtroppo siamo rimasti indietro, dopo essere stati una delle
prime città con la metropolitana. Milano è una città mediale, con un centro, che
dobbiamo fare diventare "reticolare" con molti ambiti di grande fermento. Sul
tema dei servizi sono molto affascinato da quello che si è fatto e si sta
facendo a Barcellona e a Berlino. Mi interessa molto sapere da Acebillo e da
Stimmann in che modo avete giocato il tema della città pubblica e con quali
finanziamenti avete generato il rapporto con i privati, perché per noi la città
pubblica significa un forte rapporto con i privati nel realizzare insieme a loro
gli spazi pubblici. Poi c'è il tema dei servizi, l'esempio di Barcellona e di
Berlino è quello di due città dalla forte "attrattività" perché costano poco gli
alloggi (pur essendo di alta qualità) e perché sono in grado di generare una
forte produttività per chi intraprende nuove attività.
Milano è la città del
design nel mondo, in che modo - questa è una domanda che mi pongo nel fare il
Piano - riusciremo a incrementare sempre di più la produttività nuova del design
e della moda, e tutta quella produttività che passa come fascia creativa? Le
loro città in questo senso, negli ultimi quindici anni hanno avuto un'impennata
eccezionale, per cui c'è un attrattività verso la popolazione dei giovani dalla
quale abbiamo molto da imparare. Mentre a Milano succede che per una serie di
circostanze i giovani escono dalla città, si trovano rifiutati dalla città. Sono
sfide che abbiamo aperto che hanno a che fare con la qualità della vita, con il
prezzo delle case in affitto, con la qualità degli immobili che vengono
realizzati, col fatto che la città possa vivere 24 ore su 24 e non fermarsi dopo
le nove di sera. Sono tutte sfide di interesse comune. Il tema del cemento è
l'ultimo a stare sui nostri tavoli, tuttavia la stampa, semplificando, distoglie
dalle vere ragioni il dibattito. Dire due milioni di abitanti sembra un eresia,
quando ci sono già, dire cemento contro verde è l'astrazione più totale quando
si parla di città. Le sfide che cerchiamo per la Milano futura sono una città
infrastrutturata, con piazze, strade percorrenze dove la gente possa star bene,
il verde fruito, usato, la Milano "città agricola", una città accogliente anche
dal punto di vista economico per cui si possa avere una casa in affitto a prezzi
bassi e trovare uno spazio a basso costo per svolgere varie attività. In questo
modo Milano potrà essere attrattiva per tutto il sistema imprenditoriale e delle
grandi multinazionali. Questa è la nostra sfida per il 2030: loro hanno giocato
prima di noi, mi interessa sapere che soluzioni hanno adottato.

Josep Acebillo: Oggi si può dire che tutte le città del
mondo abbiano gli stessi problemi, quello che dobbiamo fare è trovare soluzioni
specifiche per ogni città. I problemi sono gli stessi tuttavia le soluzioni
devono essere diverse. Barcellona e Milano sono "città sorelle", entrambe città
industriali, senza la possibilità di continuare la loro vocazione industriale,
città che devono convertire la periferia in qualcosa che non sia 'puro sofismo',
ci sono tanti problemi di incoerenza sociale. Considerando la situazione
internazionale della crisi finanziaria del real estate, la città si deve
assolutamente trasformare con progetti nuovi. Tuttavia è molto difficile
spiegare a un cittadino un ingente cambiamento della città, questo non è un
problema di piano, non è solo un problema politico. Sono un grandissimo
difensore degli eventi internazionali, penso che la decisione di fare a Milano
l'Expo, sarà un punto di partenza, ma non per creare "la vera Milano".
Si
sta verificando una "sclerosi propositiva" dell'architettura italiana che negli
ultimi vent'anni era uscita dalla sfera internazionale. Ma non bisogna fare
l'errore di intervenire il luoghi urbani senza nessuna "operazione strutturale"
che permetta il cambiamento del paesaggio urbano, dello spazio pubblico, per
stare più vicino alle esigenze dei cittadini.
Milano dovrebbe attuare
interventi di "agopuntura urbanistica". Mi spiego, a Milano per la gente è
difficile capire l'entità e l'importanza di un progetto come l'ex-Fiera: meglio
realizzare, come abbiamo fatto a Barcellona 146 progetti piccoli in sette anni,
"puntuali" che hanno prodotto un effetto immediato e sociale ed economico.
Meglio puntare su questo modo di intervenire, non sul grande oggetto iconico.
D'altra parte mi sembra sterile a Milano la polemica sugli edifici alti. Tutta
la città medievale italiana ha inventato edifici alti, si persi alle torri di
San Giminiano!
Inoltre ci vuole un controllo pubblico dell'intervento
privato, questo è il "progetto", non è il Piano che deve definire l'immagine
urbana.
La medicina che si deve applicare, come diceva l'assessore Masseroli,
è "più spazio pubblico, più infrastruttura". E' vero che il problema di Milano è
la densità troppo bassa. Milano ha metà della densità di Barcellona. Qual è lo
schema di città che funzionerà in futuro? E' il momento della città di uno/tre
milioni di abitanti, con un altissima densità o meglio con un altissima
"intensità" che è un'altra cosa. L'intensità per me è legata alla "promiscuità
funzionale", un mix di funzioni, come ha sottolineato Stimmann. Milano deve
pensare in un altro modo e pensare a un altro modo di progettare. Adesso il
grande pericolo di Milano è l'aeroporto, mancano compagnie low cost. Senza
l'alta velocità non ci sarà nessuna possibilità di crescita. Una città che
aspira a un ruolo importante non può prescindere da sistemi di mobilità di
grande livello internazionale.

A.C.: Le dieci città che si stanno trasformando scelte
da Area sono indagate attraverso parole chiave contrapposte che innescano un
possibile dibattito: Pechino - iconico/aniconico; Tokyo - vendere/abitare; Graz
- arte/architettura; Amsterdam - omogeneo/disomogeneo; Merida;
classico/anticlassico; Bilbao - pianificazione/opportunità; Porto - pieni/vuoti;
Berlino - costruire/costruire sul costruito; Barcellona -
straordinario/quotidiano; perché Milano è identificata con la coppia
memoria/invenzione?

Marco Casamonti: Memoria e
Invenzione fanno parte dell'identità di Milano in quanto sono due aspetti
inscindibili per generare un'opportunitá per abitare senza abbandonarsi
rispettivamente all'oblio o alla nostalgia, esse rappresentano tanto il
superamento delle ipotesi del moderno quanto di istanze storiciste post-moderne.
Alla cittá non è concesso di dimenticare se stessa per rincorrere il futuro, né
di vivere perennemente rispecchiandosi nell'immagine imbalsamata del proprio
passato, questa è l'esigenza del presente. Per fare questo in ogni caso è
necessario trovare un giusto equilibrio tra la necessitá di conservazione dei
beni architettonici, e con essi della cittá storica e l'esigenza che la cittá
possa comunque modificarsi; i danni indotti da regimi eccessivamente
vincolistici sono infatti a lungo andare comunque rilevanti.

A.C.: Cosa hanno significato Memoria e Invenzione per
Berlino?

Hans Stimmann: Berlino non è una panacea per
risolvere i problemi urbani di Milano, abbiamo i nostri problemi e abbiamo fatto
errori dai quali è possibile imparare e trarre considerazioni positive per poter
diventare ancora parte della cultura europea. Berlino ha 750 anni ma il suo
nucleo centrale è il risultato di quant'anni di pianificazione urbana, non si
riconosce quasi nulla della città vecchia. I nostri problemi sono stati 
molto diversi rispetto Barcellona o Milano. Berlino è cresciuta in modo estremo
nel XIX secolo fino ad arrivare a tre milioni e mezzo di abitanti. Berlino è
molto diversa da Milano, è diventata una città del XX secolo. Uno dei problemi
più gravi di Berlino dopo la riunificazione era la questione del patrimonio:
tutto ciò che stava nella parte est era proprietà dello stato e quello nelle
parte ovest era privato.
E' interessante studiare la struttura urbana,
Berlino era una città fortemente industriale, capitale delle banche, dei servizi
e del governo. Oggi è priva di industrie e di banche, una città giovanissima
costretta a conquistare l'economia del futuro. Alla distruzione della città
storica ha fatto seguito la ricostruzione, in seguito si sono susseguiti modelli
urbanistici contrapposti fino a far diventare Berlino "un museo della
modernità". Abbiamo distrutto molti edifici storici con la giustificazione che
l'architettura veniva resa responsabile della politica. Ora cerchiamo di
rimediare a questi errori. A Berlino ovest alla metà degli anni Ottanta è stato
concepito un progetto urbanistico da Klaus che ha molte affinità con quello di
Barcellona per i giochi olimpici, un progetto edilizio di costruzione senza un
piano regolatore. La strategia urbanistica è stata quella di non avere
finanziamenti privati e di ricreare la pianta urbana della città coinvolgendo
molti architetti internazionali. Berlino aveva ritrovato in questo modo
un'unione con la dimensione europea: questa è una tematica che andrebbe discussa
a Milano. Berlino si è trovata al centro di un grande dibattito internazionale,
fino a diventare "un'orgia di architettura", ma tuttavia sempre inserita "nel
contesto". Non è accaduto come a Milano nel caso del progetto per l'ex-Fiera
dove ogni architetto ha creato la sua icona. A Berlino tutti dovevano inserirsi
nel contesto, anche Koolhaas.
Nel 1989 sono diventato responsabile delle
questioni urbane. Come prima misura ho mostrato quello che era stato distrutto
dalla guerra e dagli urbanisti, dai pianificatori. Dovevamo fare qualcosa
"ritornare alla tradizione della storia europea", ho spronato a fare viaggi a
Barcellona, a Milano, a Parigi per vedere città che non avevano subito tanta
distruzione. La città di Berlino dal punto di vista economico era stata
espropriata completamente, non c'erano più proprietari privati.
La città è
stata ricostruita in quarant'anni. I nuovi progetti cercano di riattivare la
struttura urbana e di unire il vecchio con il nuovo in un connubio ragionevole.
Anche dai nuovi progetti è possibile riconoscere le origini, la pianta storica
della città.
L'effetto urbano che secondo me si dovrebbe ottenere, anche a
Milano, è quello di una città "che sembra sempre essere stata così", l'edificio
non dovrebbe emergere come un'icona fine a se stessa, ma integrarsi nel tessuto.
E' importante "riportare la città nella città" rendendola abitabile dai
cittadini.