Chiesa di Padre Pio a S. Giovanni Rotondo  

Luogo: S. Giovanni Rotondo (FG), Italia
Committenza: ordine dei Frati Minori Capuccini della provincia di Foggia
Progettisti: RPBW Renzo Piano Building Workshop, G.Grandi, Vittorio Grassi (Coordinamento)
Collaboratori: -
Progetto strutture: Ove Arup & Partners, Co.Re (strutture prima fase), Favero & Milan Ingegneria
Progetto urbanistico: Studio Ambiente
Consulenza Impianti: Manens Intertecnica
Consulente liturgico: G. Grasso o.p. Mons. C.Valenziano
Progetto illuminotecnico: Piero Castiglioni
Progetto acustico: Muller BBM
Artisti: Arnaldo Pomodoro (croce dell'altare), Mimmo Paladino (porte in bronzo)
Impresa di costruzione: Fabbrica Della Chiesa s.c.a.r.l
Tempi progetto: 1991-1996
Tempi di realizzazione: 1996 - 2004
Superficie costruita mq: 6000mq
Volume costruito mc: -
Costo complessivo: -
Fotografie: Michel Denancè (1,3,4,5,7), Alberto Lagomaggiore (2,6,8,9)

Vedi la pianta e la sezione

Il luogo
La sommità della collina San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, è una delle mete principali di pellegrinaggio in Italia e nel mondo: circa 7 milioni di pellegrini l'anno. A San Giovanni, infatti, visse e operò Padre Pio da Petrelcina, il Santo delle stimmate, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2002.

Il tema
Sono stati gli stessi i monaci Capuccini ad aver deciso di realizzare questo luogo di culto per poter accogliere un numero sempre crescente di pellegrini, che non riuscivano più a trovare spazio nelle strutture preesistenti.
Per l'occasione è stato fondato un consorzio di imprese denominato "Fabbrica della Chiesa". Si è trattato di un vero e proprio "mecenatismo cristiano", legato principalmente al meccanismo economico delle offerte, grazie alle quali si è potuta affidare a un architetto del calibro di Renzo Piano la realizzazione di questa opera straordinaria.
Obbiettivo principale era quello di realizzare una chiesa composta da un'enorme aula interna in grado di contenere 6000 pellegrini all'interno e circa 30.000 sul sagrato. Nonostante le dimensioni, l'edificio non doveva risultare monumentale: in accordo con la regola dell'ordine di Padre Pio, i francescani, la nuova chiesa non doveva spaventare i fedeli bensì presentarsi come una "casa aperta", cioè un grande spazio di 6000 metri quadrati dove raccogliersi senza quasi avvertire il passaggio fra esterno ed interno.
Questo non significa però che l'edificio non dovesse avere un forte carattere simbolico, convogliando su di sé la necessità di trasformare un rito per lo più spontaneo in un preciso programma liturgico.

Il progetto
Partendo da questi presupposti, il lungo processo progettuale ha portato alla realizzazione di un edificio formato da un'enorme tetto a cupola, una sorta di conchiglia, in cui la dimensione è data soprattutto dall'estensione più che dall'altezza. Il sito, infatti, è caratterizzato da una lungo muro alto 25 metri e da dodici enormi campane che vi poggiano sopra. Il muro, partendo dalla strada conduce all'arrivo il visitatore e lo accompagna fino al centro del sagrato.
Il passaggio dall'esterno all'interno avviene grazie a una pavimentazione priva di dislivelli che, man mano che si procede verso il centro dell'aula sacra, degrada in una conca sino all'altare. Grazie al dislivello, i posti a sedere, disposti su file parallele circolari, formano una sorta di teatro greco.
La pianta dell'edificio si basa su una ventina di archi in pietra disposti a raggiera, a partire dal sagrato centrale, a formare una spirale. Volendo ricercare dei riferimenti tipologici si può parlare di contaminazione fra due modelli :uno a pianta centrale e l'altro a pianta longitudinale con le navate contigue circolari. Gli archi sono di sostengno alla grande copertura e poggiano, in particolare per quanto concerne la prima serie, su un pilastro centrale che misura 4,40 metri.
La copertura è realizzata in legno e rivestita in rame preossidato, dal caratteristico colore verde, per meglio inserirla nel paesaggio. È sostenuta da snelle e modernissime staffe a cerniera a loro volta poggianti sulla serie di archi.

Gli archi in pietra
L'elemento insieme formale e strutturale che si erge a simbolo di questa opera è, senza dubbio, l'arco in pietra: evento costruttivo tradizionale dell'architettura sacra medievale riproposto con l'ausilio della moderna tecnologia.
Questi ruotano dall''''''''esterno verso l''''''''interno intorno a una sorta di pilastro centrale, che viene a costituire la pietra angolare. Anche in questo caso, è presente un chiaro riferimento all''''''''etimo dell''''''''architettura romanica attraverso i grandi conci che sono mantenuti in tensione grazie a un sistema di 6 cavi in acciaio che fungono da tiranti e stabilizzano la struttura in caso di calamità naturali.

La campata principale, che costituisce l'ingresso, raggiunge i 24 metri di altezza e i 48 di lunghezza e rappresenta il più lungo arco portante in pietra mai realizzato. L'elemento tecnologico contemporaneo è costituito dai cavi in acciaio passanti fra i blocchi e dai puntoni bipodi in acciaio inox ancorati all'arco e sopprattutto dalla tecnica della "precompressione della pietra".
La pietra scelta per questa impresa è quella locale di Apricena. Si tratta di una pietra calcarea garganica, conosciuta anche anche con il nome di "Trani", con la quale sono state costruite la grandi cattedrali e il sistema dei castelli federiciani, primo fra tutti Castel del Monte.
La pietra riveste tutti i pavimenti e costituisce la struttura degli archi; data la vastità della superficie ricoperta, sono state selezionate 4 cave diverse che producono la stessa varietà (il "bronzetto") in modo da ottenere un risultato variegato e quindi più "vivo".

Arte e Architettura
Un ulteriore segno della rivisitazione della tradizionale opera di realizzazione delle chiese medievali, è quello che ha visto Renzo Piano chiamare a partecipare diversi artisti alla "fabbrica della cattedrale". Giuliano Vangi ha realizzato l''''''''ambone in pietra di Apricena raffigurante la Deposizione e la Resurrezione; Mimmo Paladino è autore del portone in bronzo (porta grande) che raffigura, nelle due ante, il Buon Pastore e Abramo; Floriano Bodini ha realizzato una stele di pietra lavica dell''''''''Etna, alta più di tre metri, posta all'interno della Cappella dell''''''''Eucarestia, alle spalle l''''''''organo monumentale. Infine, la croce in bronzo di Arnaldo Pomodoro è l''''''''unico elemento che si stacca dal complesso architettonico e pende sopra l''''''''altare per mezzo di tre cavi in acciaio. Chiodi e spine rappresentano la sofferenza del Cristo; è dal prolungamento sino a terra di una di esse che si viene a formare l''''''''altare.

L'esterno
L''''''''esterno è caratterizzato da uno spazio definito ad ovest dalle vetrate della basilica raffigurante scene dell''''''''Apocalisse; a sud da un campanile orizzontale e dalla croce di 40 metri (unico dono di un ente pubblico, la Regione Puglia); e da otto aquilotti in pietra - realizzati da Mario Rossello - a nord di un boschetto di 24 ulivi secolari che stanno a rappresentare i 12 apostoli e i 12 profeti principali, e da 12 vasche trapeizoidali rappresentanti il fiume Giordano. Il boschetto si apre a est sul piazzale del vecchio santuario (Santa Maria delle Grazie) e sul paese.

La basilica inferiore
Analogamente a quanto avviene nella Basilica di San Francesco ad Assisi, Renzo Piano ha approfittato dell''''''''altimetria del sito per concepire una basilica inferiore, di dimensioni più raccolte e dimessa, che si accompagna a spazi museali e di servizio. Il collegamento fra i due spazi di culto avviene per tramite di una larga rampa elicoidale che richiama alla memoria l''''''''opera di Francesco di Giorgio Martini nel Palazzo ducale di Urbino.