Cino Zucchi Architetti progetta un nuovo edificio di culto, chiamato a sostituire una chiesa “capannone” costruita negli anni sessanta da alcuni preti operai.

Una periferia industriale e un edificio di culto esistente da sostituire, una chiesa “capannone” costruita negli anni sessanta da alcuni preti operai; un progetto asciutto, che affronta il difficile tema di un luogo di culto contemporaneo senza indulgere in esibizionismi strutturali o in ricerche figurative “libere”. Le quantità richieste dal programma e i vincoli dati dagli edifici preesistenti e dagli spazi aperti di pertinenza configurano una soluzione spaziale compatta; il progetto tenta di creare una serie di spazi ospitali in rapporto con la città, il complesso parrocchiale esistente, il campo sportivo.
Il volume della chiesa è scavato per dare vita a spazi coperti di accoglienza verso la strada a sud e verso i filari a ovest. La facciata su strada, il campanile, le nuove recinzioni e gli elementi accessori configurano un profilo concavo che definisce il sagrato, risolvendo al contempo la potenziale contraddizione tra impianto della chiesa perpendicolare alla strada e “viste lunghe” dalla facciata su strada da via General Cantore e da via Pisa.
Il fronte su via Pisa si colloca idealmente nella lunga tradizione delle facciate “a vento”, da quella della seicentesca chiesa di Vigevano di Juan Caramuel (autore del dotto trattato sull’ “Arquitectura civil recta y obliqua”) fino alla chiesa di Gio Ponti in via Paolo Giovio a Milano. Se il suo coronamento prende il filo e la giacitura del vicino oratorio, l’inflessione planimetrica dei suoi due lati crea uno luogo coperto di fronte all’ingresso abbracciando lo spazio del sagrato.
Intorno al volume principale dell’aula un corpo più basso coperto da un tetto a falda ospita gli ambienti di servizio e di vita sociale del complesso parrocchiale: gli uffici del parroco, la sala riunioni, l’ingresso alla sala interrata in diretto rapporto con lo spazio aperto, la sacrestia.
Se la disposizione generale delle parti è del tutto tradizionale, le proporzioni degli ambienti, l’illuminazione, il disegno semplice dei luoghi liturgici e degli arredi esprimono la ricerca di un carattere adeguato, al contempo accogliente e profondo, per i luoghi di una comunità cristiana di oggi, dove contemplazione e azione nel mondo, quotidianità e senso del sacro non sono momenti separati, ma aspetti di un sentire unitario. La disposizione dei nuovi ambienti del complesso parrocchiale vuole massimizzare il loro rapporto con gli spazi aperti, aprendoli a quelle occasioni dello stare insieme che costituiscono un elemento cardine della sua vita.
L’interno dell’aula liturgica vuole essere uno spazio sereno, mistico ma non teatrale, quotidiano ma non prosaico. La sua architettura è contemporanea; in essa risuonano tuttavia i due grandi paradigmi tipologici delle chiese storiche: quello longitudinale ad aula unica, con un percorso assiale centrato sul presbiterio, e quello a pianta centrale o ovale raccolto intorno all’altare. Nelle loro innumerevoli variazioni questi due tipi spaziali sono spesso uniti in molti esempi storici, dalla cappella Pazzi del Brunelleschi o dal S.Andrea sulla via Flaminia del Vignola, dove una cupola circolare o ellittica si imposta su un semplice volume rettangolare, fino a molti esempi barocchi di discendenza richiniana o guariniana.
Il progetto della nuova chiesa vuole piuttosto interpretare il tipo alla luce della sua evoluzione postconciliare, tematizzando la nuova centralità dell’altare senza cadere negli eccessi di appiattimento del tipo chiesastico su quello dell’auditorium o della sala assembleare. La coesistenza di centralità e assialità (pur contenuta dalle proporzioni non troppo allungate dell’aula principale) risuona anche di due diverse matrici figurative: la chiesa francescana e domenicana, “povera” e vasta, marcata dalle grandi strutture a vista del tetto, e l’avvolgente spazio dipinto delle chiese della Controriforma.
Dal portale sul sagrato si accede a uno spazio trasversale più basso che costituisce un elemento di transizione tra sagrato e aula; esso contiene il fonte battesimale, con il ricordo della sua antica posizione “esterna” all’aula. Il soffitto dell’aula rettangolare è ritmato dalla tettonica primaria delle fitte nervature trasversali che contengono i lucernari.
Due leggere “vele” sospese dipartono dalle pareti per chiudersi verso il centro; un grande lucernario sulla parete di fondo porta la luce da nord sopra il presbiterio. Tutte le superfici esterne della chiesa sono rivestite in elementi dalla dimensione costante ma dal materiale variabile: pietra di Trani bianca, pietra Serena grigia, zinco ossidato, vetro trasparente o retro verniciato.
La disposizione variata dei materiali crea una sequenza complessa, che unifica le aperture in vetro all’interno di un disegno astratto in rapporto con i diversi spazi prospicienti.
Il volume della chiesa cerca con il contesto un rapporto “edificante”, che sappia individuare e ospitare il momento contemplativo del sacro all’interno della vita quotidiana della città piuttosto che contrapporlo a questa, nella tradizione di un’architettura religiosa che contribuisca all’edificazione dei luoghi collettivi della città..

 

 

scheda progetto

Luogo: Sesto San Giovanni (MI)

Committente: Diocesi di Milano

Progettista: Cino Zucchi Architetti

Partner: Helena Sterpin, Filippo Carcano, Cinzia Catena,Silvia Cremaschi, Cristina Balet

Collaboratori: Anna Bacchetta, Annalisa Romani, Martina Valcamonica, Valentina Zanoni

Progetto strutture: Mauro Giuliani

Fotografo: Filippo Poli