Quando nel 2013 Gino Strada propose a Renzo Piano di realizzare insieme un ospedale “scandalosamente bello” in Uganda, stava in realtà sintetizzando una visione rivoluzionaria degli interventi umanitari, basata sull’idea di portare in Africa i migliori risultati disponibili in tutti i campi, dalla medicina all’architettura: in altre parole, un “prodotto eccellente”, al quale tutti gli esseri umani hanno diritto, indipendentemente dal loro luogo di nascita. Eccellenza, quindi, come “atto di resistenza creativa”, nelle parole di Strada; condizione operativa alla quale puntare in tutte le situazioni, e non orpello che si possono permettere solo le società ricche. Il nuovo centro di chirurgia pediatrica di Entebbe, che cura gratuitamente bambini e ragazzi di età inferiore ai 18 anni, è il secondo ospedale dell’ANME, la rete sanitaria di eccellenza in Africa nata nel 2010 su iniziativa di Emergency per portare cure specialistiche di alto livello, e trasferire le relative competenze, in diverse regioni del continente. L’ospedale si trova in un sito di 120.000 mq sulle rive del Lago Vittoria, a 1.200 metri di altitudine, scelto per la sua salubrità e per la facile accessibilità anche dai Paesi vicini. L’articolazione del complesso si fonda su principi di razionalità ed efficienza distributiva, derivanti da quella che Piano ha definito “legge della dura necessità”, grazie alla quale è stato possibile individuare ogni volta le soluzioni migliori senza indulgere in inutili formalismi. Questo non significa, tuttavia, che il risultato sia privo di carattere: al contrario, l’architettura è saldamente ancorata al luogo, sottolineandone alcuni aspetti peculiari (affiora il tema del genius loci tanto caro a Piano). Gli edifici che costituiscono il complesso, dal carattere marcatamente orizzontale e disposti parallelamente alla riva del lago, sono da un lato saldamente ancorati al terreno, e anzi ne sono letteralmente costituiti, dal momento che l’argilla rossa utilizzata per i muri portanti perimetrali è quella derivante dagli scavi in sito; dall’altro, tramite le coperture metalliche leggere, che ospitano un ampio campo fotovoltaico, dialogano con il cielo e con la forte radiazione solare di queste latitudini.

In questa tensione fra pesante e leggero, fra terra e cielo, e fra materiali (apparentemente) primitivi e contemporanei, si ritrovano anche alcuni elementi ricorrenti della poetica del Renzo Piano Building Workshop. In primo luogo, il tema della copertura come atto fondativo dell’architettura, ombrello-riparo leggero sotto il quale sono ospitate le funzioni: in una traiettoria che dai primi esperimenti negli anni Sessanta porta fino alle sofisticate stratificazioni di molti dei suoi musei, qui il “tetto volante” di Piano torna a essere un segno essenziale, che naturalmente assolve a diverse funzioni tecniche (dalla protezione solare al riparo dalla pioggia per i muri in terra battuta), ma esprime anche una promessa di protezione e cura per i giovani ospiti della struttura medica. In secondo luogo, grazie anche alla necessità di razionalizzare la complessità della costruzione, gli edifici sono costituiti da pochi elementi accuratamente progettati e assemblati, secondo la logica del “pezzo per pezzo” che, sebbene sfumata rispetto ai suoi primi progetti, rimane una caratteristica quasi carsica della produzione del Renzo Piano Building Workshop, sempre presente anche se a volte meno visibile. Qui a Entebbe, il catalogo dei componenti è particolarmente interessante: da un lato, i muri in terra battuta, o pisé, derivanti dalle tradizioni locali, ma migliorati grazie alle conoscenze e tecnologie attuali, nell’ottica di un coinvolgimento delle maestranze locali e di un trasferimento duraturo di conoscenze; dall’altro, elementi leggeri ad alte prestazioni, quali le facciate vetrate e il sistema di doppia copertura, per i quali sono state coinvolte le eccellenze della filiera costruttiva italiana. Ci troviamo quindi di fronte a un’interessante operazione di ibridazione fra tecnologie e competenze, che dimostra in pratica un percorso di miglioramento di prassi tradizionali e che ambisce a costituire un modello replicabile. Nell’ottica di una chiara articolazione delle funzioni e della loro distribuzione, l’edificio è formato da due grandi ali, distanti fra loro 30 metri: quella meridionale ospita gli ambulatori, l’accoglienza e la zona di day hospital; quella settentrionale, verso il lago, le camere per 72 degenti, oltre agli uffici amministrativi a un livello inferiore. Un blocco operatorio quadrato ospita tre sale e collega i due corpi lineari. In vista dell’arrivo di pazienti da località distanti, anche di altri Paesi, il complesso include anche una foresteria con 42 letti per i pazienti (quando sono nelle condizioni di ricevere cure a bassa intensità) e per i loro familiari.

I volumi seguono l’orografia del sito, che digrada verso il Lago Vittoria, mantenendo però costante il livello delle coperture che dialoga con le chiome degli alberi circostanti. Il lussureggiante paesaggio esistente, sottolineato e rinforzato dal progetto degli spazi verdi di Franco e Simona Giorgetta, è organicamente integrato con gli spazi interni grazie alle finestre e alle grandi vetrate sulle testate delle ali, allo scopo di rendere più rapidi i processi di guarigione, supportando il compito della medicina grazie al positivo impatto del verde sugli aspetti psicologici e fisici dei pazienti (healing architecture). Il centro di chirurgia pediatrica di Entebbe deriva da un processo progettuale corale, che ha permesso di integrare in una catena decisionale corta le competenze del Renzo Piano Building Workshop, di TAMassociati (già forti di diverse esperienze precedenti con Emergency) e del cliente stesso, tramite il suo Field Support Department e in particolare la Building Division, cruciale per far dialogare i progettisti dell’edificio con i medici e gli operatori sanitari. Il risultato finale, inaugurato nel 2021, è un edificio di una bellezza essenziale, anzi etica, in quanto derivante da un uso parsimonioso delle risorse e da un processo virtuoso di innovazione e miglioramento di tecniche e competenze tradizionali tramite competenze avanzate, non calato paternalisticamente dall’alto, bensì trasferito nella realtà locale così da lasciare una traccia duratura per interventi analoghi in futuro. In questa architettura, per usare le parole di Renzo Piano e Gino Strada, si è davvero messa in opera “l’idea di eccellenza come forma di resistenza: non solo ideologica, ma pratica, concreta e umana”.

Scheda progetto
Area: 6.965 mq
Budget: 22.7 million euro
Committente: Emergency Ngo Onlus
Project Owner: EMERGENCY NGO Onlus, Renzo Piano Building Workshop & Studio TAMassociati
Design team: RPBW - G.Grandi (partner in charge), P.Carrera, A.Peschiera, D.Piano, Z.Sawaya and D. Ardant; F.Cappellini, I.Corsaro, D.Lange, F.Terranova (models) - TAMassociati - R.Pantaleo, M.Lepore, S.Sfriso, V.Milan, L.Candelpergher, E. Vianello, M.Gerardi - EMERGENCY Field Operations Department, Building Division - Roberto Crestan, Carlo Maisano
Consultants: Milan Ingegneria (structure); Prisma Engineering (MEP); Franco and Simona Giorgetta (landscape); GAE Engineering (fire consultant); J&A Consultants
Sponsors: Paola Coin, RPBW, Fondazione Prosolidar, Stavros Niarchos Foundation, Fondazione Ravasi Garzanti, Sergio Lorenzoni and Eleonora Zanettin
Partner donors: Agatos, AGC, Alessio Tubi, Duferco Travi e Profilati, Enel Greenpower, Simona e Franco Giorgetta Architetti Paesaggisti, Ingretech, J&A Consultants, KSB, Maeg, Mapei, Milan Ingegneria, Milani, Pellini, Performance In Lighting, Perin, Prisma Engineering, Termoidraulica, Resstende, Safic Alcan, Santerno Enertronica, Schneider Electric, Schuco, TAMassociati, Tecnotubi,Theatro, Thema, Zinchitalia, 8x1000 Chiesa Valdese
Supporter donors: Alubel, Atlas Concorde, B Braun, Cool Head Europe, Doka, Favero, FIAMM, GAE Engineering, Giugliano Costruzioni Metalliche, Riello UPS, Valsir, Velux, Zintek
Friends of Emergency donors: Banor, Barlett, Casalgrande Padana, Cofiloc, Fondazione Promozione Acciaio, Fumagalli, Gima, GSA, Leister, Maspero Elevatori, MPL Feralpi Group, Polyglass, PPG, Tecnaria, Zanutta
Photos: Emmanuel Museruka - Malaika Media, RPBW, Zintek, Will Boase, Giorgio Grandi
Text: Gabriele Masera

I SISTEMI DI FACCIATA
Le facciate definiscono architettonicamente e tecnologicamente il progetto. Il corpo Degenze è costituito da un sistema di facciata continua con principio di montaggio a cellule indipendenti e profili estrusi in lega primaria di alluminio con vetrocamera isolato incollato strutturalmente ai profili con effetto “tutto vetro”. L’involucro è stato interamente sviluppato ad-hoc, al fine di garantire la complanarità superficiale e ottimali prestazioni di tenuta all’aria e all’acqua. Le schermature verticali, esterne rispetto all’involucro vetrato di chiusura, sono innestate strutturalmente in corrispondenza dei giunti verticali tra le singole cellule di facciata e sono realizzate in lastre di grès porcellanato sottile (5 mm) con sistema di fissaggio a scomparsa posto direttamente sul telaio metallico di sostegno. La dimensione delle schermature è variabile per profondità (tra i 50 e gli 85 cm) e per angolo di inclinazione rispetto al piano di facciata al fine di coniugare il disegno architettonico e l’efficienza energetica. In corrispondenza della copertura le lame cambiano direzione e proseguono in direzione orizzontale creando un “canopy” continuo verso il solaio di copertura e la corte interna sulla quale si affacciano le degenze. Il piano terra, che accoglie la sede del Pronto Soccorso, si caratterizza per la presenza di facciate prevalentemente in grès porcellanato scuro combinate con imbotti in pannelli metallici, nel quale si innestano porzioni di facciata continua per le parti vetrate e finestrate. Il livello superiore, al quale è destinata la Terapia Intensiva, prevede un sistema di facciata continua realizzata con tamponamenti in vetro trasparente e vetrazioni smaltate per le parti opache. I rivestimenti della corte interna, progettata per dare luce ai piani delle degenze, sono realizzati con due differenti sistemi di facciata: i lati maggiori, su cui si affacciano i vani ascensori e i servizi, sono rivestiti da un sistema ventilato in pannelli di alluminio, mentre i due lati minori sono rivestiti da un sistema di facciata continua a montanti e traversi realizzata con tamponamenti vetrati sia serigrafati che trasparenti e tamponamenti opachi realizzati in alluminio. Il ponte che collega la nuova struttura all’edificio esistente è rivestito sui lati verticali dalla stessa tipologia di facciata del corpo Degenze, mentre pannelli in lamiera stirata di alluminio rivestono l’intradosso inferiore. In generale, come affermato dall’ing. Nicola Greco, Senior Facade Expert di Deerns, “tutte le soluzioni tecnologiche adottate hanno seguito un dettagliato processo di customizzazione dei componenti di facciata che fanno dell’edificio un vero e proprio laboratorio progettuale e di innovazione tecnologica dove, la stretta sinergia tra committenza, progettista e fornitori è stato il maggior fattore di successo”.

I MURI IN TERRA BATTUTA
I lunghi muri in pisé, con la loro superficie ruvida e l’acceso colore rosso tipico del suolo locale, costituiscono una delle cifre architettoniche dell’ospedale, anche grazie al ricercato contrasto con la leggerezza delle coperture parasole. Se, nelle testimonianze di Renzo Piano e Giorgio Grandi, l’idea di usare la terra locale per i muri perimetrali è scaturita istintivamente alla vista del sito di progetto, la traduzione di questa intuizione in un elemento costruttivo adeguato a un complesso ospedaliero ha richiesto una notevole dose di studi e sperimentazioni. Stabilito, tramite delle prove in sito, che la miscela tradizionale di argilla locale, sabbia e ghiaia non forniva la resistenza meccanica necessaria, un team di lavoro composto da specialisti di Milan Ingegneria e di Mapei ha elaborato, anche grazie alle sperimentazioni su un campione di 150 kg di suolo trasportato in Italia, una soluzione in grado di garantire adeguate prestazioni meccaniche, di stabilità e di durabilità agli agenti atmosferici. Grazie all’aggiunta di un additivo policarbossilico (Mapesoil) alla miscela, è stato possibile ottenere un pisé con un tenore di argilla del 50%, di molto superiore alla quantità tradizionalmente utilizzata. Alla miscela sono poi state aggiunte fibre di polipropilene per migliorare la resistenza meccanica e additivi specifici per ridurre la quantità d’acqua e quindi i successivi ritiri. Il mix design finale è costituito da argilla-limosa (20%), sabbia (23%), ghiaia (42%), cemento (7%), agenti stabilizzanti (3%), fibre di polipropilene (0,1%), fluidificanti (0,1%) e acqua (4,8%); opportunamente compattato dentro i casseri in fase di costruzione, questo pisé migliorato garantisce una resistenza a compressione di 8 N/mm2 contro gli 0,5-2 N/mm2 tipici di una soluzione tradizionale. Infine, era necessario individuare un trattamento superficiale in grado di proteggere il materiale dal dilavamento, nonché evitare la formazione di muffe, muschi e cariche batteriche: i ricercatori Mapei hanno così individuato una soluzione trasparente a base di silano, denominata Mapecrete Creme, basata su una molecola duale compatibile con l’argilla cruda, ma al tempo stesso idrofoba. Dopo ulteriori prove su mock-up a scala reale, sia in Italia che in sito a Entebbe, questa soluzione è stata messa in opera tramite casseri metallici entro i quali la terra è stata disposta a strati di 15 cm, compattati con un pestello fino a raggiungere lo spessore di 8 cm. I muri includono interruzioni ogni 13,4 m e intagli superficiali, poi nascosti dai pluviali, ogni 6,7 m, allo scopo di indurre le inevitabili fessurazioni in punti definiti.

STRUTTURE
La struttura portante gioca un ruolo centrale nella tettonica dell’edificio, sottolineando la
dualità fra una parte fortemente connessa al terreno e un’altra leggera e in relazione col cielo.
Per le fondazioni è stato scelto un sistema a platea, in ragione della scarsa capacità portante del suolo e della necessità di limitare gli spostamenti differenziali. Su questa base si impostano due tipi di pareti portanti lineari: in calcestruzzo armato dove i piani interrati dei diversi corpi sono in contatto con il terreno, e invece in terra battuta dove i muri sono in vista. A questi elementi massivi fanno da contrappunto le membrature metalliche leggere con cui sono state realizzate le strutture interne degli edifici e le loro coperture. Mentre le ipotesi iniziali prevedevano un sistema misto in legno e travi reticolari di acciaio, la scelta finale si è orientata verso profilati metallici aperti per le strutture interne e telai in elementi tubolari a sezione circolare per le coperture parasole, anche in ragione di una donazione da parte di un’industria italiana. Le strutture interne ai due corpi principali si basano su telai centrali con interasse di 6,7 m, composti da due pilastri (HEA 180 nell’ala settentrionale e HEA 160 in quella meridionale) connessi fra loro da una trave inferiore e una superiore. Questi telai sostengono poi le travi del solaio intermedio (IPE 240 nell’ala nord e IPE 140 in quella sud) e quelle, inclinate, della copertura isolata a falde (rispettivamente IPE 300 e IPE 240); lateralmente, le travi poggiano sui muri in pisé grazie a cordoli in calcestruzzo armato integrati nel loro spessore. La copertura superiore è invece sostenuta da telai costituiti da quattro profili circolari verticali con diametro 193,7 mm e spessore 8 mm: due sono le colonne perimetrali che arrivano fino a terra, e due poggiano sui citati portali centrali. Ogni telaio è poi completato da coppie di tubolari trasversali a sezione circolare (193.7x12.5 mm), leggermente inclinati per convogliare la pioggia verso il centro e da qui sulla copertura in zintek®, opportunamente dotata di gronde di raccolta dell’acqua. Una serie di tubolari secondari (114.3x8 mm), a interesse di 1.1 m, sostiene il manto di copertura in lamiera ondulata di acciaio verniciata.

 

Scheda progetto
Area: 6.965 mq
Budget: 22.7 million euro
Committente: Emergency Ngo Onlus
Project Owner: EMERGENCY NGO Onlus, Renzo Piano Building Workshop & Studio TAMassociati
Design team: RPBW - G.Grandi (partner in charge), P.Carrera, A.Peschiera, D.Piano, Z.Sawaya and D. Ardant; F.Cappellini, I.Corsaro, D.Lange, F.Terranova (models) - TAMassociati - R.Pantaleo, M.Lepore, S.Sfriso, V.Milan, L.Candelpergher, E. Vianello, M.Gerardi - EMERGENCY Field Operations Department, Building Division - Roberto Crestan, Carlo Maisano
Consultants: Milan Ingegneria (structure); Prisma Engineering (MEP); Franco and Simona Giorgetta (landscape); GAE Engineering (fire consultant); J&A Consultants
Sponsors: Paola Coin, RPBW, Fondazione Prosolidar, Stavros Niarchos Foundation, Fondazione Ravasi Garzanti, Sergio Lorenzoni and Eleonora Zanettin
Partner donors: Agatos, AGC, Alessio Tubi, Duferco Travi e Profilati, Enel Greenpower, Simona e Franco Giorgetta Architetti Paesaggisti, Ingretech, J&A Consultants, KSB, Maeg, Mapei, Milan Ingegneria, Milani, Pellini, Performance In Lighting, Perin, Prisma Engineering, Termoidraulica, Resstende, Safic Alcan, Santerno Enertronica, Schneider Electric, Schuco, TAMassociati, Tecnotubi,Theatro, Thema, Zinchitalia, 8x1000 Chiesa Valdese
Supporter donors: Alubel, Atlas Concorde, B Braun, Cool Head Europe, Doka, Favero, FIAMM, GAE Engineering, Giugliano Costruzioni Metalliche, Riello UPS, Valsir, Velux, Zintek
Friends of Emergency donors: Banor, Barlett, Casalgrande Padana, Cofiloc, Fondazione Promozione Acciaio, Fumagalli, Gima, GSA, Leister, Maspero Elevatori, MPL Feralpi Group, Polyglass, PPG, Tecnaria, Zanutta
Photos: Emmanuel Museruka - Malaika Media, RPBW, Zintek, Will Boase, Giorgio Grandi

Arketipo 158, Eccellenze d'Italia, settembre 2022