Christ Pavillion  

Località Expo 2000 Hannover, Germania
Committente Chiesa Evangelica Luterana del Land di Hannover, Conferenza Episcopale Tedesca, Expo 2000
Progettazione 1997  concorso, 1°premio
Realizzazione 1999 - aprile 2000
Progettazione gmp architekten von Gerkan, Marg und Partner
Architetto responsabile Meinhard von Gerkan
Partner Joachim Zais
Collaboratori Gregor Hoheisel, Sona Kazemi, Stephen Rewolle
Responsabile progetto esecutivo Jörn Ortmann
Collaboratori al progetto esecutivo Ulf Düsterhöft, Monika van Vught, Matias Otto, Olaf Schlüter, Aandreas Hahn, Thomas Dreusicke, Helge Reimer
Paesaggista Wehberg, Eppinger, Schmidtke Hamburg
Consulente progettuale Prof. Tepper - Dielholzen
Direttore del progetto Assmann Braunschweig
Direttore dei lavori Hans - Jürgen Grutshus
Allestimento Peter Radomski, Magdalene Weiß
Superficie 2.004m2
Volume 18.548m3
Costo globale 26.500.000 DM

I criteri progettuali e le finalità espressive del Christ Pavillon, realizzato ad Hannover per l'Expo di fine ed inizio millennio, erano già scritti nelle volontà dei committenti e nelle indicazioni dei finanziatori del progetto. L'obiettivo dell'Ufficio Evangelico per l'esposizione internazionale è stato quello di affermare l'importanza della fede e dell'etica cristiana in un'epoca in cui le trasformazioni e le innovazioni tecnologiche, che si succedono con una rapidità inedita portando con sé rivolgimenti sociali e culturali, paiono spesso negare ogni certezza. È questo che la chiesa vuole oggi trasmettere, un sistema di valori e un insieme di risposte alle domande universali dell'umanità: chi è l'uomo, qual è e quale sarà il suo ruolo e il suo destino? Il tema trattato nel Padiglione cristiano diventa, così, quello del rapporto uomo natura tecnologia, intesi come i tre poli attorno ai quali ruotano le trasformazioni del nostro tempo, vissuto ancora oggi in termini contradditori e spesso di contrasto e lotta. La dimensione fortemente simbolica e semantica del progetto ha spinto gli architetti a dimenticare la componente più strettamente pratica ed economica che sempre si accompagna alle opere di architettura per affrontare il tema con uno spirito più vicino al fare artistico. Chiaramente le esigenze dei due sponsor, produttori rispettivamente di acciaio e di vetro, non potevano essere smentite, ma l'uso di questi due materiali per la realizzazione del Padiglione ne ha arricchito i contenuti estetici invece che limitarne le possibilità espressive. Anche la necessità della sua ricostruzione, una volta terminato l'Expo, a Volkenroda in Turingia, ha condizionato l'idea costruttiva del padiglione. La struttura si basa, infatti, su un modulo cubico di 3,60 metri di lato, che ne informa l'intero sviluppo. Il sistema costruttivo ideato per la sua realizzazione è molto semplice: esso utilizza pilastri in acciaio con sezione a croce, formata dall'accostamento di quattro travi a L, assemblate da perni a U con giunto centrale, tale da formare delle cavità in cui è possibile posizionare gli impianti. Vi sono poi dei cavi trasversali, sempre in acciaio, che stabilizzano la costruzione e che presentano dei giunti filettati allo scopo di rendere facilmente smontabile l'intero complesso. Si crea così un telaio strutturale che viene di volta in volta tamponato con accorgimenti diversi.
L'area su cui sorge il padiglione è totalmente delimitata e protetta da una sorta di chiostro - recinto, interrotto solo in prossimità dell'ingresso. Quest'ultimo ha un forte significato simbolico: incorniciato da un'infilata di colonne in acciaio lunga 75 metri e da un piccolo "fossato" attraversato da un ponte, il suo compito è segnare un limite, materializzare il trapasso dal panorama variegato e festaiolo tipico dell'esposizione ad un luogo deputato alla riflessione ed alla contemplazione. Il cortile interno, in cui troneggiano un albero e una torre di vetro, ha funzione di smistamento e di sosta ideale, invita i visitatori ad una pausa riflessiva prima di entrare nel vivo dello spazio sacro o prima di affrontare il tema dell'esposizione, il rapporto uomo  natura  tecnologia. Ad ovest del cortile, in uno spazio a doppia altezza, trovano collocazione gli uffici, l'auditorium, il foyer, il bookshop, mentre gli ambienti di servizio, ripostigli, servizi, bar e cucine, sono disposti tra l'auditorium e il chiostro. Ad est sorge il cuore del padiglione, la grande sala alta diciotto metri e con uno sviluppo planimetrico quadrato di 21 metri di lato. In questo spazio l'acciaio è usato anche in fogli laminati elevigati, che assumono una colorazione caratterizzata da venature irregolari blu enere. L'effetto estetico della lavorazione è estremamente rigoroso e raffinato e dona al materiale un aspetto vagamente naturale. Nell'aula il tamponamento della struttura portante è realizzato con un doppio strato: vetro all'esterno e sottili pannelli di marmo ed alabastro internamente, così da creare una sorta di moderna vetrata. I lucernari disposti regolarmente sulla copertura e in corrispondenza della sommità delle nove esili colonne di acciaio che reggono la struttura, esaltano la verticalità dello spazio e comunicano il senso di trascendenza appropriato agli ambienti religiosi. Una serie di nicchie, che si aprono lungo il perimetro dell'aula, ripropongo le cappelle laterali tipiche dell'architettura sacra e in due di esse sono collocati i vani scala che danno accesso alla cripta sotterranea. Idealmente collegata agli spazi sovrastanti tramite la prosecuzione di tre delle nove colonne di acciaio, la cripta è l'unico spazio che si svincola dal modulo ordinatore che informa l'intero intervento. L'ambiente è illuminato sapientemente da una fascia che corre lungo tutto il pavimento, che riesce a creare un'atmosfera di intimità e attesa. Il vetro è un materiale adatto all'espressione di concetti e di sentimenti religiosi grazie alla sua trasparenza che, nel padiglione, viene sfruttata al meglio delle sue potenzialità. Con il vetro, infatti, gli architetti realizzano, lungo l'intero perimetro del chiostro, dei veri e propri contenitori nei quali il tema espositivo, appunto il rapporto uomo  natura  tecnologia, viene esemplificato chiaramente. Essi contengono materiali provenienti dai tre "regni": sabbia, corda, microchip, e ancora attrezzi, torba, carbone. L'effetto estetico provocato da questo intervento artistico è interessante: ogni scatola ha una sua maggiore o minore trasparenza e traslucenza alla luce naturale, che filtra attraverso questi muri di vetro in modo molteplice e cangiante, creando un dinamico gioco di luci e ombre che movimenta l'intero spazio.
Solidità e trasparenza diventano i criteri informatori del progetto, la cui unica contraddizione sembra risiedere nella negazione del suo carattere temporale. La struttura sarà infatti totalmente ricostruita, pur con qualche variazione, a Volkenroda, in Turingia: l'auditorium diventerà centro parrocchiale, il chiostro e l'ambiente centrale formeranno la navata principale della chiesa. Questa tendenza al riutilizzo di edifici pensati e progettati per durare un intervallo di tempo limitato presenta dei grossi limiti in quanto nega, sin dal momento ideativo, la loro natura effimera e pone il progettista in un'ottica e in una modalità interpretativa del tema affatto differente.
Il Padiglione riesce comunque a diventare, nel panorama complessivo dell'Expo, il luogo della riflessione, della comunione e del confronto con ciò che ci appartiene perstoria, tradizione, cultura, ma anche con ciò che è altro, diverso e sconosciuto. L'architettura invita alla calma e al silenzio, mostra sé stessa semplicemente per additare a problematiche più importanti espresse dal tema e rappresentate dall'accumulo di materiali disposti ordinatamente lungo tutto il percorso.
Non solo spettacolo, non solo esaltazione del progresso tecnologico che caratterizza il nostro tempo, non solo frenesia ed esibizionismo; con questo padiglione si realizza una sosta ideale in cui il tentativo è quello di tirare le somme dell'evoluzione dell'umanità per poter affrontare con maggiore consapevolezza, intelligenza ed apertura il terzo millennio.

Testo di Francesca Pagnoncelli
Estratto da Materia n. 34

Informazioni
Facciate in acciaio Rüter Engineering Dormund GmbH
Cemento armato Technischer Ausbau und Außenanlagen Strabag, Hannover
Realizzazione allestimenti Stadler Projekt, Offenbach
Sistema connessione vetro-pietra Wenker + Selders, Recklinghausen
Strutture Büro Binnewies, Hamburg
Realizzazione strutture NEK, Braunschweig
Realizzazione contenitori in vetro del chiostro Glas Fischer, Hannover
Antincendio Hosser, Hass + Partner, Braunschweig
Progetto dell'allestimento Stadler Projekt, Offenbach
Illuminazione Conceptlicht Austria Mills/Hall

Vedi i dettagli tecnologici e costruttivi

Sezione longitudinale