Una possibile configurazione della sala teatrale

Il Jordanki Cultural and Convention Center (CKK Jordanki) sorge lungo un anello verde intorno al centro storico di Torun, città polacca dichiarata patrimonio dell’UNESCO. Nel 2008 la municipalità indice un concorso di progettazione sull’area Jordanki, che si trova tra la parte storica medioevale e la nuova zona di sviluppo cittadina, per la realizzazione di un edificio – adibito a sala concerti – in grado di integrare il contesto ambientale con quello culturale. Tra i vari progetti presentati vince quello dell’architetto Fernando Menis, il cui concept si basa sull’integrazione rispettosa dell’ambiente circostante, senza tralasciare il compito primario dell’edificio, quello di esaltare l’acustica del luogo. Viene così realizzato nel 2015 il centro CKK Jordanki: una fusione di antico e moderno attraverso l’utilizzo di specifici materiali.

L’esterno è realizzato con calcestruzzo bianco, in contrasto con i tagli nella pelle dell’involucro che danno un assaggio del rivestimento interno rosso, fatto di cocci di mattoni impastati e miscelati nel calcestruzzo. Questa modalità di impiego dei mattoni è una reinterpretazione contemporanea dell’uso tradizionale di questo materiale e un riferimento alle facciate di Torún e al suo patrimonio culturale, per stabilire un parallelo tra la tettonica della città e la localizzazione stessa del progetto. L’auditorium, infatti, è stato attentamente progettato per occupare solo metà della superficie dell’area di intervento, in modo da lasciare l’altra metà al parco. Questa scelta architettonica ha permesso di limitare la costruzione in altezza e di enfatizzare l’immersione della costruzione nell’ambiente circostante, senza bloccare la vista sul fiume Vistola. L’effetto visivo ottenuto è quello di un oggetto naturale, una roccia su una lieve altura in un perfetto rapporto armonico tra ambiente naturale e costruito Il gioco di colori, rosso e bianco, sottolinea la dicotomia tra le architetture moderne e storiche e le innovazioni nel campo delle tecnologie utilizzate nella costruzione. Per spiegare il volume dell’edificio, l’architetto Fernando Menis usa un’analogia con l’esperienza di mangiare lo “zurek”, un piatto polacco molto popolare. Si tratta di una tradizionale zuppa servita in una pagnotta, che viene svuotata della sua mollica interna, per utilizzarne il guscio come ciotola. Ugualmente avviene per il visitatore che vuole scoprire l’edificio: esternamente si trova di fronte una geometria sostanzialmente rigida, ma quando passa all’interno, è impressionato dall’insieme; qui lo spazio si comporta come un fluido che riunisce diverse funzioni che coesistono, si amalgamano e dialogano tra loro.

Questo gioco di contrapposizioni, materiali ed elementi differenti viene anticipato sulla pelle esterna dai fori e tagli presenti nel guscio di calcestruzzo che consentono al rosso di fuoriuscire verso l’esterno. L’edificio è caratterizzato da un’estrema flessibilità: da semplice sala concerti – come richiesta dal bando – è diventato uno spazio in grado di adattarsi facilmente a diverse necessità di intrattenimento, pur rimanendo all’interno del budget stabilito inizialmente. Unendo due spazi di recitazione, spostando le pareti mobili e cambiando il numero delle sedute facilmente asportabili, si può ottenere, per esempio, un’unica area utilizzabile come teatro principale. È possibile realizzare contemporaneamente diversi eventi, separati e simultanei. Il palcoscenico può essere sia all’interno che all’esterno, permettendo di organizzare spettacoli, concerti rock o pop e altri eventi modificandone con estrema semplicità la configurazione spaziale. Grazie ai suoi soffitti dinamici, l’edificio può essere calibrato per assorbire efficacemente le onde acustiche di performance sinfoniche, musica da camera, spettacoli di teatro e opera e lo spazio della hall può anche essere organizzato per differenti capienze e attività cambiandone le dimensioni. In dettaglio: le parti mobili della sala hanno una superficie che varia tra 80 e 140 m2, con un peso che varia in funzione del pezzo, da 11 a 20 tonnellate. Ciascuno dei pezzi può muoversi indipendentemente da 3 a 5 m di altezza, consentendo la regolazione della geometria e del volume della sala a seconda delle esigenze, trasformando un volume di 8.200 m3 con un tempo di riverbero di 1,85 secondi, in un volume di 6.800 m3 con un tempo di riverberazione ridotto a 1,35 secondi. Con l’aggiunta di ulteriore assorbimento si potrebbe raggiungere un tempo di riverbero di 1,2 secondi, che copre l’intera gamma di possibili attività: 1,85 secondi per la musica sinfonica, 1,6 secondi per l’opera e 1,2 secondi per il teatro.

La definizione degli spazi è nata da un processo interattivo che, ponendo come obiettivo principe l’ottimizzazione acustica delle sale, ha portato alla scelta finale della forma interna, fluida e dinamica. Il controllo di queste geometrie complesse è stato possibile grazie alle proprietà plastiche del calcestruzzo che hanno consentito di realizzare diverse superfici per lo strato ultimo della finitura in modo da poter controllare le prime riflessioni del suono che l’ascoltatore riceve. Inoltre, il trattamento superficiale con cocci di mattone miscelati nel calcestruzzo permette di ottenere un effetto di diffusione del suono difficilmente ottenibile con altri materiali. Il centro multifunzionale CKK Jordanki ha riscontrato un immediato successo sin dalla sua apertura nel 2015, ottenendo l’approvazione sia degli abitanti della città che dei turisti. Con la sua architettura accattivante, l’originale uso dei materiali e il programma di eventi, il complesso culturale sta diventando un nuovo punto di riferimento urbano per Torún, aggiungendo fama alla città già nota per essere il luogo natale di Copernico e per il suo ricco patrimonio di monumenti gotici.

RICICLO E INNOVAZIONE TECNOLOGICA: LA TECNICA DEL PICADO
La tecnica del picado, una base di cemento mescolata con grandi quantità di altri materiali di recupero, è stata utilizzata da Fernando Menis per prima nel Magma Art & Congress di Tenerife (2005) con una miscela di calcestruzzo e pietre vulcaniche locali. Questa tecnica, certificata dal Building Research Institute polacco e spagnolo, viene poi perfezionata e adattata per il progetto della Concert Hall a Túron usando cemento e comunissimi cocci di mattoni rossi recuperati da un’azienda locale polacca. Sostenibile e multifunzionale, la tecnica del picado permette quindi non solo l’uso di materiali di recupero, ma anche di ottenere risultati performanti da molteplici punti di vista. La sua applicazione in questo progetto entra in relazione sia con il contesto che con la destinazione d’uso dell’edificio. La scelta di ricorrere ai mattoni frantumati rappresenta infatti un chiaro riferimento al patrimonio culturale della città. Oltre al lato prettamente storico-estetico, la tecnica di Fernando Menis garantisce buoni risultati in termini di resa acustica della struttura, particolare assolutamente non secondario vista la funzione principale dell’edificio legata al suono e all’ascolto della musica. Il risultato ottenuto con questa tecnica nella CKK Jordanki ha anche una forte valenza estetica: qui il progettista ha utilizzato estesamente il picado plasmando forme fluide, cui la tecnica si presta, che danno l’impressione di trovarsi all’interno di una caverna.

 

 

Scheda progetto
Progettista: Fernando Menis
Committente: Municipality of Torùn
Construction period: 2013 - 2015
Built area: 21,837 mq
Costo: 51 million euro
Collaboratori: Karolina Mysiak, Jaume Cassanyer, Javier Espílez Pianificazione urbana: Pracownia Architektury i Urbanistyki SEMI Ingegneria strutturale: José Antonio Franco (Martínez Segovia y asociados)
Consulente attrezzature di scena: José Luis Tamayo
Consulente acustica: Pedro Cerdá
Concorso: 2008
Progetto: 2011
Superficie totale: 46.971 m2
Imprese principali: Mostostal Warszawa, Acciona Infrastruktura
Mattoni: Ceramsus
Calcestruzzo: Cemex
Photos: Jakub Certowicz, Malgorzata Replinska, Patryk Lewinski

Arketipo 111, Cultura, Maggio 2017