CODE CC è un progetto di rigenerazione urbana e sociale sviluppato dallo studio ZEDAPLUS architetti in un’area periferica sita in via Cetteo Ciglia a Pescara, che prevede un intervento di riqualificazione e ampliamento di un edificio popolare esistente, con la volontà di aumentare l’offerta abitativa ma anche creare un mix di funzioni collettive e servizi di prima necessità complementari a tutti gli alloggi, in grado di migliorare la qualità della vita non solo per chi ci abita ma anche per tutti quelli che frequentano quotidianamente l’intero quartiere: un villaggio verticale di opportunità in grado di reinventare lo stare insieme abitando lo spazio urbano, attraverso l’architettura.

Il progetto CODE CC, commissionato dall’ATER di Pescara, nasce nel 2021 in piena emergenza sanitaria, un periodo che richiedeva un’urgente necessità di trovare e proporre soluzioni che andassero a colmare le mancanze e l’inadeguatezza dei luoghi di vita emersi durante la pandemia. Durante il lockdown la nostra casa è diventata allo stesso tempo sia spazio privato e sia luogo pubblico. È cambiata la geografia delle nostre abitazioni: il confine, che per troppo tempo rappresentava un ostacolo alla progettazione architettonica, ha assunto un significato positivo: il confine che divide un soggiorno dalla cucina o che delimita un corridoio durante le restrizioni imposte dalla pandemia ha assunto un carattere polifunzionale, risultando fondamentale per il lavoro, lo svago e per la socialità. Ma non tutti hanno potuto godere di spazi adeguati al “nuovo” stile di vita. Molte persone, durante la pandemia, hanno vissuto in abitazioni e luoghi urbani difficili, per mancanza di spazio o perché situate in luoghi isolati e privi di servizi basilari per la propria sopravvivenza.

Il progetto redatto dagli architetti Fabrizio Chella ed Erica Scalcione (ZEDAPLUS architetti) è pensato come un villaggio verticale inteso sia come comunità che come luogo fisico: una strategia sociale da replicare anche in altri contesti per dar vita a nuove comunità. Il progetto CODE CC si basa sul concetto di densità: riducendo la densità edificatoria l’immagine dell’edificio appare incompleta; nelle fasi iniziali del progetto lo studio non si è concentrato sulla morfologia dell’edificio ma sulla progettazione delle relazioni, delle esperienze tra le persone, l’edificio e l’ambiente edificato dove si colloca.
Questi episodi assumono forme fisiche particolari, forme incomplete che si trasformano in nuovi luoghi chiamati “spazi ibridi intermedi”, che vengono posizionati tra la residenza privata e lo spazio pubblico esterno, luoghi di relazioni sia come habitat della condivisione che della cura così da creare quel senso di appartenenza a un luogo e a una società. Gli spazi ibridi intermedi diventano un prolungamento delle abitazioni e in continuità funzionale con il contesto sociale del quartiere, potranno ospitare attività e funzioni definite in risposta ai nuovi bisogni legati al lavoro, allo studio e alla socializzazione degli utenti per rispondere alle carenze emerse durante la crisi pandemica, attraverso l’uso dell’architettura.

Il nuovo edificio, come ampliamento di quello esistente, si sviluppa su 6 livelli ed è pensato come un villaggio verticale di servizi, dove a ogni piano spazi ibridi intermedi caratterizzati da funzioni sociali (cultura, sport, svago e lavoro) si aggiungono alla sfera privata delle residenze. Gli spazi ibridi intermedi con funzioni sociali e attività collettive invaderanno anche il piano terra, prolungando i servizi di quartiere in un “plan libre”: l’attacco a terra non è pensato come un confine chiuso e invalicabile, ma come un bordo/un margine violabile e aperto a tutta la comunità dove potersi incontrare e interagire. Oltre a una piccola biblioteca di quartiere e attività collettive da svolgersi anche all’aperto, è stata inserita un’area destinata al primo soccorso ospedaliero: le sale condominiali saranno dotate di un impianto per la distribuzione di gas medicali che in casi di emergenza, si trasformeranno in una piccola area di ricovero ospedaliero con il vantaggio di ricevere un primo soccorso a km 0 -direttamente a casa- riducendo la pressione dei ricoveri presso gli ospedali.

La strategia progettuale, di grande impatto sulla qualità dello spazio, offre una flessibilità funzionale a tutto l’edificio che potrà contenere un numero variabile di alloggi popolari, da un minimo di 13 fino a 17 a seconda delle esigenze. Su ogni piano residenziale e lungo tutto lo sviluppo verticale, le forme incomplete vengono occupate da spazi ibridi intermedi che ospitano attività che vanno dallo smartworking, al fitness, al sociale, al baby parking, ecc., in grado di integrare all’interno dell’edificio servizi che prima non erano presenti in quel quartiere, con la possibilità di evolvere e mutare al variare delle esigenze e dell’utenza. Questa varietà di atmosfere prepara le persone ad affrontare l’inaspettato creando un coinvolgimento più forte con l’ambiente esterno che espressivo e mutevole.
La configurazione degli spazi ibridi, dal carattere collettivo e sociale, sono in continuità spaziale e temporale con il contesto e quindi in rapporto di dipendenza tra architettura e città, tra storia e ambiente.

Scheda progetto
Luogo: Pescara
Anno: 2022
Programma funzionale: residenze sociali pubbliche
Tipologia intervento: recupero e ampliamento di un edificio esistente
Dimensioni sito: 1.278 mq
Progettazione architettonica e strutturale: ZEDAPLUS architetti
Team: arch. Fabrizio Chella, arch. Erica Scalcione, arch. Francesca Basile
Cliente: ATER Pescara