Polignano a Mare vanta origini antichissime: alcuni reperti riportano all’età del bronzo; poi l’arrivo dei greci e la dominazione romana pongono le basi per l’attuale acquisizione dei suoli agli usi dell’uomo. Sotto questa luce assumono ancora maggiore spessore gli intenti programmatici dei progettisti, rivelatori dell’attenzione particolare alla tradizione quanto all’ “articolazione compositiva, tipologica e costruttiva”, e al controllo delle trasformazioni operate allo skyline del paesaggio.
Se provenendo dal centro cittadino, con lo sguardo rapito dal mare e dalle anse della costa, l’insediamento rimane più nascosto sulla sinistra della litoranea principale, complici sono le scelte linguistiche ispirate al territorio, capaci di calare il nuovo a fianco delle preesistenze senza ulteriori mediazioni. Giungendo invece da nord, l’architettura mostra con più evidenza la propria sensibilità duplice, verso la natura e verso la città.

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(Photo by Monica Alejandra Mellace)

Quasi si sovrappongono nella mente, senza soluzione di continuità, le immagini del costruito denso di Polignano, arroccato sulla roccia a strapiombo al limite del mare, con quelle del nuovo insediamento. I volumi a destinazione eminentemente abitativa poggiano sul basamento lapideo reso irregolare nelle tre dimensioni, in pianta e in alzato. Dal monoblocco di base, di forma organica, si stagliano composizioni articolate d’intonaco e pietra, di luce e ombra, tagliate in quattro punti da percorsi ortogonali; essi aprono la massa costruita verso il cielo, lasciandola attraversare dagli azzurri netti dei cieli tersi del Meridione. È quanto appare pure a chi arrivi alla città dal mare.

(Photo by Monica Alejandra Mellace)
(Photo by Monica Alejandra Mellace)

Anche per chi arrivi dall’entroterra il nuovo paesaggio risulta famigliare: il camminare da nord sul lembo di terra rimasto brullo davanti alle nuove case porterà agli occhi l’immagine della parete lapidea così tipica del paesaggio pugliese, come trovandosi all’interno del pulo di Altamura, davvero poco lontano, o all’interno delle centinaia di cave a fossa presenti nella Regione, ormai quasi indistinte dai lembi di terra ancora incontaminata.

Antropico o naturale, in Puglia, il costone di pietra è calcareo. Nel progetto esso è montato in blocchi squadrati finiti a spacco, posati ordinatamente secondo geometrie planimetriche organiche, dagli spigoli per lo più smussati. Come nei muri di recinzione tipici, i corsi sono di differenti dimensioni, secondo le diverse altezze dei conci, sino alla sommità, completata a gradoni squadrati.
Dietro il bastione calcareo si celano i piani interrati del complesso residenziale, per le quarantuno abitazioni (con superfici comprese fra i 60 e gli 85 mq), che raggiungono l’estensione totale di 2.981 mq. Negli interrati si trovano i posti auto e le cantine private, oltre agli accessi ai collegamenti verticali ai piani superiori.
I piani abitati arretrano rispetto alle geometrie del basamento, concedendo aree libere per spazi verdi pubblici e privati. La pietra torna in superficie in alcune porzioni delle facciate come un agglomerato roccioso riaffiorante in natura fra gli spazi inverditi.

Intonaco e vetro, tinte bianche, unitamente alle dosi generose di luce e ombra, completano la tavolozza dei materiali impiegati per la caratterizzazione degli esterni. Essi si articolano in terrazze, pergole, altane, percorsi a giorno confinati dal costruito, spazi aperti a sorpresa sul panorama. Interno ed esterno si mescolano, grazie ai traguardi visivi e a questa serie di dotazioni spaziali tipiche della scena mediterranea, ancor più italiana. Nel cuore delle fabbriche i volumi sono più densi e pieni, i parapetti sono di vetro per favorire le trasparenze e le scale comuni si prestano per la risalita del verde sino in cima ai dodici piani di progetto, tentando di avviare la simbolica riconciliazione fra nuova costruzione e natura preesistente. Le piantumazioni prescelte sono autoctone e della macchia.

(Photo by Monica Alejandra Mellace)
(Photo by Monica Alejandra Mellace)

Tipicamente il clima mediterraneo suggerisce la realizzazione di pareti in grande spessore, ora riproposto con stratigrafie multimateriale sul telaio cementizio armato capace di assecondare le particolarità del sito: il complesso sale e scende rompendo lo schema dei livelli orizzontali rigorosi; l’architettura fa proprie le quote orografiche e si apre al territorio, evitando di porsi quale cortina impenetrabile agli sguardi.
Con questo progetto l’architetto è risultata vincitrice dei premi IN/ARCH-ANCE Puglia e INARCH/ANCE nazionale per la categoria “giovane progettista”.

(Photo by Monica Alejandra Mellace)
(Photo by Monica Alejandra Mellace)
Questo articolo è tratto da Arketipo n.100 - Marzo 2016 - ITALIA.
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