Consolidamento di fondazioni profonde

Autore testo: Giuseppina Clausi

In passato, nel caso in cui edifici di una certa grandezza dovessero essere costruiti su terreni poco consistenti, si usava dotarli di fondazioni molto profonde, costituite da piloni massicci collegati tra loro da archi in muratura, si costruiva cioè una vera e propria struttura ad archi e pilastri che facesse da fondazione alla struttura effettiva, permettendo di raggiungere strati di terreno resistente posti in profondità.
Questo stesso tipo di tecnica veniva anche adottata, sempre in passato, per rinforzare fondazioni già esistenti, che presentassero dissesti evidenti a causa della scarsa capacità portante del terreno.
Presentandosi la necessità di intervenire su strutture fondali di questo tipo, fino all'entrata in uso del cemento armato veniva utilizzato il sistema delle sottomurazioni, che in questi casi presenta però enormi difficoltà.
Gli scavi da realizzare devono infatti raggiungere elevate profondità, e la realizzazione di opere di puntellamento della struttura in elevazione, nonché della stessa struttura fondale, diventa difficile ed onerosa, poiché riveste un'importanza fondamentale nell'evitare danni all'esistente.
Per questo motivo oggi si ricorre in tutti i casi all'utilizzo di palificate in cemento armato, per cui si rimanda alle sezioni relative.

Fonte testo:
A. Del Bufalo, C. Benedetto, a cura di, Conservazione edilizia e tecnologia del Restauro, Roma 1992.
C. Feiffer, Il progetto di conservazione, Milano 1989.