intervista – È stata inaugurata il 20 dicembre scorso la mostra ‘Non basta ricordare. Collezione MAXXI’, la prima curata dal nuovo direttore artistico Hou Hanru con il supporto degli staff di curatori e tecnici del MAXXI Architettura e del MAXXI Arte.

Lungo un percorso che coinvolge gran parte degli spazi museali sono esposte oltre 200 opere di arte e architettura prodotte da più di 70 artisti e architetti, molte delle quali inedite, tratte dalla collezione permanente del MAXXI. Al fine di suscitare negli spettatori la massima libertà di interpretazione e di critica le opere non sono organizzate in sezioni chiuse ma in base a temi di valore universale come l'ambiente, la storia politica, la spiritualità, il modo di vivere la città, lo spazio pubblico. La mostra intende avviare una riflessione sul ruolo dell'istituzione museo nella contemporaneità: non solo conservatore di memorie ma anche e soprattutto laboratorio per esplorazioni e sperimentazioni destinate ad attivare il dialogo tra diverse discipline e forme di creazione artistica. In occasione dell'inaugurazione, Margherita Guccione ha risposto ad alcune domande su come il MAXXI, e in particolare il MAXXI Architettura, affronta le profonde trasformazioni che nella condizione contemporanea investono l'istituzione museo.

FR. Come si sta trasformando l'istituzione museo e con quali obiettivi?
M.G. Quale sarà la forma e l'evoluzione dell'istituzione museo è chiaramente un tema di grande interesse su cui da anni stiamo riflettendo e lavorando molto e la pubblicazione Come sarà il museo del futuro?, edita dal MAXXI nel 2012, che è anche il titolo di un ciclo di conferenze curato dal MAXXI Architettura, mi ha permesso di indagare su alcuni processi di trasformazione che hanno investito il Museo contemporaneo per capire la fisionomia di questa istituzione nei prossimi decenni.
Se nella condizione contemporanea il ruolo del Museo è già radicalmente cambiato, questo mutamento si riflette almeno in due aspetti cruciali. Il primo riguarda la mission di costruire una visione del futuro che si rivolge a un pubblico sempre più vasto e si apre alla molteplicità dei linguaggi contemporanei e che, pertanto, richiede un aggiornamento molto rapido delle pratiche museali. Il secondo si riferisce alla dimensione di prodotto culturale - e non solo di luogo fisico e istituzionale - che il Museo ha pienamente assunto e alle strategie che derivano da questo posizionamento.

F.R. Come sta affrontando questi aspetti il MAXXI Architettura?
M.G. La sfida che il MAXXI ha avviato con la sua apertura e con la nascita del MAXXI Architettura, il primo museo nazionale presente in Italia ad operare su questa disciplina, è in atto. Il Museo di Architettura è  un museo nuovo, che raccoglie in sé una serie di funzioni innovative di ricerca, sperimentazione e produzione, è  un laboratorio per testare e comprendere come presentare al pubblico l'architettura e le relazioni che instaura con la condizione urbana, il paesaggio e le altre discipline.
Nel suo progetto culturale fonde un museo tradizionale con un programma innovativo e in divenire. Da una parte cura, conserva e incrementa la sua collezione, legata per il Novecento all'architettura italiana e con un'apertura internazionale per il XXI secolo, dall'altra è uno spazio critico aperto, in evoluzione. E' un museo che riflette su se stesso e procede di conseguenza, che ha uno sguardo internazionale e che, immerso nel presente, guarda verso il futuro.
Rispetto a questo ragionamento mi sembra molto interessante una definizione che ha dato Giuliana Bruno in un'intervista del 2009, in cui affermava: "Non mi interessa il museo come monumento o memoria congelata, il museo inteso come istituzione e struttura architettonica che contiene, organizza, ordina e definisce in maniera tradizionale il percorso dell'arte. Piuttosto sono interessata a ridefinire il percorso del museo, per attivare una visione differente, molto più dinamica (…) preferisco parlare di archivio più che di museo. Il concetto di archivio potrebbe suonare superato invece ci permette di organizzare e ridefinire i documenti in maniera più mobile e libera. Riprendendo il concetto di museo-archivio o museo-atlante - frutto di un collezionismo anche trans-disciplinare che può ordinare i documenti visivi dell'arte in relazione alla fotografia e altri mezzi di espressione - cominciamo a immaginare un'organizzazione interna del museo molto diversa da quella lineare e statica a cui siamo abituati".

F.R. In che modo la mostra appena aperta dedicata alla collezione del MAXXI esprime questa volontà di dinamicità e transdisciplinarietà?
M.G. Nella fluida miscellanea di 'Non basta ricordare' che attraversa il MAXXI e apre le sue collezioni ai significati e alle interpretazioni più attuali, l'architettura dialoga direttamente con l'arte, ne condivide i linguaggi, confrontando conoscenze e intenzioni. Disegni, bozzetti, collage, video e modelli intercettano le tematiche della creazione contemporanea: l'intimità del processo creativo, lo spazio del corpo, le idee di città e le problematiche urbane e sociali presentano le risposte - o meglio - le domande e le riflessioni critiche elaborate da architetti e urbanisti, in un arco cronologico che dal Novecento arriva fino ad oggi.
In questa occasione, è  la componente estetica che è parte del DNA dell'architettura, a connettere le opere delle due collezioni. I grattacieli di Maurizio Sacripanti, le citazioni grafiche di Carlo Scarpa, le strutture di Pier Luigi Nervi, i teatri di Aldo Rossi, le installazioni di Teddy Cruz e di Cino Zucchi, i disegni di Superstudio diventano un dispositivo di confronto e di risonanza. E, in risonanza con l'arte, si esalta la dimensione creativa ed emotiva dell'architettura, la molteplicità dei linguaggi, la ricchezza delle visioni. Le opere presentate rimandano ai diversi universi disciplinari, culturali e ambientali che producono il progetto di architettura e la sua realizzazione. Il seguito, il racconto dell'intero processo, è offerto al pubblico, che potrà approfondirlo, nei documenti presenti nel Centro Archivi e al MAXXI B.A.S.E.
Nella consapevolezza che "l'architettura è troppo importante per lasciarla ai soli architetti" - come diceva Giancarlo De Carlo - e che le ragioni dell'architettura sono molto più complesse e difficili da esplorare, in questo allestimento la scelta di operare per corti circuiti e continui salti di scala vuole alludere alla forma sintetica e illuminante che è la scintilla del pensiero architettonico.

F.R. Che ruolo ha il Centro Archivi nell'attività culturale del MAXXI Architettura?
M.G. Sin dall'inizio nell'attività del Museo di Architettura il Centro Archivi ha avuto un ruolo estremamente importante su più livelli, dalla catalogazione e tutela degli archivi di architettura alla produzione di mostre e 'progetti speciali'. Ma ciò che vorrei sottolineare è la stretta connessione tra museo e archivio. In questo senso un primo ambito del lavoro museale considera la documentazione e la ricerca il punto di avvio delle riflessioni critiche sul presente e sul passato prossimo della cultura architettonica, sul paesaggio italiano, considerando le opere, i personaggi, le storie che lo hanno disegnato nel corso del Novecento anche per comprendere i fatti e imparare a guardarli in una prospettiva storica consapevole.
E dunque il Centro Archivi è un laboratorio sperimentale che svolge compiti di promozione culturale per favorire la ricerca storica e l'indagine sistematica sulla ricchissima vicenda italiana del Novecento e mette a punto strategie, standard e strumenti per la conservazione, il restauro, l'accesso alle fonti documentarie. Nel sistema multipolare di centri e archivi di architettura presenti in Italia il Centro Archivi MAXXI Architettura si prefigge inoltre di favorire il raccordo in rete con una forma di coordinamento finalizzata a valorizzare quello che in senso traslato può considerarsi un grande 'giacimento' nazionale, ricco di fondi pubblici e privati dei progettisti, della committenza e delle imprese operanti nel settore. Nel progetto culturale del MAXXI Architettura il tema della documentazione è complementare - per le relazioni che implica e i rimandi diretti - a quello del patrimonio architettonico del XX secolo, per promuoverne, insieme alla conoscenza e alla consapevolezza del valore storico, artistico e ambientale, una corretta conservazione.
Il Centro Archivi è anche una sala in fondo alla Galleria 1 del museo e permette di avvicinarsi ai materiali degli archivi di architettura e alla documentazione delle mostre in un continuo rincorrersi di riferimenti e aggiornamenti, anche grazie al ricorso a strumenti digitali di più ampia fruizione. La sua attività infatti non si limita agli aspetti più propriamente legati alla natura di luogo di conservazione e consultazione dei documenti: il Centro Archivi MAXXI Architettura si fa spazio espositivo, di riflessioni e dibattiti, sede di seminari e approfondimenti su specifici temi di carattere squisitamente archivistico o di ampio respiro architettonico.

F.R. Quali iniziative sono in programma per promuovere la creatività contemporanea e la qualità in architettura?
M.G. In questi anni ci siamo resi conto dell'importanza e della forza di sviluppare progetti di collaborazione e partnership con istituzioni straniere che come noi sono impegnate nel 'fare cultura' e in particolare con centri specializzati nell'ambito dell'architettura. In questo modo il risultato finale è estremamente arricchito sia nei contenuti che nelle potenzialità di comunicazione e diffusione delle mostre e delle iniziative. Come MAXXI Architettura ad oggi le istituzioni internazionali con cui abbiamo collaborato sono circa venti e chiaramente questo per noi rappresenta un motivo di orgoglio e dimostra la nostra credibilità anche su scala internazionale.
Il MoMA/MoMA PS1, ad esempio, è per noi un partner molto importante con cui abbiamo iniziato una fortunata collaborazione con il Programma YAP (Young Architects Program) che, come è noto, promuove nel concreto i giovani professionisti chiamati a realizzare l'istallazione estiva della piazza del MAXXI. Il circuito YAP ci mette in connessione con molte altre istituzioni culturali come l'Associazione cilena CONSTRUCTO e l'Istanbul Modern Art.
Nel futuro sicuramente vorremmo continuare in questa linea e attivare nuovi progetti che attraverso il confronto, come lo strumento del concorso, diano spazio a giovani e innovativi professionisti, che sono convinta abbiano maggiori stimoli e lucidità per immaginare il futuro.
Sempre in quest'ottica realizziamo convegni, workshop e conferenze che permettono di approfondire, conoscere e aprirsi a panorami internazionali nella giovane creatività contemporanea, dalla progettazione, al design alla fotografia e alle molteplici commistioni e interconnessioni espressive.

Appuntamento
Non basta ricordare. Collezione MAXXI
dal 20 dicembre 2013 al 28 settembre 2014
MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo
Galleria 2 e 3
Via Guido Reni, 4°, Roma
www.fondazionemaxxi.it