L’area di progetto si trova sul lato nord-ovest del parco Sarmiento, spazio pubblico molto caro alla città. Nella stessa area già sorgono due musei: il MEC, Museo d’Arte Contemporanea Emilio Caraffa (GGMPU Architects) e il museo di Scienze Naturali della Provincia. Il terreno ha un dislivello di 6,5 m tra l’accesso da Avenida Poeta Lugones e la quota più alta del parco. La posizione del lotto e la sua conformazione geologica hanno suggerito al team di architetti un progetto a basso impatto ambientale. L’ampio programma funzionale del centro culturale doveva inserirsi tra le altre istituzioni pubbliche senza interrompere la tranquilla continuità del suo più antico spazio pubblico. La soluzione adottata è stata quella di non creare un edificio ma costruire un “paesaggio” che favorisse l’incontro pubblico, andando oltre il concetto di edificio-monumento. L’idea di un intervento connettivo, capace di rileggere tutti gli elementi del contesto in modo più armonioso, ha permesso al progetto di liberarsi della sua accezione di edificio tradizionale e di non entrare in conflitto con le altre due istituzioni presenti nell’aera.

Il Centro Culturale Córdoba emerge dalla terra come una placca tettonica, ricostruendo la memoria topografica del luogo. L’edificio sostituisce una porzione del terreno e diventa una parte del parco stesso. Questo nuovo spazio urbano si articola su pochi elementi fondamentali: l’edificio Padiglione (che contiene il centro culturale), il Faro del Bicentenario (il punto di riferimento) e i percorsi. La piazza (tetto dell’edificio Padiglione) e il Faro sono elementi sia urbani che del paesaggio. Questa soluzione non genera concorrenza tra la nuova costruzione e i due edifici preesistenti, ma crea un sistema connettivo urbano di spazi pubblici, fatto di percorsi senza gerarchie. La grande copertura, assomiglia a un’onda di calcestruzzo, plasmata per formare una piazza pubblica, capace di raccordare la quota della città e quella del parco con una grande forza dinamica. Al di sotto di essa si trovano i programmi istituzionali richiesti dalla Provincia di Córdoba per commemorare il Bicentenario della Repubblica Argentina: il centro di interpretazione della Provincia di Cordoba, l’archivio storico e un auditorium. La copertura-piazza (63x67 m in pianta) è formata con uno strato di calcestruzzo rinforzato; il suo punto più basso tocca la quota dell’ Avenida Poeta Lugones (+0,00 m), mentre l’angolo est, il lembo più alto, si eleva fino a +18 m per offrire uno sguardo sul territorio circostante.

La pianta è organizzata con una maglia strutturale a pilastri di 9x9 m che consente una buona flessibilità degli spazi. Celati dalla grande onda, come in una caverna, e definiti da esili diaframmi vetrati, l’archivio storico e il centro culturale, ricevono la luce dal grande foro nella copertura, che mette in comunicazione visiva la superficie pubblica con gli ambienti nella corte sottostante. L’archivio storico, racchiuso in una scatola di calcestruzzo completamente cieca per garantire la conservazione dei documenti, si protende incombente, sopra la hall d’ingresso. Gli spazi espositivi del centro culturale e l’auditorium si trovano dal lato opposto della corte triangolare, costellata di sculture. Lungo il perimetro del Padiglione, colonne a V di calcestruzzo connotano i prospetti dell’edificio e sopportano gli sforzi sismici orizzontali. Lo scavo nel terreno del parco ritaglia spazi, simili a forre intorno all’edificio: attraverso queste “spaccature geologiche” la luce penetra fino ai livelli più bassi del Padiglione. Dalla corte interna è possibile anche traguardare il Faro del Bicentenario, un’esile colonna ritorta che sorge, alla quota del parco, da un piccolo specchio d’acqua ed è visibile da grande distanza. Punto di riferimento per Córdoba, segna l’epicentro culturale della città, dove le istituzioni civiche e il parco coesistono armoniosamente. Il Faro e il Padiglione sono in netto contrasto tra loro per la spiccata verticalità dell’uno e la dinamica orizzontalità dell’altro, ma le loro curve entrano in risonanza, plasmate nello stesso materiale, il calcestruzzo a vista, che li rende parte di un unico intendimento. Il terzo importante elemento del progetto è “il percorso”. Nella volontà degli architetti, i percorsi, sopra e sotto l’edificio, non sono mai prestabiliti, ma lo spazio si modifica attraverso le molteplici traiettorie di chi cammina e offre numerose possibilità di contatto. Il Percorso esprime la geometria della molteplicità e del flusso sociale negli spazi pubblici. Le forme stesse della piazza suggeriscono modi alternativi di usare lo spazio, non solo come percorso tra due punti ma come occasione di gioco, sport, contemplazione. La costruzione di un centro culturale non finisce mai: una volta terminato l’edificio inizia la costruzione, senza fine, dell’aggettivo “culturale”, fatto di relazioni tra le persone, che vanno continuamente attivate e alimentate affinché quel luogo diventi davvero un centro, un punto di riferimento per molti.

L’ONDA DI CALCESTRUZZO
Nel Córdoba Cultural Center la parte strutturale e gli elementi di finitura coincidono; non ci sono rivestimenti o tamponature che modifichino la percezione dell’edificio nella sua sostanziale natura. I volumi e lo spazio tra essi compreso diventano gli elementi protagonisti di questo progetto, che non cerca di costruire un edificio, ma un luogo. La scelta del calcestruzzo come principale materiale da costruzione ha favorito, dal punto di vista della resa volumetrica, il progetto, ma ha richiesto, dal punto di vista strutturale, un notevole impiego di forze. Una soletta sottile e un passo di pilastri abbastanza ampio (9x9 m) hanno richiesto una grande armatura di rinforzo e un alleggerimento della cappa. La costruzione della copertura avviene in molti step, consentendo la costruzione in successione dei volumi sottostanti e permettendo la posa dei differenti layer che compongono l’elemento finito. La scelta strutturale è stata quella di non avere una maglia di travi principali e secondarie; è stata realizzata un’unica piastra, armata in due direzioni, con blocchi di alleggerimento di polistirene; prima del getto strutturale è stato eseguito un getto per garantire la finitura a cemento a vista all’intradosso della copertura. Al di sopra del getto strutturale è stata posta una stratigrafia di finitura che consentisse di modellare i gradini, gli scivoli e i dislivelli che rendono tanto interessante questo piano calpestabile. Le impalcature per il getto della copertura ci mostrano come il sistema costruttivo sia semplice e, al contempo, quanto necessiti di una grande professionalità da parte delle maestranze; la superficie dell’auditorium ha richiesto l’assunzione di carpentieri navali specializzati per poter costruire le casseforme con una doppia curvatura.

FINITURE BRUTALISTE
Il Córdoba Cultural Center si presenta come un edificio interamente costruito in calcestruzzo armato. Il motivo di questa scelta è da ricercare non solo nella plasmabilità di questo materiale da costruzione, ma anche nel suo colore e nell’immagine “brut” che restituisce quando viene lasciato a vista, molto simile a una roccia. Guardando la stratigrafia della copertura, risulta evidente come questo grande solaio sia composto da molteplici strati, per soddisfare le necessità strutturali, di impermeabilizzazione, di alleggerimento e di finitura. La finitura della parte superiore non è in calcestruzzo, ma in granito a lastre o blocchi; questa scelta è determinata da una necessità di resistenza e dalla volontà di dare un preciso disegno alla superficie; il colore e la texture del materiale però vengono percepiti come cemento. Con lo stesso intendimento, la pavimentazione esterna, lungo Avenida Poeta Lugones è in piastrelle di graniglia di cemento; il pavimento del centro culturale, della hall d’ingresso e di tutti i piani dell’archivio è in lastre di cemento lisciato, 4,5x4,5 m con interposto un giunto metallico. La semplicità dei dettagli e delle finiture sono la conseguenza della volontà dei progettisti di non costruire un edificio autoreferenziale, nel quale un dettaglio ricercato avrebbe posto in primo piano l’involucro e non lo spazio e la sua qualità rispetto alla fruizione. Vediamo dunque come i montanti dei diaframmi di vetro sono imbullonati alla copertura con flange a vista, o come l’impiantistica non venga incassata, a sottolineare l’apparente semplicità dell’edificio. Neppure le parti esterne disattendono a questa volontà di semplicità. Forse anche grazie a un clima favorevole che non richiede elementi di protezione particolarmente elaborati, le linee di forza del progetto, come la copertura o i pilastri a V, non sono “sporcati” da scossaline, gocciolatoi e gronde.

Scheda progetto
Architectural and landscape design: Iván Castañeda, Alejandro Cohen, Cristián Nanzer, Inés Saal, Juan Salassa, Santiago Tissot
Committente: Provincia di Còrdoba
Gross area: 6.170 m2
Completion date: October 2014
Localizzazione: Sarmiento Park, Córdoba, Argentina
Collaboratori: Veronica Niedfeld
Progetto strutture: Carlos Larsson
Consulenti al progetto strutturale: Rosendo Dantas, María Edel Ruata
Progetto del paesaggio: Ana Sala, Fabia Yazbek and Virginia Piñero
Superficie: 15.000 m2
Costo: 2.46 million euro
Impresa generale: AMG - REGAM
Responsabili della costruzione: Sebastián Rollino, Facundo Cazorla y Juan Ignacio Rimondi
Photos: Gonzalo Viramonte

Arketipo 111, Cultura, maggio 2017