reportage –

Viaggio nel Belice, a cura di Silvia Berselli 
Foto di Massimo Sordi


Gli interventi urbanistici nel Belice, disegnati sull'onda del boom degli anni Sessanta, sono stati dimensionati in base all'utopia di una ricrescita economica esponenziale che portasse all'industrializzazione dei territori e alla terziarizzazione dei centri, negandone lo stato di profonda arretratezza. La miopia dell'analisi eseguita ha generato errori di scala che si riflettono nel sovradimensionamento delle infrastrutture e degli spazi pubblici. La critica architettonica ha prodotto numerose analisi di un caso studio eccezionale come quello di Gibellina, rifondata in una nuova sede distante dall'antica, mentre è stato dato minore rilievo alle soluzioni fornite dagli altri centri colpiti dal sisma. A Santa Margherita e a Montevago l'edificato si sviluppa a ridosso dell'ingombrante presenza delle rovine, mentre alcune città vengono ricostruite nella sede originaria, distruggendo il patrimonio architettonico preesistente, come avviene a Santa Ninfa, o conservandolo, come a Salemi. Appare oggi ingiustificabile la rifondazione di Poggioreale, città di palazzi nobiliari e architetture di pregio solo marginalmente toccate dal sisma, eppure abbandonata con la promessa di un illusorio progresso economico. A quarant'anni dal sisma è interessante rileggere gli interventi diametralmente opposti di Gibellina e di Salemi attraverso le parole dei principali fautori della ricostruzione, i sindaci che hanno saputo catalizzare intorno a sé architetti e artisti, finanziamenti e abitanti, e che ancora oggi si spendono per garantire un futuro di crescita alle rispettive città.



Terremoti: Napoli e il cratere nell'Ottanta, a cura di Davide Vargas
Foto di Carlo Cuomo e Davide Vargas


Nei mesi successivi al terremoto dell'Ottanta tra Napoli e l'area del cratere si organizzarono molti gruppi di tecnici e volontari che non consideravano inerte una popolazione che negli anni aveva avuto sempre un ruolo diretto nella costruzione e ricostruzione della propria casa e quindi nella trasformazione del proprio territorio. Il Coordinamento Meridionale per la ricostruzione Diretta, costituito il 15 dicembre 1981 per porre in essere attività materiali e progettuali, politiche culturali intese a sostenere l'esigenza della ricostruzione diretta da parte delle popolazioni meridionali, articolò il proprio progetto per fasi: collaborare con le popolazioni e con le istituzioni locali che si mobilitano per la ricostruzione; promuovere un'attività di autocostruzione dei ricoveri per uomini e per animali usando tecnologie e risorse naturali autogestibili; avviare un'azione di recupero del patrimonio edilizio esistente; favorire l'uso di tecnologie e risorse naturali autogestibili e proprie delle zone meridionali.

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Viaggio nel Belice

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Terremoto in Campania