Deluxe Townhouses  
Località: Amsterdam
Committente: New Deal
Progetto: Oma, Rem Koolhaas, René Heijne, Torn Hage, Vincent La-A-Njoe, Jeroen Thomas
Ingegnere strutturale: Pieters Bouwtechniek
Ingegnere tecnico: Nieman
Datazione progetto: maggio 1998 - dicembre 1999
Destinazione d'uso: Edificio residenziale
Superficie costruita: 390 mq
Loft: 146 mq
Tower: 176 mq
Patio: 177 mq
Studio: 167 mq
Sandwich: 173 mq
Volume: 3875 mc
Budget: 1.375.000 nfl
Materiali: struttura in cemento armato rivestimenti: mattoni, legno, acciaio, vetro

Il progetto per la trasformazione delle penisole di Borneo e Sporenburg ad Amsterdam, nella parte est della zona portuale lungo il fiume Ij, ha inizio nel 1992 prevedendo la costruzione di 2150 abitazioni in un'area di circa ventidue ettari adibita in precedenza a molo commerciale. Nel 1994 il piano generale viene affidato ad Adriaan Geuze e West 8 quali progettano un tessuto omogeneo di case a schiera interrotto da tre grandi blocchi scultorei (affidati a Steven Holl e Kees Christiaanse, al gruppo De Architekten Cie, a Koen Van Velsen) ruotati rispetto alla griglia degli edifici più bassi.
La densità edilizia richiesta, di tre volte superiore allo standard olandese, ha fatto sì che si privilegiassero le dimensioni degli spazi interni ai singoli lotti rispetto alle aree destinate allo spazio pubblico esterno, realizzando patii e tetti giardino privati intorno ai quali fosse possibile comporre gli ambienti delle abitazioni su tre livelli. Lo studio Orna, invitato con altri trentaquattro gruppi di architetti, si è occupato della progettazione di un tipo 'De Luxe Townhouses (DLT)', all'estremità di un isolato verso il fiume.
A differenza delle unità circostanti, definite 'Strip Lots', il tipo DLT è riconoscibile per alcune caratteristiche facilmente riscontrabili nel progetto: l'individualità delle singole abitazioni, la spaziosità degli ambienti, la vista panoramica, l'ampiezza degli spazi esterni.
I cinque lotti, perpendicolari al tessuto dell'isolato, sono tagliati in diagonale dalla facciata che rende disuguali le superfici delle abitazioni, ognuna delle quali è identificata da un nome diverso che riflette le qualità specifiche.
La disposizione degli ambienti sui tre livelli della tipologia a schiera si arricchisce così di soluzioni particolari.
La Sandwich House è la più piccola tra le cinque. Una grande finestra ad angolo, con splendida vista aperta sul fiume, sembra spinta in avanti dalla compressione delle masse interne; il prospetto sud, liberamente articolato con tagli di diversa grandezza, accoglie in alto una bucatura privo di infisso aperta sul terrazzo del secondo livello. All'interno dei tre edifici centrali un vuoto verticale permette l'illuminazione e l'articolazione degli ambienti dei piani inferiori, I profondi scavi d'ingresso si rincorrono sul fronte appoggiandosi ognuno all'edificio vicino, mentre le finestre dei piani superiori slittano dalla parte opposta della parete, scoprendo una stretta fascio di muratura che si incastra sulla base del volume adiacente. La Tower House e la Patio House hanno un piano in più delle altre; nella prima è ricavata una grande stanza con accesso sul terrazzo retrostante, nella seconda la stanza viene ridotta a favore di un patio, chiuso sul fronte con un muro compatto inciso soltanto da un taglio rettangolare che riprende il nastro delle finestre.
La Studio House è la più profonda delle tre centrali. La maggiore superficie è assorbita dagli ambienti che si affacciano verso il fiume, mentre il blocco dei volumi interni è parte di una spina lineare che attraversa gli edifici.
La Loft House riprende la struttura della Sandwich House: l'accesso laterale permette una tripartizione del livello terreno con un blocco centrale di servizi, mentre i due piani superiori privi di divisioni esaltano l'unità dello spazio; al primo livello la grande finestra d'angolo si allinea sulla superficie del fronte nord, si ritrae verso l'interno sul fronte est lasciando spazio ad un piccolo terrazzo sul fiume. Cinque volumi scomposti in superfici, poi incise sui bordi, a chiudere delle scatole nelle quali pieno e vuoto si contendono lo spazio; la regolarità delle bucature si anima con le eccezioni degli edifici d'angolo, dove lo sfalsamento sia planare che volumetrico delle finestre 'sandwich' segue una regola autonoma. La Tower è l'elemento originario, l'unico vero volume su cui vengono operate quelle modificazioni che permettono l'esistenza individuale degli altri edifici. Il suo fronte, più aggettante rispetto agli altri nel disegno bidimensionale, è regolare, perfettamente specchiato sul proprio asse centrale. Due fasce verticali di muratura lo separano dalle unità laterali, evidenziando una simmetria che trova nel vuoto d'ingresso l'eccezione alla propria regola. Realizzato l'archetipo le finestre possono muoversi, ritagliare spazi nell'aria, è possibile togliere un piano per inserire nell'unità i blocchi laterali, ci si può avanzare o ritrarre dal fronte. L'individualità delle singole abitazioni è enfatizzata dalle variazioni cromatiche della facciata, che in un primo progetto rimandavano all'uso di materiali differenti uniformati poi nella realizzazione.

Tratto da Area n° 47 Novembre/Dicembre 1999, pagg 64-73, Federico Motta Editore

pianta piano primo planimetrie generali vista dall'interno Esterno