Disinfestazione da piante superiori

Autore testo: Giuliano Cosi

Le piante superiori con le loro radici, o con i prodotti acidi da queste secreti, riescono a divaricare fessure e giunti, distruggere pavimenti musivi e murature, intaccare la superficie di rivestimenti lapidei, digerire chimicamente i leganti dei muri, ecc.
Scavi abbandonati vengono rapidamente invasi, specie in zone tropicali o subtropicali, ma anche in quelle temperate, dalla vegetazione, e possono subire in poco tempo danni irreparabili.
Alla crescita di dannose specie arboricole possono bastare piccoli depositi da trasporto eolico di terra e di detriti su monumenti, compromettendo la buona conservazione, non solo estetica, ma anche statica degli edifici. È quindi imperativo rimuovere sempre alberi e piante, preferibilmente agli inizi della loro crescita e sviluppo vegetativo.
L'asportazione manuale però, specie se ripetuta più volte l'anno, o se tardiva (effettuata quando la pianta è già ben radicata al suolo), può essere estremamente dannosa per le azioni meccaniche drastiche e violente  che bisogna spesso esercitare, e che possono portare alla progressiva distruzione di pavimenti asportazione di leganti e intonaci, ecc. Bisogna tener presente poi che porzioni di radici (specie se penetrate in profondità nei muri) possono resistere allo strappo, rimanere in posto e riprendere a vegetare, che il lavoro di estirpazione essendo effettuato manualmente, risulta particolarmente oneroso. E quindi preferibile affrontare il problema da un altro punto di vista, ricorrere cioè a prodotti chimici opportuni che fatti assorbire dalle piante, ne producano il rinsecchimento. Occorre però stare attenti che i diserbanti da usare non siano nocivi all'uomo o tossici per gli animali, non producano danni alle colture o a quelle essenze che si vogliono conservare presso i monumenti per motivi paesaggistici, siano stabili per un periodo di tempo di volta in volta calcolato come ottimale, non esercitino infine alcuna azione chimica o fisica nei confronti dei materiali lapidei.
Prodotti di questo tipo sono stati sperimentati con ottimo successo e sono ora impiegati su vasta scala. Essi sono costituiti da composti neutri della triazina, a bassa solubilità in acqua, che possono agire per assorbimento radicale (clorotriazina), o radicale e fogliare (metossitriazina). Il primo tipo di diserbante è particolarmente indicato per applicazioni al suolo (scavi, ecc.), sia su piante a foglia larga (dicotiledoni), che a foglia stretta (graminacee). Il secondo invece ha uno spettro di azione più vasto, e può essere utilizzato anche sulle murature. Ambedue le triazine sono caratterizzate da una scarsissima mobilità nel terreno, ciò che permette delimitare adeguatamente le zone trattate e ridurre i pericoli di inquinamento. Il loro effetto sulle piante si manifesta a circa 60 gg. dall'applicazione, specie se per questa si scelgono i periodi ottimali, a seconda dei climi, e che devono corrispondere alle riprese vegetative primaverili e autunnali.
Essendo importantissimi sia il dosaggio che la distribuzione di questi prodotti, è sempre consigliabile fare eseguire il diserbo a personale specializzato.
 
Disinfestazione chimica
Disinfestazione di elementi lapidei da agenti biodeteriogeni, piante superiori e microflora tramite l'applicazione, a pennello o a spruzzo, di biocidi a largo spettro di azione, compresa la preventiva ed accurata pulizia e rimozione meccanica delle parti macroscopiche, l'esecuzione di un congruo numero di piccoli campioni (tasselli) da sottoporre all'approvazione della D.L. e compreso ogni onere occorrente per dare la lavorazione compiuta ed eseguita, ove richiesto, sotto il controllo e le indicazioni di un restauratore professionista.

Fonte testo e foto:
L. Lazzaroni, M.L. Tabasso, Il restauro della pietra, CEDAM, Padova, 1986.
G.G. Amoroso, Il restauro della pietra nell'architettura monumentale, ed. D. Flaccovio, Palermo, 1995.
La conservazione dei monumenti, atti del 1° corso di informazione ASSIRCO, Perugia, 6-7-8 novembre 1979, a cura dell'Arch. Rosanna Cazzella, edizioni Kappa, Roma, 1981.

Pianta di edera con rametti che fuoriescono dai giunti

Pianta di edera con rametti che fuoriescono dai giunti