mostre – Allo Spazio Alexander Girardi Hall di Cortina d'Ampezzo si è svolta la mostra dedicata all'architetto: "Edoardo Gellner 100 anni di architettura Interni/Interiors"


La mostra, curata da Michele Merlo con il coordinamento di Rossella Meucci Reale, è stata concepita nell'ambito di un progetto culturale e scientifico promosso dal Comitato per le Celebrazioni del centenario della nascita di Edoardo Gellner (1909-2004), e articolato in una serie di esposizioni, convegni, conferenze e pubblicazioni. L'evento ha rappresentato una prima occasione per approfondire l'originale esperienza progettuale condotta da Gellner nell'ambito dell'architettura rurale in area alpina. La riflessione ha riguardato, in particolare, le opere che l'architetto di origine istriana ha realizzato nell'area di Cortina d'Ampezzo, la città alpina scelta nel Dopoguerra per vivere e stabilire l'attività professionale, come gli interventi concepiti in occasione dei giochi olimpici invernali del 1956 e il villaggio turistico-sociale Corte di Cadore, realizzato nei pressi di Borca tra il 1954 e il 1963 e commissionato dal primo presidente dell'Ente nazionale idrocarburi, il tenace e illuminato Enrico Mattei, per le vacanze dei dipendenti.
Le architetture di Gellner sono state presentate attraverso materiali originali e inediti, tra cui disegni preliminari ed esecutivi, schizzi e appunti di studio, modelli e fotografie, tratti dall'archivio privato dell'architetto donato all'Archivio progetti dell'Istituto universitario di architettura di Venezia.
Hanno arricchito la mostra una serie di film documentari, tra cui quello proveniente dall'archivio storico dell'Eni e dedicato alle vacanze nel villaggio di Corte di Cadore, una selezione di oggetti appartenuti all'architetto, tra cui gli strumenti di lavoro, i libri e le riviste, e, infine, alcuni disegni, prototipi ed elementi di arredo. Questi ultimi materiali sono stati messi a disposizione dall'archivio del Centro ricerche Fantoni, la ditta che produsse in serie i mobili e gli arredamenti concepiti da Gellner per il villaggio, e da quello della Mi.No.Ter. SpA-Gruppo Cualbu, la società che nel 2001 ha acquistato dall'ente l'intero villaggio per avviarne la riqualificazione.
Nel corso del 2010 la mostra, probabilmente affiancata da un convegno di studi, sarà allestita presso il MAXXI, il nuovo Museo nazionale delle arti del XXI secolo in corso di completamento a Roma, nell'ambito delle iniziative del Centro archivi MAXXI architettura.
L'evento è stato ulteriormente valorizzato dalla possibilità di effettuare, nel corso del mese di agosto, visite guidate con accompagnatori competenti al villaggio Eni di Corte di Cadore. Il complesso, singolare espressione di armoniosa integrazione tra urbanistica, architettura, design e paesaggio, segnato da un linguaggio architettonico unitario e sviluppato in un'area di quasi 200 ettari alle pendici del monte Antelao, comprende quattro ampi nuclei di ville unifamiliari, due alberghi, una colonia per 600 bambini, un campeggio per 200 ragazzi, un fabbricato satellite per i servizi collettivi, e una chiesa, frutto della collaborazione tra Gellner e Carlo Scarpa.
L'inedita e innovativa struttura turistico-sociale, espressione del “miracolo economico” degli anni Cinquanta, avrebbe dovuto essere ancora più ampia ma la sua costruzione fu interrotta nel 1963, un anno dopo la prematura scomparsa di Mattei. Furono costruite 263 ville delle 600 previste e non fu più realizzato il centro sociale plurifunzionale, con negozi, cinema, attività ricreative e sala riunioni, che avrebbe dovuto costituire il fulcro del complesso.
Sia l'albergo Boite, parzialmente trasformato negli anni Settanta, che l'albergo Corte, nato come struttura per il personale di servizio del villaggio e convertito sempre negli anni Settanta in residence con miniappartamenti, dopo il 2001 sono stati ristrutturati dalla Mi.No.Ter. e sono attualmente in funzione e molto apprezzati dagli utenti. Anche la chiesa, una sobria struttura caratterizzata dalle due grandi falde della copertura completate da elementi di rame, e il campeggio, costituito da quattro nuclei di capanne fisse in legno integrati dai padiglioni delle attrezzature collettive, sono perfettamente funzionanti.
Le ville si inseriscono armoniosamente nel paesaggio grazie ai materiali di costruzione adottati e ai volumi di altezza contenuta e di forma allungata, dotati di copertura a un'unica falda pressoché piana; dopo aver subito intorno alla fine degli anni Ottanta interventi di manutenzione e parziali trasformazioni, tra il 2001 e il 2005 sono state oggetto di ristrutturazione e di adeguamento funzionale. Un esemplare, restaurato filologicamente, è anche visitabile. Recentemente il sistema di ville unifamiliari è stato integrato con nuove unità realizzate in base a criteri ecosostenibili (www.cortedelledolomiti.it).
La colonia, costituita da 17 corpi di fabbrica collegati e disimpegnati da rampe coperte, è invece in disuso. Lo stesso Gellner era stato incaricato dalla Mi.No.Ter. di elaborare uno studio di fattibilità per il recupero della struttura come centro congressuale e alberghiero. Più recentemente è stata avanzata l'ipotesi di trasformare la colonia in centro di formazione multisettoriale per le nuove tecnologie con aule, laboratori, sala convegni, camere e ristorante.
Qualsiasi ipotesi relativa a una nuova funzione da assegnare al complesso, ai fini della sua conservazione, dovrà fare i conti con la difficile soluzione di alcuni aspetti tecnici riguardanti, in particolare, l'adeguamento alle normative vigenti. A destare perplessità sono soprattutto l'eccessiva pendenza delle rampe coperte che collegano i vari corpi di fabbrica, e le altezze di alcuni ambienti che risultarono inferiori rispetto a quanto previsto dal coevo regolamento edilizio grazie a un provvedimento di deroga ottenuto dallo stesso Gellner.
In occasione del centenario della nascita dell'architetto è stata formulata la proposta di creare nel villaggio di Corte di Cadore un sito museale permanente. È auspicabile che nell'ambito di quest'ipotesi si riesca a mettere a punto anche una soluzione per la conservazione e la valorizzazione della colonia montana.