Elementi di arredo urbano

Autore testo: Francesca Comotti


La pietra
Il lastricato è molto diffuso nei centri storici urbani, grazie alla forte resistenza a compressione della pietra così tagliata. Le rocce impiegate sono generalmente lo gneiss, e la beola e le rocce eruttive, considerate le più durevoli, posate in lastre di diversa forma e dimensione, con spessori che vanno dai 3 ai 20 cm a seconda delle sollecitazioni previste, e con fughe strette o larghe (1-1,5 cm). La posa in opera si effettua su un sottofondo di 20-40 cm di massicciata di pietrisco, su cui si stende uno strato di 15 cm di caldana in calcestruzzo con rete elettrosaldata e della boiacca liquida per fissare le lastre. Il selciato è una pavimentazione formata da cubi o parallelepipedi di piccole dimensioni (da 4x10 cm a 10x17 cm) di porfido o granito. Grazie alla piccola pezzatura si adatta molto bene alle variazioni del terreno. La posa varia a seconda che la superficie sia carrabile o solo pedonale. In linea di massima l'ultimo strato è solitamente di sabbia a grana grossa sopra cui vengono allocati i cubetti che successivamente verranno battuti e, contemporaneamente, abbondantemente sabbiati per colmare tutti gli interstizi, e successivamente sigillati con boiacca cementizia. L'acciottolato, fra le pavimentazioni più antiche di molte città italiane, è costituito da ciottoli di calcari e arenarie silicee di forma rotondeggiante o allungata, a seconda della cava di provenienza. La messa in opera dei ciottoli prevede un trattamento uguale sia che si tratti di una superficie carrabile, che pedonale; sul terreno costipato si stende uno strato di sabbia grossa di circa 10 cm su cui vengono posati e battuti i ciottoli, irrorandoli con acqua per compattare la sabbia e saldarla. È preferibile posare i ciottoli di punta per garantire una maggiore resistenza, mentre la fugatura viene effettuata con sabbia, cemento, adesivi sintetici e additivi polimerici.


I prodotti ceramici
Alla famiglia delle Ceramiche o Terre cotte appartengono: il clinker, il cotto, il gres, e le monocotture. I metodi di posa in opera sono differenti, secondo le tradizioni locali, la destinazione d'uso del pavimento, il tipo di superficie sulla quale si va ad operare, le condizioni termiche e igrometriche. La posa in opera può essere a giunto unito o a fuga; spesso è una scelta estetica che diventa tecnica per i pavimenti esterni sottoposti costantemente ad escursioni termiche, o per particolari piastrelle, la cui irregolarità non garantisce la precisione di un accostamento a giunto unito. Il giunto a fuga prevede uno spazio tra le piastrelle variante tra i 5 e gli 8 mm. In generale nella posa in opera dei pavimenti esterni le modalità da seguire sono le seguenti: sul sottofondo ben compattato viene sovrapposto un ghiaione dello spessore di 20-40 cm su cui viene effettuata una colata di calcestruzzo di 6-15 cm, sottofondo per la posa delle piastrelle.
L'adesione degli elementi può avvenire a malta, a colla o con altri sistemi. Per far aderire la piastrella al sottofondo si usa la malta cementizia in uno strato di 2-4 cm, la cui entità e qualità sarà rapportata alle situazioni ambientali tecniche e architettoniche, e alla irregolarità del piano. Per la posa a colla si utilizza un collante a base di sostanze organiche, inorganiche o miste che viene distribuito uniformemente sulla superficie regolare del sottofondo.


Le piastrelle in clinker sono prodotti a pasta compatta che trovano largo spazio di utilizzo soprattutto nelle pavimentazioni esterne grazie alle loro peculiari caratteristiche che derivano dalle materie prime utilizzate e dalle tecnologie di lavorazione. Possiedono ottime caratteristiche di resistenza meccanica, resistenza agli agenti atmosferici, agli sbalzi di temperatura, alle aggressioni chimiche, alla corrosione; estremamente facile da pulire anche se lavorato, il clinker ha inoltre ottime proprietà antiscivolo, buone proprietà isolanti, mantenendo nel tempo la brillantezza del colore. Le piastrelle si presentano con superficie vetrinata (rivestimento trasparente), smaltata o grezza.


Piastrelle e mattoni in cotto per pavimenti possono avere varie colorazioni che dipendono dal tipo di cottura e dalla composizione del materiale, entrambi fattori fondamentali insieme alla corretta posa in opera per la determinazione della resistenza del materiale. La definizione degli strati funzionali del supporto di posa deve essere molto accurata e approfondita, influendo sulla qualità finale della pavimentazione e svolgendo più funzioni, da quelle statiche a quelle di difesa dello strato superficiale in cotto. Prescindendo dal tipo di posa adottata, per le pavimentazioni esterne in cotto è necessario riporre una particolare attenzione progettuale al deflusso superficiale delle acque meteoriche, frazionando eventualmente la superficie in diverse zone di scarico e assegnando loro efficaci pendenze e una perfetta planarità in modo da evitare il ristagno di acqua e di umidità sulla superficie, insieme alla predisposizione di giunti di dilatazione in direzione trasversale e/o longitudinale risolti mediante l'utilizzo di profili di gomma o materiali speciali di fugatura capaci di assecondare le deformazioni del campo pavimentale. In esterno è sconsigliato qualsiasi tipo di trattamento superficiale. Ciò vale soprattutto per spazi destinati ad un uso intenso e collettivo dove, l'utilizzo di elementi di notevole spessore assicura un' elevata qualità tecnologica. In generale si hanno tre tecniche di posa: dalla realizzazione del sottofondo allo strato di allettamento degli elementi in cotto, fino alla modalità di esecuzione dei giunti. Tali tecniche di posa prevedono: la stesura pavimentale degli elementi di cotto su piano di allettamento di malta e relativo completamento dei giunti con malta; stesura degli elementi su un piano di allettamento di sabbia con successiva sigillatura dei giunti effettuata con sabbia; stesura degli elementi di cotto sempre con tecnica di posa a sabbia che però prevede giunti sufficientemente ampi per sigillarli con malta fluida.


Le piastrelle in grès sono elementi in pasta compatta e dura, ottenute dall'impasto e cottura fino a 1250° di argille con l'aggiunta di fondenti e coloranti; hanno ottime caratteristiche di resistenza a usura, urto, abrasione, gelo, acidi, grassi, agenti atmosferici, sollecitazioni meccaniche, sono di facile pulibilità e manutenzione, non necessitano di trattamenti dopo la posa in opera. Vetrificate, inassorbenti, antisdrucciolo, sono anche indicate per luoghi a transito molto elevato. Le elevate qualità tecniche, la facilità di posa e di manutenzione, unite ai caratteri estetici sempre più sofisticati e variegati ne favoriscono l'impiego. La superficie può essere smaltata o non, con finitura naturale, lucida, levigata, strutturata e a rilievo.


Le monocotture sono prodotti ceramici ottenuti tramite impasto e cottura di materie prime quali argilla, caolino, quarzi, ecc., impastati con acqua e additivati con materiali sgrassanti, fondenti e coloranti minerali. La lucentezza e il decoro sono le loro principali caratteristiche estetiche. Attraverso stampi o presse, all'impasto viene data la dimensione e la forma desiderata, e dopo una fase di essiccatura, vengono sottoposti a cottura ad elevate temperature, necessaria per fissare il rivestimento (smalti, vernici, vetrina) al supporto.
Esistono due tipologie di monocotture, chiara e rossa, a seconda della composizione del supporto.



Il legno
La scelta del legno, da sempre connesso all'arredo dei giardini e riscoperto in certe realtà urbane, deve ricadere su essenze che garantiscano resistenza all'uso all'esterno. Sono preferibili i legni duri come teak, rovere, frassino, iroko, in quanto necessitano di un trattamento di tipo superficiale rispetto ai legni morbidi, che devono essere trattati completamente in autoclave con impregnanti anti-marcescenza. I pavimenti in legno per esterni sono generalmente costituiti da elementi prefabbricati: doghe, listoni, tozzetti, sezioni di tronco, disposti in vario modo a formare pedane e percorsi che, a seconda dei casi, possono essere installati su pavimenti preesistenti senza basamento di cemento, e collegati tra loro con staffe, viti, spinotti, oppure possono poggiare su una struttura in pino o in larice, a sua volta posata su basamenti in cemento, ma anche su ghiaia, sabbia. È importante che le doghe non poggino direttamente sul terreno, ma che vi siano interposti dei travetti trasversali in massello, oppure delle omega in ferro zincato appoggiate o annegate nel terreno.


Il cemento
Alle pavimentazioni esterne in cemento (calcestruzzo o conglomerato cementizio) appartengono le tipologie costituite da una gettata di calcestruzzo armato con rete elettrosaldata e cemento stampato in colata e quelle  da elementi prefabbricati in cemento autobloccante, lastre in calcestruzzo, piastrelle in cemento.  Le pavimentazioni continue in cemento realizzate in opera possono essere colorate con additivi a base di ossidi e quarzo o con cromofibre da inserire negli ultimi 8 cm sui complessivi 15 cm della gettata; oppure trattate superficialmente per ottenere una finitura bocciardata o puntinata.  La posa in opera varia a seconda del tipo di finitura prevista, ma in generale, sul terreno preventivamente compattato viene sovrapposto uno strato di circa 20-40 cm di massicciata di pietrisco, sopra il quale viene steso un letto di 10 cm di ghiaia fine e una rete elettrosaldata su cui viene effettuata la colata di calcestruzzo, lasciando a passo costante un opportuno giunto di dilatazione.
Gli agglomerati e i conglomerati sono elementi prefabbricati in fogge e pezzature diverse in cui lo strato di usura è costituito da inerti triturati ( porfidi, quarzi, graniti, ecc),  impastati con calcestruzzo ad alta resistenza. Il dosaggio dei componenti, la loro qualità e la relativa granulometria è alla base della compattezza e della resistenza, ma anche della resa cromatica. Il componente essenziale è il calcestruzzo vibrocompresso, in forme tali da rendere gli elementi autobloccanti. La resistenza meccanica insieme all'antigelività, sono le caratteristiche peculiari del prodotto, che grazie ai trattamenti superficiali raggiunge anche un'ottima  resistenza all'abrasione e allo scivolamento, oltre alle qualità estetiche. La posa in opera varia in relazione all'uso; sul terreno preventivamente compattato viene sovrapposto uno strato di circa 20-40 cm di drenaggio di ghiaia a pezzatura diversificata, successivamente viene steso un letto di 5-10 cm di sabbia o di malta sul quale sono appoggiati e battuti i blocchetti, con spessore variabile tra i 4 e i 10 cm.


Tratto da "Elementi di arredo urbano"; supplemento di AREA n. 66, Federico Motta Editore