europarlamento24 – Approvata dal Parlamento europeo la risoluzione che appoggia la strategia della Commissione europea su rinnovabili e CO2, fermo restando il ruolo delle fonti fossili e del nucleare.

La politica Ue su energia e clima non può rimanere fossilizzata sul 2020: come sarà il mix delle fonti nei decenni successivi? Quali strategie adotterà Bruxelles per ridurre stabilmente le emissioni inquinanti?

Per dare una prima risposta a queste domande il Parlamento europeo ha votato (337 favorevoli, 195 contrari, 37 astenuti) una risoluzione che appoggia la Roadmap 2050 della Commissione europea.

«Dobbiamo creare un equilibrio tra energia e ambiente», ha spiegato la relatrice del provvedimento, la greca Niki Tzavela. Campo libero, quindi, all'agenda per "decarbonizzare" il Vecchio Continente, con obiettivi per le fonti rinnovabili, l'efficienza energetica e la CO2, cercando di tracciare un quadro normativo "ambizioso e stabile", come si legge nel testo votato dagli euro deputati.

Verso il mercato unico dell'energia
Tale quadro dovrebbe includere innanzi tutto i progetti per nuove infrastrutture (elettrodotti e gasdotti), creando un mercato unico dell'energia a livello continentale. Precedentemente il Parlamento europeo aveva varato il regolamento che velocizza l'approvazione dei progetti d'interesse comune nel settore energetico, con quattro anni al massimo per ottenere i permessi.

Il mercato unico, secondo Bruxelles, è indispensabile per aumentare la concorrenza tra operatori elettrici e del gas, ridurre le bollette pagate da famiglie e imprese, abbattere i colli di bottiglia transfrontalieri sulle reti esistenti.

«Ci sono differenze abissali sul prezzo dell'energia - ha dichiarato Oreste Rossi, membro della commissione Ambiente -. Ad esempio, per un'impresa italiana il costo dell'elettricità è superiore del 130% rispetto a quello che pagherebbe un'industria francese o polacca, dell'80% se confrontato con quanto spenderebbe la stessa industria in Germania».

Riqualificazione edifici e rinnovabili
I deputati ritengono che l'Europa dovrà sfruttare tutte le tecnologie per raggiungere gli obiettivi climatici dei prossimi decenni (abbattere fino al 95% le emissioni nocive nel 2050, in confronto al 1990): non solo le rinnovabili, ma anche la cattura della CO2 e il nucleare.
La risoluzione contiene diverse raccomandazioni; per quanto riguarda le misure di efficienza, gli eurodeputati suggeriscono di ridurre «il consumo energetico del parco immobiliare esistente dell'80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010», attraverso la riqualificazione degli edifici.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, il testo propone una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, per «diminuire i costi delle energie alternative e assicurare che gli investimenti siano effettuati nei settori più produttivi ed efficienti, considerando le specificità di ciascuno Stato».
In altri termini: stop agli incentivi a pioggia, sostegno alle tecnologie in grado di fornire energia pulita al minor costo possibile, integrando le diverse fonti su scala europea.

Si torna qui alla necessità di potenziare le infrastrutture, per collegare per esempio parchi eolici (tra cui quelli in cantiere nel Mare del Nord), centrali idroelettriche, impianti fotovoltaici.

Il peso dei combustibili fossili
Secondo la risoluzione, si dovranno stabilizzare le forniture di energia verde intermittente, come appunto quella eolica, grazie a reti più ampie in grado di gestire domanda e offerta di elettricità tra più Paesi, oltre a sistemi di stoccaggio dell'energia tra i quali gli stessi bacini idroelettrici.
Il traguardo è soddisfare il 55% dei consumi finali di energia con le rinnovabili nel 2050 (30% nel 2030).

Il Parlamento europeo, tuttavia, «riconosce che i combustibili fossili convenzionali sono con ogni probabilità destinati a rimanere parte del sistema energetico, almeno nel corso della transizione verso un sistema a basse emissioni di carbonio».
Il gas, in particolare, «rappresenta un modo relativamente rapido ed economico per ridurre la dipendenza da altri combustibili più inquinanti», soprattutto con l'apertura del corridoio meridionale che porterà il metano dal Caspio all'Europa.

La tecnologia Ccs (Carbon capture and storage), si legge inoltre nel documento, «sviluppata in maniera economicamente efficiente, sicura e sostenibile, dovrà essere utilizzabile su scala commerciale quanto prima possibile», per mitigare l'impatto ambientale di centrali termoelettriche e industrie pesanti come acciaierie e stabilimenti petrolchimici.

Il punto di domanda nucleare
C'è poi un capitolo sull'atomo. Secondo il Parlamento europeo «alcuni Stati membri considerano ancora l'energia nucleare una fonte sicura, affidabile e a costi contenuti per la produzione di elettricità a basse emissioni di carbonio».

Tra i fermi oppositori di questa linea c'è Andrea Zanoni, anche lui membro della commissione Ambiente. «In questa relazione compare troppe volte la parola "nucleare" […] L'Unione europea deve trovare il coraggio di voltare pagina per sempre nei confronti di questa tecnologia pericolosa».

Qualche timore si ritrova in un'altra risoluzione appena approvata, centrata sui risultati degli stress test disposti da Bruxelles per la sicurezza degli impianti nucleari europei, dopo il disastro giapponese di Fukushima.
Il Parlamento europeo, recita il documento, «sottolinea che le prove di stress sono incomplete e che i rischi come il deterioramento dei materiali, gli errori umani, i difetti specifici all'interno dei recipienti dei reattori e molte altre carenze, non sono stati presi in considerazione. Evidenzia inoltre che, anche in presenza di un risultato positivo, la prova di stress non garantisce la sicurezza di una centrale nucleare».