d'Architettura
ARCHITETTURA-OGGETTO
Enzo Mari

Una conversazione con Davide Vargas

DV: Parliamo del suo progetto della possibile rappresentazione di Dio realizzato qualche anno fa in Giappone...
(a questa domanda Enzo Mari non risponde direttamente, ma svolge una lunga riflessione che costituisce il contesto ampio in cui colloca le ragioni, gli intenti, le relazioni dell'opera stessa. Disegna così il panorama in cui più in generale si colloca tutto il suo lavoro e la vena che lo ha alimentato da sempre. Nello stesso tempo mostra il proprio metodo di comprensione della realtà come punto di partenza del progetto)

EM: Siccome parliamo di Dio, devo fare una premessa. Io sono laico, conosco sommariamente la cultura cattolica, tuttavia il problema di Dio mi interessa... è il problema dell'essere.
   Inoltre sono molto curioso... di tutto e in particolare della scienza, leggo da sempre articoli scientifici... Per esempio ho letto di recente un articolo molto interessante sulle cellule che contengono in sé la previsione della propria morte... E' questa prospettiva della MORTE che ha consentito la ricchezza della VITA.
   Cerco di capire cosa è il mondo... perché siamo qui... le domande centrali della filosofia.
   Da un lato abbiamo il folclore delle diverse religioni che, in sostanza, parla sempre della stessa cosa... Dall'altro c'è il pensiero laico che dovrebbe essere ritenuto, almeno parzialmente, la vera religione moderna perché i suoi dettami etici, gli stessi delle religioni folcloriche, non ricevono premi ultraterreni... non credo che ci sia una sopravvivenza individuale, però rifletto su alcuni misteri destinati a restare per sempre incomprensibili...
   Uno è il concetto di INFINITO... la sua ineluttabile evidenza è spaventosa.
   Un altro è il concetto del NULLA, che non è la mancanza di spazio, è il NON E'... la fisica ci dimostra che al di là dell'universo in espansione, non esiste alcuno spazio, tempo, alcunché... un altro concetto spaventoso.
   La stessa idea di Dio non può prescindere da questi due concetti... Le religioni folcloriche non possono che proporne l'allegoria.
   Non sono un teologo... Questa premessa, consapevolmente ingenua, è solo per definire il terreno su cui ci muoviamo...
(accende il sigaro e lascia cadere il fiammifero nel piccolo posacenere sulla scrivania)
   Una ventina di anni fa ero in Giappone... città enormi però con una natura prevalentemente incontaminata... foreste, colline piene di alberi, il costruito si vede solo vicino alle città. Girando in una foresta scopro una chiesa scintoista. Ancora adesso so poco dello scintoismo, so che è una religione panteista. Questa chiesa, fatta di legno, come molte altre... con canoni formali diversi ma sostanzialmente corrispondenti alle nostre chiese... una chiesa: un interno, un luogo dove una comunità può entrare, fare le offerte, una sorta di altare maggiore rivolto all'ingresso.
   Appena fuori dall'ingresso c'è un grande sasso morenico della dimensione di due o tre metri di diametro e un albero di mille anni, una specie di conifera... anticamente c'era anche un cavallo, poi al posto del cavallo vivo un cavallo di pietra, e dopo più nulla.
   Sull'altare l'immagine del Dio... ma l'immagine del Dio è uno specchio di bronzo del diametro di venti, trenta centimetri rivolto verso l'esterno. Nello specchio si riflette il cielo, la natura, la pietra, l'albero, il cavallo... Dio è ciò che si vede nello specchio.
   Tutta la nostra cultura estetica nasce dalla rappresentazione di Dio e della sua casa, alcune religioni consentono di rappresentarlo, tutto il filone greco romano cattolico, altre religioni invece ne rifiutano la rappresentazione... e la qualità formale delle loro rappresentazioni ne risente con evidenza. Le rappresentazioni di Fidia piuttosto che di Michelangelo, piuttosto che di un artista egiziano le conosciamo, ebbene quella che ho visto in Giappone mi è sembrata la rappresentazione più coerente di Dio... anche da un punto di vista folcrorico... ne è la rappresentazione più alta...