tartu museo
Il fronte esposto a nord

Elementi che colpiscono del progetto per il Museo Nazionale Estone, realizzato dallo studio DGT, sono i connotati geometrici dell’edificio, lo sbalzo dell’ingresso, maestoso di notte, illuminato, e la sensibilità con cui l’edificio è entrato in relazione con il paesaggio e la storia locale. Tartu, seconda a Tallin per popolazione e importanza economica, è il centro culturale e scientifico dell’Estonia; ospita oltre 100.000 mila studenti di tutta Europa ed è il cuore pulsante della vita universitaria a confine con l’ex Unione Sovietica. Il centro storico, il campus e, da settembre 2016, l’area del Museo Nazionale sono i nuovi focus di interesse della collettività, manifestazioni della volontà di far conoscere una storia culturale unica. Nel 2005 era stato bandito un concorso per riedificare il museo di storia nazionale. Si manifesta la forte volontà di dare un senso compiuto e tangibile all’identità nazionale, tanto frastagliata dall’intreccio complesso delle dominazioni succedutesi (tedesca, scandinava, sovietica). L’obiettivo del bando era quello di offrire alla popolazione un involucro che concretizzasse il rinnovato senso culturale della nazione, uno scrigno della cultura materiale per i Paesi ugro finnici.

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Lo studio DGT - Dan Dorell, Lina Ghotmeh, Tsuyoshi Tane, si aggiudica la progettazione del museo e, in seguito a un processo di intermediazione durato un decennio, nel 2016 assiste alla sua realizzazione. Il sito è unico: a 180 km da Tallin, poco distante dal centro di Tartu, nei pressi di una ex zona militare prima invalicabile. Lo studio parigino ha interpretato il bando di concorso in modo personale e, invece di localizzare il nuovo edificio sul sito proposto, demolendo le preesistenze, ha scelto di staccarsi dai limiti posti dal bando per riappropriarsi di una ex base militare sovietica vicina. L’idea è risultata vincente. Dal campo di aviazione decolla la nuova struttura che, seguendo il tracciato della pista di atterraggio, ne prosegue lo slancio inserendosi nella medesima ampiezza e configurandosi come il suo proseguimento ideale. La nuova pista di decollo per la storia futura diventa l’elemento simbolico del rinnovamento culturale estone.

La copertura, che aggetta dalla struttura principale, viene percepita come un movimento verso l’alto e in avanti che si presenta al visitatore con tutta la sua potenza. L’elemento triangolare, a sbalzo rispetto alla parete laterale a cui si vincola, lascia l’estremo libero in aggetto come un richiamo al visitatore che si sente accompagnato verso un ingresso tanto leggero quanto imponente. L’architettura si inserisce in un luogo fortemente carico di significato; l’edificio assorbe le preesistenze diventandone implementazione positiva verso lo sviluppo futuro. La compenetrazione paesaggistica è attuata nel rispetto del corso d’acqua esistente, nel piano interrato il nuovo volume si interrompe per lasciar fluire l’acqua, e rimane in dialogo con la natura anche nei pattern delle vetrate laterali che riprendono forme floreali. Il cuore culturale-nazionale, l’incredibile raccolta di 10.000 oggetti etnografici della permanente, fanno del museo un richiamo irresistibile. Lungo 350 e largo 76 m, l’edificio è una piastra su tre livelli che, valorizzando le differenti quote d’imposta degli accessi, sostiene e amplifica lo slancio progettuale della copertura: appoggiata sui due fronti longitudinali nord e sud e sugli ingressi, tra loro contrapposti nei lati corti, raggiunge un profondità di 40 m sopra l’ingresso A. Per apprezzare e vivere lo sbalzo in tutta la sua audacia è preferibile iniziare la visita dall’ingresso B, a est, accanto alla ex pista di atterraggio. Ai lati sono stati mantenuti gli hangar a cielo aperto per gli aerei, colline piramidali di terra che contribuiscono a enfatizzare il “vuoto” culturale dal quale ripartire. Sia l’ingresso B che il contrapposto ingresso A sono autonomi e indipendenti, separabili dal cuore espositivo. Il museo resta “una casa aperta per attività pubbliche luogo di incontro e di interazione”.

Sviluppato su tre piani – seminterrato, terreno e mezzanino – l’edificio ha una distribuzione semplice e minimale. Gli spazi interni sono divisi da setti, blocchi portanti opachi o trasparenti. Unica eccezione la foratura della piastra del piano terra con due vuoti interamente vetrati che permettono di percepire l’acqua sottostante. Lo spazio espositivo risulta flessibile, mantiene e rispetta il movimento fluido naturale riportandolo all’interno dell’edificio. L’attenzione all’irraggiamento solare si evidenzia nella distribuzione interna: a nord, sale mostre e spazi pubblici; a sud, uffici, biblioteche e aule; a est, l’ingresso B, il bookshop, la sala conferenze, il ristorante e l’area eventi; a ovest, l’ingresso A, il guardaroba e il bar caffetteria con affaccio sia all’esterno che verso la sala concerti. Al piano seminterrato, la collezione permanente di 140 mila oggetti di origine ugro finnica, al piano terra, mostre permanenti e temporanee, al mezzanino gli uffici. Come la distribuzione degli spazi, anche i prospetti, quasi interamente vetrati e rivestiti da un pattern che richiama le forme naturali, sono lineari; le facciate nord e sud hanno superfici costituite da doppia intercapedine, efficace al raggiungimento del comfort termico, acustico e luminoso. Elemento-simbolo dell’intero edificio resta l’ingresso A, collocato a una quota altimetrica superiore rispetto al parcheggio dal quale si stacca con due viali di accesso pedonali: secondo linee prospettiche differenti, i percorsi introducono al riconoscibile aggetto della copertura, profondo 40 m. È un nuovo codice visivo che si pone come distacco dalle preesistenze, ma proprio attraverso queste ultime prende e amplifica la propria forza.

LO SBALZO CHE SEGNA L’INGRESSO
I progettisti perseguono e raggiungono la leggerezza come obiettivo strutturale ed estetico. La messa in opera di una trave a un’altezza di 14 m da terra ha permesso di creare lo sbalzo profondo quasi 40 m che caratterizza il museo.
Per ridurre lo sbalzo strutturale effettivo della metà è stata inserita una trave alta 2 m in trasversale, poggiante sulla struttura dei lati lunghi dell’edificio. La complicazione dello sbalzo lungo il fronte est nel punto libero all’estremità libero da appoggi è la deformazione sotto carico che la struttura avrebbe potuto avere. Pertanto la punta a sbalzo si risolve con un pacchetto alleggerito con uno speciale giunto di raccordo tra il pannello di finitura di acciaio inox e la griglia sottostante. La rete di acciaio è fissata su quadri metallici avvitati alla struttura portante di calcestruzzo armato. La parte superiore della copertura è costituita da una serie di griglie di acciaio inox non tinteggiate dietro alle quali, internamente, impianti e imbotte sono stati dipinti di nero. Questa scelta consente di mantenere unitaria la superficie di copertura. All’esterno come all’interno, infatti, viene percepita di colore nero, elemento che amplifica la forza progettuale dell’elemento inclinato. La copertura viene bucata per creare cortili vetrati interni nella prima parte dell’edificio, nella seconda parte lucernari. Così facendo si è reso possibile usufruire della luce naturale negli uffici, ma non nella parte espositiva, dove in alcuni casi sarebbe stato dannoso.

STRATEGIA ENERGETICO AMBIENTALE
Nell’Estonian National Museum sono conservati oggetti etnografici molto delicati, come tessuti o carta, che necessitano di temperature e umidità costanti, senza che si registrino sbalzi superiori a 1 °C. Sono archivi molto costosi in termini energetici, soprattutto in località dove la temperatura esterna varia da 30 °C nella stagione estiva e -20 °C in inverno. La progettazione di un edificio che contenesse i consumi energetici è stata una delle priorità dei progettisti; l’obiettivo è stato raggiunto con isolamenti consistenti (fino a 1 m di spessore), doppie pareti, vetrate serigrafate ed estrema cura nelle porzioni di edificio a contatto con il suolo. La muratura perimetrale del piano interrato è costituita, infatti, da un muro di contenimento isolato e da una parete dello spessore di 1 m di calcestruzzo trattato in autoclave con capacità igrotermiche in grado di assorbire l’umidità in eccesso del terreno e rilasciarla costantemente all’interno dei locali interrati, non aperti al pubblico ma visibili in parte attraverso una porzione di pavimentazione trasparente. Le parti vetrate sono con doppia intercapedine areata e superficie esterna serigrafata con un pattern in parte opaco e in parte riflettente. Il cristallo texturizzato a triplo strato presente lungo il lati nord e sud, performante dal punto di vista termico, crea un effetto di trasparenza dall’interno verso l’esterno non occludendo perciò la visuale.

Le strategie di risparmio energetico dell'involucro vetrato

Scheda progetto
Architectural design: DGT - Dorell.Ghotmeh.Tane architects
Progetto strutturale: ARUP (competition phase), EA Reng (construction phase)
Committente: Ministry of Culture of Estonia
Construction period: 2006 - September 2016
Area: 34,000 mq
Progetto facciata: RFR Engineering (competition phase)
Consulenti: Bas Smets, Herve Audibert, Michel Forgue
Management: EA Reng AS
Architetto locale: HGA
Photos: Takuji Shimmura

Arketipo 110, Sbalzi, 2017