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EXPOSURE ARCHITECTS  

Exposure Architects
Via Galimberti, 6B
24124 Bergamo
tel +39 035
4124026
fax +39 035 3691167
www.exposurearchitects.com
mail@exposurearchitects.com

Lo studio è formato da Dorit Mizrahi, israeliana, laureata al Politecnico
di Milano e Oliviero Godi, italiano, con un master in architettura alla Columbia
University di NY e laurea al Politecnico di Milano.
Dopo una collaborazione
con Pierce & Allen a New York, con Zaha Hadid a Londra e alla Obayashi
Corporation in Giappone, hanno fondato il loro studio, prima a Madrid, con un
architetto locale, e dal 2000 da soli in Italia . Da questa data hanno
cominciato ad operare sia in Italia ma soprattutto all'estero, in particolare in
Thailandia, Argentina e Israele.  La loro produzione spazia dal campo
dell'architettura civile all'industrial design, dalle Corporate Images alle
sculture industriali. Nel 2006 sono stati premiati come finalisti per la
Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana e hanno rappresentato, con altri
giovani architetti, l'architettura italiana alla Biennale d'Arte e Architettura
di Brasilia.
Alcuni loro lavori, come l'Octospider, una mensa aziendale in
Thailandia, vengono considerati delle icone della nuova architettura mondiale e
sono stati pubblicati sulle riviste di tutto il mondo. E' di questi giorni la
pubblicazione di una antologia inglese che descrive l'evoluzione
dell'architettura contemporanea dal 1988 al 2008 e che include i migliori
architetti mondiali tra cui Exposure Architects.
Considerati dai critici
d'architettura italiani e stranieri tra i migliori dieci giovani architetti
italiani e inseriti nel 2007 nei "Top Young European Architects", entrambi sono
estremamente concettuali e con una propensione estetica acquisita nelle varie
esperienze di lavoro in Italia e all'estero.
In ogni loro progetto cercano di
portare alla luce, di esporre -da qui il nome dello studio- situazioni, eventi e
relazioni nascoste nel progetto stesso, innescando una reazione nell'utente
degli spazi disegnati, offrendo quindi degli strumenti di interpretazione
piuttosto che delle soluzioni precostituite, chiedendo alla gente di essere
attori oltre che spettatori.
Lo scopo infatti è proprio quello di avere il
massimo di "attori" che interagiscano con il progetto.
Il punto di partenza è
una investigazione esaustiva dei programmi richiesti. Programmi che vengono
smontati, manipolati e poi ricostruiti in una serie di nuove relazioni.
Solo
dopo arrivano le forme e i materiali, che devono essere coerenti con il concetto
iniziale, provocando quindi l'accadere degli eventi, e permettendo il dialogo
con il contesto -sociale, storico e naturale- in cui il progetto viene
inserito.