A Torino, in corso Ferrucci, all'interno del complesso che un tempo ospitava la ex sede Fiat Engineering situata nell’area Spina 2, si trovano oggi le nuove strutture del Politecnico, le OGR, il grattacielo Intesa, la stazione di Porta Susa, l’area ex-Westinghouse. I fronti del palazzo completato nei primi anni Ottanta da Ludovico Quaroni e dallo Studio Passatelli sono caratterizzati da vetrate specchianti, dal bruno dei pannelli metallici e, soprattutto, dagli imponenti pilastri arancioni.
“Il tema importante di questo progetto è il forte legame tra la riprogettazione degli interni e la precisa connotazione preesistente” hanno spiegato i DAP studio, Elena Sacco e Paolo Danelli.
Il nuovo headquarters di GFT Italia al 4° piano pensato dalla firma milanese parte da questo richiamo identitario forte, valorizzando, attraverso il recupero dei pilastri arancioni e delle tubature a vista, il racconto di un passato che si fonde con le nuove esigenze lavorative post-industriali. Un passato che s’intreccia a un futuro che spalanca le porte al digitale, tema su cui il programma architettonico è intervenuto lavorando con l’immaterialità e ritmando con precisione e delicatezza colori, superfici e distribuzione spaziale.
L’alterazione percettiva degli spazi operata da DAP studio inizia dall’ingresso, una soglia intermedia tra esterno e interno caratterizzata da un’ampia vetrata su telaio in legno. Oltre lo spazio dell’accoglienza, il paesaggio del grande open-space (800 mq) è ripensato attraverso l’inserimento di nuovi volumi cilindrici di grandezze e funzioni diverse che trasformano radicalmente la percezione degli spazi e convogliano in maniera fluida i percorsi interni.
È un’area di intermediazione tra l’ingresso e le postazioni operative: se i pilastri arancioni con le tubature a vista raccontano il passato del palazzo, proiettandolo all’interno anche grazie alle ampie finestrature, i nuovi volumi con la loro superficie astratta raccontano il futuro dell’azienda informatica che, a ogni sede realizzata da DAP studio (a Torino, Milano, Padova e Firenze), ha il coraggio di assumere la sfida lanciata dagli architetti. Architettonicamente neutri, i cinque cilindri (per la pausa, la privacy, i meeting e altri servizi) sono rivestiti internamente in legno, mentre il bianco all’esterno è realizzato con carte viniliche texturizzate che creano una nervatura in grado di far vibrare le superfici reagendo alla luce.
Più oltre, lo spazio di lavoro assume una conformazione più classica composta dalla grande permeabilità visiva, ritmata da colonne, sale riunioni, uffici e locali di servizio. La grande pulizia formale del progetto è il risultato di una cura attenta del dettaglio. Molti elementi sono stati realizzati su disegno e hanno richiesto un meticoloso approfondimento progettuale, in particolare per quanto riguarda la realizzazione dei volumi cilindrici: le porte e le superfici vetrate curve incluse nei volumi, i rivestimenti interni in legno scanditi dalle nervature verticali, gli elementi di arredo integrati nelle pareti. I colori dominanti sono il nero, l’arancione e il bianco, in perfetta armonia con i fronti e gli assi distributivi interni dell’edificio, e si ritrovano nelle moquette, nei pavimenti vinilici e nelle tappezzerie, mentre il legno naturale dei grandi cilindri è un rovere.
Con questa realizzazione DAP studio anticipa alcune riflessioni, in accordo con la committenza, per reinterpretare l’ufficio in epoca post-covid in altre sedi del gruppo. Tra mini-postazioni di lavoro, ampi spazi e l’elaborazione di un layout progettuale all’insegna delle nuove ‘clubhouse’ americane, in cui la sede di lavoro si trasforma, anche concettualmente, diventando punto di ritrovo periodico in cui confrontarsi informalmente e innescare processi creativi comuni, alimentando il senso di appartenenza in nuovi locali in cui la flessibilità spaziale e funzionale diventa elemento di sicurezza e tranquillità.