Testo a cura di Alessandra Coppa

FESTA DELL'ARCHITETTURA
Fino al 7 luglio 2007
Milano
   Testo a cura di Alessandra Coppa

Riflettori puntati sulla Triennale, dove tra maggio e giugno andrà in scena la quarta edizione della Festa per l'architettura, iniziativa coordinata da Fulvio Irace e dedicata ai più vari aspetti della cultura del progetto. La manifestazione offrirà numerose occasioni di interesse per tutti: mostre, convegni, dibattiti, ma anche visite guidate, open days, cinema e attualità.

Siamo ormai alla quarta edizione della Festa dell'Architettura da lei coordinata tra maggio e giugno, si può già tirare un bilancio?
L'anno scorso la Festa dell'architettura ruotava attorno alla mostra principale Good News che ha riportato all'attenzione della Triennale per eventi di grande impatto comunicativo. Quindi mostre che parlino di architettura utilizzando anche altri media come per esempio l'arte la fotografia e il cinema sia per coinvolgere un pubblico più vasto, sia per restituire un'immagine più realisticamente rispondente a quello che è l'architettura oggi. Ovvero non più solo un'attività intellettuale e professionale svincolata dal resto ma una disciplina strettamente intrecciata sia dal punto di vista culturale sia visuale con tutto ciò che c'è attorno, come dimostra anche la tanto chiacchierata e deprecata mediatizzazione dell'architettura. Questo format che noi abbiamo consolidato l'anno scorso di una Festa che dura circa tre mesi e che comprende esposizioni, dibattuti e lectures e altre manifestazioni aggregate come per esempio la rassegna cinema e architettura, un format che ha dato molte soddisfazioni e che ha avuto molta rispondenza adesione da parte del pubblico, è certamente un modello che non tenteremo a riprodurre anche nella prossima festa dell'architettura.

Qual è il tema sul quale è incentrata quest'anno?
L'evento centrale di questa Festa sarà la grande mostra di Renzo Piano Building Workshop, Città visibili che coincide con i trent'anni del Beaubourg econ con i settantenni che compirà Renzo Piano il 14 settembre (infatti la mostra si concluderà proprio in quella data,  e ha inizio il 22 maggio).
L'altra mostra evento alla quale stiamo lavorando è Una città possibile. Architettura di Ivan Leonidov curata da Maurizio Merigi, risultato di una collaborazione con l'ambito di ricerca universitario e museale che coinvolge Mosca Delft, la Germania e il Politecnico di Milano. Poi c'è un terza mostra che sarà organizzata da Balducci che noi ospitiamo ma è sponsorizzata e prodotta dalla Provincia intitolata Città di Città, di taglio territoriale, incentrata sui rapporti tra Milano e l'hinterland. Si tratta di un'analisi della città vista nella sua proiezione territoriale, come risultato di tante città.

Quali sono i principali convegni, eventi...
Poi abbiamo  una serie di convegni e di presentazioni che vanno dal numero speciale di "Abitare" sulle città che quest'anno è dedicato a Istanbul a cui seguirà tra fine maggio e inizi di giugno una rassegna di cinema turco e la presentazione del numero di "AD" di maggio curato da Prestinenza Pugliesi sull'architettuira italiana seguita da un dibattito, mentre la mostra su Leonidov si concluderà con un convegno internazionale sulla sua opera, sul costruttivismo russo e i rapporti con la città. Poi ci sono varie presentazioni di libri.

Sarà dunque molto incentrata sul tema della città, questa scelta si lega intenzionalmente alla scorsa Biennale di Venezia?
Non c'è nessun legame nel senso che ci occupiamo di città, ma da un altro punto di vista. Ci interessa dare un contributo al dibattito sulla città ma lo facciamo in direzione opposta. Nel senso che le tematizzazioni della Biennale rientrano in una logica completamente diversa da quella dell'idea di una continuità che è invee prerogativa della Triennale. E' vero la Biennale fa una esposizione ogni due anni, la Triennale la fa ogni tre (la prossima, la ventunesima sarà nell'autunno 2008), tuttavia a partire dalla direzione di Augusto Morelli l'idea è stata quella di instaurare una programmazione di mostre e di eventi continua e gestita da un comitato scientifico.

Torniamo alla mostra di Renzo Piano, perché si intitola Città visibili, un titolo che rievoca Calvino? Come si relaziona l'architettura di Piano alla città?
Calvino c'entra poco, se non per rendere omaggio alla memoria di uno degli artisti che più hanno influenzato la sensibilità di Piano. La mostra ha invece l'intento di sottolineare la straordinaria valenza urbana dell'architettura di Piano, proponendo di leggere la feconda produzione di più di quarant'anni di lavoro sullo sfondo delle trasformazioni urbane.
In tutti i suoi edifici è infatti possibile leggere un'anticipazione del concetto relativo alla trasformazione della città industriale alla città postindustriale. Il Beaubourg ad esempio è un edificio inaugurale del concetto di informatizzazione dell'archittetura, è un edificio molto più epocale di quanto non lo sia il Guggenheim di Bilbao di Gehry , straordinario dal punto di vista formale, ma non innovativo dal punto di vista tipologico, né museale. La vera rifondazione del concetto di museo come centro performativo è stato appunto il Beaubourg di Rogers e di Piano che ha stabilito un nuovo paradigma di come si possa o si debba concepire un'istituzione culturale nell'era postmoderna.
Allora non si chiamava ancora così ma era già l'era post industriale. Tant'è vero che dietro al  Beaubour si può leggere tutta la rivoluzione informatica che era stata preconizzata dagli Archigram in una maniera visionaria ma che è risultata praticamente l'unica prospettiva realistica attraverso la sua visionarietà di quella che sarebbe diventata la società. Questo edificio di Piano contiene tutti concetti della città plug in della working city informatica che gli Archigram avevano immaginato desumendolo da una tecnologia che allora era altamente sperimentale e limitata come quella dei computer della Nasa. Il concetto della plug in city è esattamente il concetto della rete, in ogni parte del mondo c'è una rete energetica dove  metto la mia vita spina lì c'è l'energia, la vita e l'associazione.

Il Beaubourg si può dunque leggere anche come un enorme macchina urbana?
Certi, si può leggere come un'opera tecnologica  ma anche come un principio di urbanità, creare un'architettura che include lo spazio urbano dentro di sé. Lo stesso Piano lo ha definito altre volte come un villaggio in verticale, come un sistema di piazze in verticale. La proposta della mostra  è quella di leggere l'architettura di Piano come quella che ha maggiormente anticipato  questa idea della trasformazione della città da industriale a postindustriale: inglobare dentro di sé la qualità dello spazio urbano che in qualche misura va disegnato rispetto alle tipologie tradizionali.

Com'è stato possibile rileggere anche gli altri edifici di Piano in chiave urbana?
Per esempio il Lingotto è stato l'avvio della deindustrializzazione dell'Italia, ovvero il passaggio dall'industria pesante all'industria informatica ed è stata la prima fabbrica che ha inaugurato l'agenda italiana delle dismissioni dopo è venuta la Bicocca. E' stato un edificio che anche attraverso il progetto della sua riconversione ha anticipato un tema che tutti ricociamo fondamentale per la trasformazione della grandi città: come le aree recluse delle aree industriali diventino parte di città, vengano trasformate in tessuto urbano. Analogamente la Banca Popolare di Lodi, anche quella era una ex area dimessa. Allora in tutti i progetti di Piano da Lodi al Museo di Atlanta al Palazzo del Sole24Ore che non esponiamo soprattutto attraverso i suoi schizzi relativi alla pianta e alla sezione trasversale degli edifici facciamo vedere come il tema fondamentale che Piano affronta è quello di creare una continuità del percorso in quota, un disegno di una quota urbana che include strade piazze slarghi ecc portandoli dentro all'edificio. Il tema sul quale vogliamo focalizzarci è questo: oltre ai contenuti estetici e tecnologici, l'urbanità delle città è resa visibile attraverso i progetti di Piano.

Questo modo di leggere il progetto in chiave urbana è applicato anche nella mostra  Leonidov?
Sono stati scelti per la mostra progetti degli anni Venti completamente avulsi dalla città e mai realizzati. Utilizzando la tecnica che usano gli uffici tecnici comunali di Mosca per analizzare l'impatto ambientale degli edifici, i curatori hanno provato a inserire questi edifici utopici all'interno della città di oggi. Gli edifici sono poi stati ripresi da una rete di punti di vista attraverso realtà virtuale. Ne risultano dei grandi diorami dove si vedono questi edifici ambientati esattamente nel punto dove li aveva pensati Leonidov, un immagine inedita dove si vede l'impatto sulla città di come sarebbe stato oggi se questi edifici fossero stati realmente costruiti. Il tema dunque è quello di prendere un caso storico trasferendolo dalla visionarietà alla possibilità.

CALENDARIO

_mostre

ViviMi Città di Città
15 maggio - 1° luglio
Curva piano terra

Una mostra evento promossa dalla Provincia di Milano nell'ambito del progetto strategico città di città: la costruzione di una visione del futuro della metropoli milanese fondata sulla ricerca di una migliore qualità della vita dei cittadini e attrattiva  nelle reti globali. La città di città. Paesaggi e abitanti della metropoli futura, mette in scena la metropoli milanese, i suoi abitanti, guardando al futuro e immaginando scenari possibili di cambiamento. La mostra sarà corredata da una serie di iniziative collaterali che avranno luogo in Triennale nell'ambito della Festa per l'Architettura 2007.

La mostra e promossa e realizzata da:
Provincia di Milano (assessorato al progetto speciale Piano Strategico e assessorato provincia di Monza e Brianza);
Comune di Milano
Triennale di Milano
Cciaa di Milano con la ricerca promossa da Aldo Bonomi

Renzo Piano Building Workshop. Le città visibili
22 maggio -  16 settembre
Cubo primo piano

La Triennale di Milano presenta "Renzo Piano Building Workshop. Le città visibili" una grande mostra monografica sull'opera di Renzo Piano che aprirà la Festa per l'Architettura - IV edizione.
Il sottotitolo della mostra è ispirato dall'opera di Italo Calvino, uno degli autori che più hanno influenzato la sensibilità dell'architetto.
La straordinaria valenza urbana della sua architettura è proposta attraverso disegni originali, progetti e modelli che documentano la produzione di più di quarant'anni di attività, sullo sfondo delle trasformazioni che hanno segnato il passaggio dalla città industriale del XX a quella post-industriale del XXI secolo.
I progetti di Renzo Piano possono essere letti come un tentativo di riprendere e rilanciare la tradizione umanistica della città europea, ridiscutendone i principi insediativi nell'ambito della cultura contemporanea.
Dal prototipo parigino del Beaubourg alla riconversione torinese del Lingotto, dalla Cité Internationale di Lione al porto di Genova, alla berlinese Potsdamerplatz, Renzo Piano ha lavorato alla trasformazione del vecchio modello di città industriale in quello di città dell'informazione e della cultura. Gli esperimenti sulle brown areas di Milano e di Sesto San Giovanni, di Lione e di Parigi, di Harlem a New York, etc. mostrano invece il passaggio dalla città della produzione a quella degli scambi.
La città di Piano propone un'idea di spazi multifunzionali che traducono l'irrequietezza della contemporaneità attraverso l'esaltazione della complessità, della trasparenza e della permeabilità.
Il lavoro su una tipologia architettonica consolidata, come il grattacielo, ridefinisce i rapporti tra pubblico e privato, come dimostrano i casi del New York Times e della London Bridge Tower.
I progetti di Piano agiscono sulla stratificazione e sull'addizione per ricreare la complessità del contemporaneo. A questo si aggiunge l'attenzione all'uso del verde che dimostra l'importanza riconosciuta all'elemento naturale nell'ambito progettuale.
A Milano come a New York o a Genova o a Roma, le tracce del passato non sono rimosse ma reintegrate, utilizzando l'ideale della leggerezza come ipotesi progettuale.
Le città visibili lancia dunque un'interpretazione dell'opera di Renzo Piano imperniata sulla centralità della visione urbana attraverso i progetti, raccolti in alcuni nuclei fondamentali: la città delle arti, la città della musica, la città delle acque, le città d'affezione (Parigi, New York, Genova, Milano).

A cura di Fulvio Irace
Progetto dell'allestimento: Renzo Piano Building Workshop con Franco Origoni

Architettura di Ivan Leonidov. Una città possibile
31 maggio - 7 luglio
Curva piano terra

L'architettura di Ivan Leonidov è stata fin dagli anni '20 apprezzata, e criticata, per la sua vena visionaria e per le sue originali qualità  formali. Per ciascuno dei temi affrontati  da Leonidov ha  di volta in volta prodotto proposte e forme affabulanti, tendenti a prefigurare oltre che a una soluzione  per l'occasione specifica, soprattutto idee per lo sviluppo dell'architettura di una nuova città-quel nuovo habitat umano che avrebbe dovuto sorgere dalla rivoluzione di valori dell'Ottobre. Rimasta pressoché tutta sulla carta, la sua architettura ha avuto nonostante un immediato riconoscimento anche internazionale, una notevole fortuna solo in questi ultimi a decenni- non solo per rivalutazione critica ma soprattutto per l'influenza esercitata  dalle forme delle sue architetture su tante realizzazioni contemporanee.
Sorgono così una serie di domande: quella visione anticipatrice della città  futura del maestro russo- esplicitata attraverso la trattazione quasi sistematica di tutti i principali temi edilizi della città contemporanea- si riferisce forse alla nostra città contemporanea? E' quella visione trasmessa dalle forme della sua architettura  ormai esausta o potrebbe ancora alimentare nuove città?
Da qui la mostra si orienta su una doppia prospettiva: da una parte un'indagine volta a verificare attraverso la contestualizzazione delle opere  nella Mosca contemporanea il rapporto tra le forme dell'architettura e la trasformazione  del paesaggio urbano; dall'altra un'indagine volta a chiarire i meccanismi  compositivi dei suoi progetti attraverso la verifica  rispetto ad alcune problematiche specifiche dell'architettura, quali il rapporto con la costruzione, con il programma di attività nonché con la forma dell'insediamento e con l'opera realizzata.    

Comitato Organizzativo
Maurizio Meriggi, Politecnico di Milano
Oleg Adamov, Istituto di Architettura di Mosca- MARKhl
Elena Nikulina, Mosproek2- Laboratorio 20
Robert Nottrot, TU-Delft

Coordinamento: Maurizio Meriggi
Curatori: Otaka Macel, Maurizio Meriggi, Dietrich Schmdt, Jurij Volcok

_eventi

Cinema e architettura
Un appuntamento dedicato ai modi in cui il cinema ha lavorato sulla città, di volta in volta rappresentandola o inventando spazi urbani inediti
18 giugno - La sposa turca, di Fatih Akin
19 giugno - Il bagno turco, di Ferzan Ozpetek
20 giugno - Crossing the bridge, di Fatih Akin

_convegni

Slow Architecture: istruzioni per l'uso
20 giugno Triennale lab ore 18.30
A cura di: Enrico Frigerio, ( Frigerio Design Group, Genova-Milano)
Interverranno: Gianni Scudo (presidente del corso di laurea in Architettura Ambientale - dipartimento BEST Facoltà di Architettura e Socità, Milano)
Armando Besio  (giornalista la Repubblica)

_incontri

Presentazione libro: "Giovanni Michelucci (1891-1991)"
5 giugno, Triennale lab ore 18.30
Autori: Claudia Conforti, Roberto Dulio, Marzia Marandola. Electa
Interverranno: Claudia Conforti, Fulvio Irace, Gillo Dorfles

Presentazione libro: "Arup Ingegneria multidisciplinare.Il Palasport di Torino"
7 giugno Triennale lab ore 18.00
A cura di: Gabriele del Mese e Maurizio Teora. Motta Architettura
Interverranno:Gabriele del Mese (amministratore delegato Arup), Maurizio Teora (direttore Arup), Andrea Maffei (Arata Isozaki Associates Co. Ltd), Marco Casamonti (direttore Area)

Presentazione volume: "Musei. Trasformazioni di un'istituzione dall'età moderna al contemporaneo"
12 giugno Triennale lab ore 18.30
Autori: Rosanna Pavoni, Pietro Marani. Marsilio Editori
Interverranno: Mario Botta,  Fulvio Irace, Pietro Marani, Rosanna Pavoni.

Presentazione volume: "Ghitti. Memoria del Ferro. Iron Memory"
21 giugno Triennale lab ore 18.30
Autore: Cecilia De Carli. Mazzotta editrice
Interverranno: Maria Antonietta Crippa, Cecilia De Carli, Massimo Fortis, Franca Ghitti

Presentazione del volume: "S.A". Sovremmennaja Arkhitektura.1926-1930"
22 giugno Triennale lab ore 17.00
A cura di: G. Canella e M. Meriggi. Edizioni Dedalo.
Interverranno: G. Canella, M. Meriggi, Jean Louis Cohen, Jurij P. Volcok

Presentazione volume: "Dalla casa-atelier al museo. La valorizzazione museografica dei luoghi dell'artista e del collezionista"
26 giugno Triennale lab ore 18.30
Autori: Aldo De Poli, Marco Piccinelli, Nicola Poggi. Edizioni Lybra Immagine
Interverranno: Luca Basso Peressut, Giovanni Pinna, Aldo De Poli

_appuntamenti

Open Studio
Alcuni dei più significativi studi di architettura di Milano aprono le porte al pubblico
8 e 9 giugno

Itinerari
La Fondazione dell'Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano in collaborazione con la Triennale organizza quattro itinerari:
16 giugno - Le opere di Francesco Somaini
23 giugno - Edifici milanesi in acciaio
30 giugno - Edifici milanesi in clinker
7 luglio - Edifici milanesi in vetro