Con la vincita del concorso pubblico per l’estensione del Museo di Belle Arti delle Asturie del 2007, l’architetto Mangado ha avuto la possibilità di progettare e realizzare la sede della terza pinacoteca della Spagna che oggi vanta una collezione ricca di quasi 15.000 opere.
Il nuovo edificio si trova nel centro storico di Oviedo, sulla centrale piazza della cattedrale. Il museo originariamente occupava gli spazi del settecentesco Palazzo Velarde e della Casa Oviedo-Portal risalente al 1660, ma dopo un’importante donazione di opere d’arte da parte di un finanziere asturiano, l’Amministrazione comunale tra il 1997 e il 2002 ha acquistato cinque edifici dello stesso isolato, tutti costruiti in epoche diverse con spazi angusti senza ventilazione, non certo adatti a ospitare le nuove collezioni. Il bando di concorso chiedeva di progettare una nuova identità per il museo che fosse rispettosa della storia della città, caratterizzata dallo stile preromanico asturiano e gotico, ma allo stesso tempo indipendente dalla sua architettura. L’architetto Francisco Mangado ha risposto con scelte progettuali che sottolineano il ruolo urbano dell’architettura esistente senza pregiudicare le esigenze di un museo contemporaneo. Il progettista infatti ha deciso di mantenere le cortine delle facciate più significative su calle de la Rua, ritenute importanti per la storia della città e l’immaginario collettivo degli abitanti, ma di abbattere tutti gli edifici acquistati dall’Amministrazione comunale nella parte centrale dell’isolato e di accostarsi senza interferire con gli ambienti del Palazzo Velarde e della Casa di Oviedo dove sono conservate opere d’arte realizzate prima del XX secolo.

Oggi chi visita la città, all’angolo tra la piazza Alfonso II e calle de la Rua, può intravedere il nuovo museo con le sue luminose pareti di vetro e i ripidi tetti rivestiti di zinco attraverso le nude aperture di una facciata in stile rinascimentale privata di qualsiasi funzione ma mantenuta come una quinta scenografica con lo scopo di far dialogare il passato con il presente. Appena si oltrepassano i molteplici varchi aperti del vecchio palazzo ci si ritrova in un angusto spazio a tutt’altezza in cui è chiara la volontà del progettista di far percepire la sovrapposizione delle diverse fasi costruttive attraverso una successione di strati. Il visitatore si trova compresso in un ambiente intermedio dove la spessa cortina storica, rinforzata e colorata di giallo, si riflette sulla facciata continua di acciaio e vetro serigrafato creando effetti cromatici sorprendenti che variano durante il trascorrere delle ore del giorno. Da qui un’ampia bussola vetrata invita a entrare e sulla destra una lunga scala a rampa dritta, concepita come uno spazio pubblico che duplica quello della strada esterna, consente di accedere a tutti i livelli del museo. Questo collegamento verticale assume la funzione di elemento ordinatore del progetto, uno spazio da cui è possibile allungare lo sguardo all’interno degli spazi espositivi ma da cui, attraverso finestre dalle profonde strombature, si scorge anche ciò che sta fuori - ovvero la città - e si può osservare contemporaneamente l’esistente e il nuovo.

Al piano interrato si organizzano mostre temporanee, mentre al piano terra si trova una raccolta di pittori modernisti e illuministi. Salendo la scala realizzata con alzate di metallo color bianco, pedate di rovere e parapetti di vetro stratificato illuminati da tubi fluorescenti - al primo e secondo piano - si può ammirare la pittura spagnola del XX e XXI secolo con quadri di Picasso, Mirò e Dalì, ma anche sculture, opere di grafica e fotografie. Qui lo spazio si articola in una lunga galleria e in alcune sale espositive a forma quadrangolare organizzate attorno a un ambiente centrale vuoto che si estende in verticale no al piano interrato. Dal punto di vista compositivo questo luogo funziona come un fulcro da cui, attraverso grandi aperture che favoriscono prospettive diagonali multiple è possibile percepire le complesse relazioni spaziali che si instaurano nel nuovo progetto. E questo stesso vuoto si trasforma in pozzo di luce in grado di illuminare con una luce zenitale e laterale i dipinti che ricevono, con l’integrazione della luce artificiale quando necessaria, una luce piatta e distribuita con uguale intensità su tutta la loro superficie. Con l’obiettivo di utilizzare al massimo la luce naturale, materiale che l’architetto Mangado considera fondamentale per plasmare l’architettura, la nuova copertura simula un insieme di grandi vele formate da lucernari con pareti oblique e ripide, rivestite di zinco che dialogano con le guglie della cattedrale. Questo elemento architettonico caratterizza fortemente il nuovo skyline urbano, sovrasta le architetture storiche ma sembra galleggiare sopra le pesanti cortine preesistenti, separato dalle pareti traslucide del nuovo contenitore museale.

COSTRUIRE DENTRO L’ESISTENTE
Gli spazi previsti dall’ampliamento del museo di Belle Arti delle Asturie si trovano in un nuovo contenitore di vetro, realizzato con tecniche di assemblaggio a secco, dietro la facciata in stile rinascimentale di un edificio ad angolo tra la piazza della Cattedrale e la calle de la Rua. L’involucro preesistente è stato ridotto a una pelle protettiva che custodisce la nuova costruzione ma con la sua forte presenza funziona da memoria storica del luogo per i cittadini che vivono in città. Prima di procedere alla nuova edificazione la facciata storica è stata rinforzata con una parete di calcestruzzo che ne ha duplicato lo spessore, ed è stata controventata con profili di acciaio fissati alla nuova e complessa facciata del museo. Dopo aver realizzato i lavori di scavo fino al secondo piano interrato sono stati eretti nuovi muri controterra di conglomerato cementizio armato con uno spessore di 45 cm e sopra la soletta di 30 cm è stata montatala nuova facciata continua caratterizzata da ampi elementi vetrati appesi all’intelaiatura interna e caratterizzata da profili esterni verticali di alluminio dal minimo impatto visivo. Questa particolare pelle di vetro, che appare attraverso le aperture della facciata storica private dei serramenti, è stata studiata per creare particolari effetti cromatici durante la giornata. I suoi pannelli sono infatti realizzati assemblando tre vetri di cui quelli esterni di sicurezza e quello centrale con una finitura a specchio che riflette contemporaneamente il colore giallo della parte interna della cortina preesistente e la luce di Oviedo. La nuova facciata a triplo vetro è inoltre molto performante dal punto di vista acustico (44 dB) e termico (0.8 W/mqK). Verso l’interno, ad una distanza di 2 m, è stata realizzata una controfacciata a pannelli sandwich con una finitura di legno scanalato che crea una particolare riflessione della luce.

UN TETTO SOPRAELEVATO EMERGE DALL’ARCHITETTURA STORICA PER CAPTARE LA LUCE
In questo museo il progettista ha voluto massimizzare l’apporto della luce naturale all’interno degli ambienti, una scelta sostenibile con un grande impatto sul risparmio energetico globale. Ha perciò ideato 6 grandi lucernari a forma di shed in grado di catturare la luce naturale e ridistribuirla all’interno in modo uniforme eliminando tutte le componenti luminose dannose per le opere d’arte. Ogni lucernario è rivestito di zinco ed è composto da falde inclinate opache con pannelli preassemblati di legno idrorepellente e uno strato intermedio di polistirene di 8 cm orientate a nord, sud e ovest e una falda verticale interamente vetrata orientata a est. La luce diretta captata dalla superficie vetrata percorre un lungo percorso in cui viene riflessa dalle pareti verticali che ne aumenta l’intensità ma la rende indiretta. Poiché la diffusione della luce naturale è strettamente dipendente dalle diverse posizioni del sole durante l’arco della giornata e dalle variazioni metereologiche, in fase di progetto è stato simulato l’impatto della luce naturale in modo che il dimensionamento del camino di luce consenta riflessioni multiple senza interferire direttamente con le opere d’arte. L’illuminazione naturale è integrata da quella artificiale che utilizza un sistema a led per spazi museali con l’obiettivo di enfatizzare la qualità cromatica delle opere esposte permettendone la perfetta visione senza danneggiarle. Le opere di scultura sono illuminate con luce unidirezionale ma diffusa che evita ombre portate troppo nette e produce effetti di sfumatura e di riflesso per dare il massimo risalto alla modellazione.

Scheda progetto
Progettisti: Francisco Mangado
Localizzazione: Calle Santa Ana 1-3, 33003 Oviedo. Asturias, Spain
Superficie costruita: 2.463 m2 (basement) + 8,679 m2 (upper floors) = 11,142 m2
Costo: 16.800.000 euro
Periodo di costruzione: 2009-2014
Committente: Principado de Asturias Consejería de Cultura y Turismo
Direzione lavori: Francisco Mangado
Architettura: Idoia Alonso Barberena, Luís Alves, Ricardo Ventura, Sergio Rio Tinto, Abraham Piñate, Hugo Pereira, André Guerreiro, Diogo Lacerda, Justo López García, arqs.
Ingegneria strutturale: IDOM
Illuminazione: IDOM
Quantity surveyors: Luis Pahissa, Fernando Pahissa, Alberto López Diez, Angel Garcia Garcia
Impresa: SEDES S.A.
Produttori: Knauf, Saint Gobain, Viabizzuno, Weber, Jofebar, Dynamobel, Parquets ROMAN
Premi: ECOLA Award prize. Category conversion/ renovation. February 2015. Nominated project, Premios FAD 2015. Architecture category. May 2015. Selected Project, The Plan Award 2015. Culture category. June 2015. Honorable Mention, ICONIC AWARDS 2015 “Best of Best”. Category “Architecture- Public”. June 2015, Premios Bigmat International Architecture Award 2015. June 2015 Selected Project, 2016 CIVIC TRUST AWARDS. March 2016. Shortlist of Winners, XXIII Premio ‘Asturias’ de Arquitectura. Given by Official Association of Architects of Asturias. March 2016, Architizer A+ Awards 2016. Cultural-Museum Typology Categories. April 2016. Finalist Project, Trophée Archizinc. First Award. Public building category. April 2016, Project selected within the contents of the Spanish Pavilion at the Venice Biennial XV of 2016 in the category INFILL. April 2016, Archmarathon Award 2016. Category ‘Arts & Culture’. First Prize. May 2016, RIBA Award for International Excellence. Selected Project. May 2016, International Architecture Award for 2016. Given by The Chicago Athenaeum (Museum Of Architecture And Design) and The European Centre for Architecture Art Design and Urban Studies. July 2016, RIBA Awards for International Excellence. October 2016, VII Premio Ascensores ENOR. Finalist Project. May 2017
Photos: Pedro Pegenaute

Arketipo 126, gennaio/febbraio 2019, Sopraelevazioni